11 maggio 2015 ore: 15:07
Immigrazione

Europa, i quattro pilastri per un’immigrazione legale e di "qualità"

L’agenda della Commissione Juncker prevede misure di medio e lungo termine per la gestione dei problemi legati ai flussi. Scoraggiare l'immigrazione irregolare, incentivare quella di qualità, una politica comune di asilo, incentivare, aiutare i paesi d'origine a salvare vite
Europa

ROMA - Oltre alle azioni immediate (vedi lancio precedente), l’agenda della Commissione Juncker prevede misure di medio e lungo termine per la gestione dei problemi legati ai flussi migratori ma anche per sfruttare le opportunità che l’immigrazione offre all’economia europea. Quattro i principali pilastri individuati nel documento. Eccoli.

Ridurre gli incentivi all’immigrazione irregolare
Combattere le cause profonde che portano i disperati a partire, ma anche fare dell’immigrazione una priorità di tutta la politica estera Ue. Distaccare cosiddetti “liaison officer”, ovvero personale specializzato dell’Unione Europea in Egitto, Algeria, Marocco, Tunisia, Niger, Senegal, Sudan, Turchia, Pakistan, Libano e Giordania. Rafforzare la cooperazione coi paesi di origine e di transito dei migranti e stanziare fondi extra per combattere la povertà, la disuguaglianza, la disoccupazione e l’insicurezza in questi paesi. Trasformare l’attività dei trafficanti di uomini da un affare a basso rischio e alto guadagno in qualcosa che comporti rischi elevati e basso ritorno economico (un piano in tal senso verrà presentato a fine maggio dalla Commissione). Migliorare l’effettiva esecuzione dei rimpatri (nel 2013 solo il 39,2% delle decisioni sono poi state effettivamente portate a termine). Cambiare il mandato di Frontex per darle più potere nella gestione dei rimpatri, sempre rispettando la clausola di non respingimento e i diritti fondamentali di chi viene rimpatriato. Responsabilizzare maggiormente i paesi di origine sulla necessità di riammettere nel proprio territorio chi è immigrato in maniera illegale nell’Ue.

Anche i paesi d'origine devono salvare vite umane
Mettere a disposizione di Frontex più risorse, ma anche aumentare le capacità dei paesi di origine e di transito dei migranti per quanto riguarda le operazioni di search and rescue, ovvero di salvataggio di vite umane. Sembra quindi recepita, nell’agenda, la proposta elaborata dal ministro dell’Interno Alfano che, in un non paper presentato qualche mese fa ai suoi omologhi francese, tedesco e spagnolo nonché alla Commissione, auspicava un coinvolgimento di Egitto e Tunisia nei soccorsi in mare.

Verso una politica di asilo comune
Rafforzare il ruolo dell’Easo, l’ufficio europeo per l’asilo, che funzionerà sempre più come un hub centrale che aiuterà gli Stati membri nella gestione dei richiedenti. Ma, punto questo senz’altro più importante, attuare appieno tutte le clausole della Convenzione di Dublino (che prevede che il richiedente asilo sia preso in carico dallo Stato membro in cui arriva ma che però ha tutta una serie di clausole di discrezionalità che permetterebbero di alleviare la pressione sui paesi più esposti agli sbarchi e che quindi si ritroverebbero a gestire più domande di asilo, clausole di discrezionalità che però non sempre vengono adeguatamente utilizzate).
Nel 2016, rivedere - da parte della Commissione - come il Trattato di Dublino sta funzionando e proporre eventualmente una sua modifica. Migliorare l’identificazione dei migranti che arrivano in Europa attraverso un più sistematico prelievo delle impronte digitali ma anche con l’utilizzo di altri dati biometrici come il riconoscimento facciale, col supporto dell’Easo agli Stati membri più esposti ai flussi migratori. Elaborare linee guida per combattere gli abusi di chi chiede la protezione internazionale senza averne effettivamente diritto.

Immigrazione legale
Attrarre immigrazione di qualità (si stima che fra il 2012 e il 2025 l’Ue avrà bisogno del 23% in più di persone altamente qualificate e, nel prossimo decennio, la popolazione in età lavorativa diminuirà di 17,5 milioni di individui, dunque l’immigrazione economica non è una scelta ma una necessità). Rivedere la direttiva sulla Blue Card, un equivalente della Green Card americana che permette ai cittadini dei paesi terzi di ottenere un permesso di lavoro valido in UE e concesso prima di arrivare in Europa (la Commissione lancerà entro fine maggio una consultazione pubblica sulla revisione del sistema della Blue Card che, negli ultimi due anni, ha visto appena 16000 permessi concessi di cui 13000 concessi da un solo Stato membro). Istituire una piattaforma che coinvolga tutte le parti sociali per riflettere su come incentivare un tipo di immigrazione che sia di beneficio all’economia europea. Facilitare e rendere più veloci e sicure le rimesse degli immigrati da e verso i loro paesi di origine.

E per il lungo termine?
In conclusione, l’agenda per l’immigrazione della Commissione Juncker stabilisce quali siano gli obiettivi da perseguire nel lungo termine: creare un effettivo sistema di asilo comune a livello Ue che superi le divisioni fra gli Stati membri, istituire una guardia costiera europea e costituire una specie di sistema di collocamento lavorativo dei migranti in modo da poter garantire un incontro fra domanda e offerta di lavoro che permetta all’Europa di attrarre talenti e a chi ha le qualifiche giuste di venire a lavorare in Europa senza dover rischiare la propria vita. (Maurizio Molinari)

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