Famiglia Cristiana: raccolta firme per abolire reato di clandestinità
Roma - ''Famiglia Cristiana'' lancia, attraverso il suo sito, una raccolta di firme per abolire il reato di clandestinita'. L'iniziativa, che si ispira alle parole di Papa Francesco nella sua recente visita a Lampedusa, ha gia' raccolto importanti adesioni: mons. Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento ("Sono completamente d'accordo. Quel reato va abolito, se vogliamo mettere in pratica fino in fondo cio' che ha detto il Papa a Lampedusa"); mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo ("Prevediamo regole piu' umane per chi arriva da noi e per chi nasce in Italia"); Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl; Piero Martello, presidente del Tribunale del lavoro di Milano; don Armando Zappolini del Coordinamento Nazionale delle Comunita' di Accoglienza; Gianni Bottalico, presidente nazionale Acli; Dario Antiseri, filosofo; Paolo Borgna, magistrato. E numerosi altri.
Secondo 'Famiglia Cristiana': "Le parole del Papa a Lampedusa hanno messo a nudo l'assurdita' di una legge che offende la dignita' umana". Si tratta dell'articolo 10-bis D. Lgs. 286/98 (Testo Unico Immigrazione) cosi' modificato dall'art. 1, comma 16, Legge n. 94/09 del 15 luglio 2009, che prevede una ammenda da 5 a 10 mila euro ('reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato').
Sul punto e' intervenuto anche il Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti, del quale www.famigliacristiana.it pubblica un lungo e articolato intervento dove, tra l'altro, e' scritto: "Immaginare che la condizione di clandestinita', connessa al semplice ingresso nel territorio dello Stato senza autorizzazione, sia di per se' un reato, significa espandere in maniera eccessiva l'ambito del diritto penale, senza peraltro disporre degli strumenti applicativi. Ma significa anche sottovalutare la problematica di ordine etico sottesa alla necessita' di uomini e donne, giovani e giovanissimi, alla ricerca di una via di fuga, nella migliore ipotesi dalla miseria, quando non dalla morte".
"Il diritto penale- aggiunge Vietti- deve perseguire singoli atti criminali, non situazioni soggettive legate ad esigenze migratorie che, se anche non assurgono tutte alle condizioni legali di rifugiati o asilanti, hanno quasi sempre alle spalle condizioni di necessita'". (DIRE)