Europa, ecco il programma di lavoro della Commissione. Il 2015, anno chiave per l'immigrazione
BRUXELLES - Una nuova agenda sull’immigrazione rappresenta una priorità per la Commissione Europea, da realizzare entro il 2015. Nel programma di lavoro del prossimo anno dell’esecutivo di Bruxelles, presentato oggi a Strasburgo dal presidente Jean-Claude Juncker e dal primo vice presidente Frans Timmermans, si parla esplicitamente di un’iniziativa che preveda “lo sviluppo di un nuovo approccio all’immigrazione legale che renda l’Unione Europea una destinazione attraente per i talenti e per persone qualificate”. Secondo il programma di lavoro 2015, i pilastri per migliorare la gestione dell’immigrazione verso l’Ue saranno tre: “Una maggiore cooperazione coi paesi terzi, più solidarietà e condivisione di responsabilità fra gli stati membri e una più efficace lotta alla tratta di esseri umani”.
Come si può ben intuire, la vera novità del documento di oggi dal punto di vista delle politiche riguardanti l’immigrazione non sono tanto i contenuti (di cui si sente parlare da diverso tempo), quanto il fatto che la Commissione si dia come termine il prossimo anno per fare passi avanti significativi e misurabili nell’approccio dell’Unione Europea alla gestione dei flussi migratori.
Fra le 23 iniziative che l’esecutivo Juncker ha programmato per il 2015, oltre all’agenda sull’immigrazione, c’è anche un rinnovato impegno sull’occupazione giovanile (con particolare enfasi sulla valutazione dell’impatto dello Schema Garanzia Giovani e sull’elaborazione di nuove misure per incentivare l’impiego di ragazzi e ragazze sotto i trent’anni), il completamento del processo di firma e di ratifica da parte dell’UE come entità a sé stante della Convenzione ONU sui Diritti dell’Uomo (che è stata ratificata dai singoli paesi ma non dall’Unione Europea in quanto tale), e la revisione della strategia Europa 2020 anche per quanto concerne gli obiettivi legati alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.
Oltre alle iniziative prioritarie, però, la Commissione ha individuato anche ottanta proposte di legge da ritirare perché giunte in una situazione di stallo o diventate obsolete (fra queste le più controverse sono state quelle sul ciclo dei rifiuti e quella sulla qualità dell’aria), e diverse bozze di direttive e regolamenti da rivalutare. In particolare, a far parlare parecchio è la direttiva sulla maternità, che cercava di introdurre standard minimi in materia validi per tutta Europa. Proposta dalla Commissione nel 2009, è rimasta bloccata dagli stati membri in Consiglio per una serie di veti trasversali da diversi paesi. Ora Juncker ha deciso di dare un ultimatum: o i negoziati si sbloccano in sei mesi, o la Commissione ritirerà l’attuale proposta e ne ripresenterà un’altra, probabilmente non prima del 2016.
Un approccio sbagliato, secondo il segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati, Bernadette Ségol: “Sulla maternità, invece di dire che se non si raggiunge un accordo salta tutto, la Commissione dovrebbe impegnarsi a far sì che l’accordo si raggiunga”, ha scritto in una nota. (Maurizio Molinari)