Famiglia, impresa, terzo settore: le proposte delle Acli per le elezioni 2018
ROMA – La famiglia, l’impresa, l’associazione, il comune, l’Europa, la persona, ogni persona: sono questi gli ambiti su cui mettere in sicurezza il nostro Paese per sperimentare nuove forme di politica, di economia, di relazione pubblica, ripartendo dal patto fiscale, dal welfare, dall’ampliamento della formazione e dell’istruzione. Lo afferma Roberto Rossini, Presidente nazionale delle Acli. L’organizzazione ha infatti reso noto oggi le idee per le elezioni politiche 2018. Un documento contenente 43 proposte concrete su lavoro, welfare, ambiente ed Europa, da sottoporre all’attenzione delle forze politiche in previsione delle elezioni del prossimo 4 marzo.
“Anche noi faremo la nostra parte. Come abbiamo fatto per la lotta alla povertà e per le tante campagne che in questi anni abbiamo costruito, partecipato, animato – sottolinea Rossini -. Le Acli ci sono. Noi ci siamo, e continueremo a pensare la politica a partire dai più poveri, dagli ultimi, magari – per nostra storia – con una particolare attenzione ai “penultimi”, a quelli che rischiano di impoverirsi. Per questo non sprecheremo il nostro tempo a dire qualcosa contro qualcuno o a vivere il rancore e il risentimento. Vogliamo pensare a quale Italia vogliamo, quale idea di Paese abbiamo”.
In particolare, in vista del 4 marzo, le Acli invitano le forze politiche a un confronto che possa far emergere con chiarezza quale Italia vogliono, con che progetti concreti, con che sogni, con che tempi. Inoltre, le Acli continueranno nella loro operazione di pedagogia istituzionale animando le città, le provincie, i piccoli centri del territorio italiano con incontri, dibattiti e confronti per arrivare all’appuntamento elettorale informati e consapevoli.“A tutti i nostri concittadini – conclude Rossini - chiediamo di non perdere l’occasione per esserci, per partecipare e votare. Ci sono momenti in cui esserci non è importante: è l’unica cosa che conta”.
Tra le proposte delle Acli quella di introdurre un “bonus lavoro giovanile”. Riprendendo la recente riforma del Terzo Settore che prevede l’istituzione di un social bonus (credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro in favore degli enti del Terzo Settore), “la nostra proposta chiede la rimozione del vincolo legato alle sole attività di tipo non commerciale, per le iniziative di enti e imprese del Terzo Settore che siano promosse da giovani o che ai giovani si rivolgano come destinatari”, si legge nel documento. Si chiede poi “di elaborare nuove forme contrattuali per il Terzo Settore. Molti soggetti che operano in questo settore vivono la duplice condizione di imprenditore e di lavoratore. Entrambe le posizioni meritano tutele specifiche, sostenibili e non precarie. In tante esperienze di animazione, ricreazione, produzione culturale ed artistica e sportiva, soprattutto i giovani trovano la loro intrapresa. Occorre dunque proporre forme contrattuali per attività occasionali, a progetto o di lavoro autonomo, che evitino confusioni tra ruoli volontari (si pensi anche solo ai nostri circoli)”.
Le Acli propongono, inoltre, l’adeguamento economico del Reddito di Inclusione (REI) e il miglioramento della misura attraverso un aumento del Fondo per un welfare locale più efficace. “Con l’introduzione del REI, anche l’Italia si è dotata di una misura nazionale, strutturale, contro la povertà assoluta. Si tratta di un provvedimento cruciale per il nostro Paese, ma i passi da compiere sono ancora molti, se si vuole evitare che la riforma rimanga incompiuta – scrivono -. Innanzitutto c’è un problema di risorse, ancora insufficienti per raggiungere tutta la platea di persone in povertà assoluta e per rendere la misura adeguata, sia per quanto riguarda l’importo dei contributi economici erogati ai beneficiari, sia relativamente alla disponibilità di servizi. Gli importi erogati, infatti, non consentono ai beneficiari di raggiungere la soglia di povertà (l’importo di una misura contro la povertà si determina come la distanza tra soglia di povertà e il reddito disponibile) e di soddisfare adeguatamente le proprie esigenze primarie”. Da rafforzare anche i percorsi di inclusione sociale e lavorativa, ai quali deve essere assicurato un finanziamento appropriato, anche per potenziare le competenze tecnico-professionali incaricate di gestire tali processi. In merito, si richiede una deroga al blocco delle assunzioni degli assistenti sociali.