29 luglio 2016 ore: 15:55
Economia

Famiglie straniere senza redditi, sono il doppio di quelle italiane

Rapporto “I migranti nel mercato del lavoro in Italia”. Il fenomeno riguarda il 15% dei nuclei comunitari e il 14 di extra Ue. Diminuiscono i beneficiari di sostegno al reddito tra gli stranieri. Stabili i percettori di disoccupazione ordinaria non agricola
Famiglia numerosa di immigrati, di spalle

ROMA - Tra le famiglie straniere residenti in Italia le percentuali di quelle in cui non c’è alcun percettore di reddito o pensione sono il doppio rispetto alle famiglie italiane. È quanto evidenzia la sesta edizione del Rapporto “I migranti nel mercato del lavoro in Italia” presentato oggi dalla direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Secondo il rapporto “la quota di famiglie straniere realisticamente in una condizione di forte criticità materiale, giacché prive di fonti di sostentamento economico derivanti da una qualsivoglia attività lavorativa, presente o passata che sia, è molto alta”.

Basta guardare i numeri per avere conferma delle stime. Nel 2015, infatti, le famiglie di soli cittadini stranieri senza alcun percettore di reddito o pensione da lavoro e senza componenti over65 è pari a 263.317 unità. “Si tratta del 15,5 per cento dei nuclei composti di soli cittadini comunitari e del 14,1 per cento dei nuclei composti di soli cittadini extracomunitari. Nella medesima condizione di criticità, di contro, si trova il 7,6 per cento delle famiglie italiane”. Difficoltà che spesso sono concentrate in alcune regioni. Secondo il rapporto, infatti, “il 37,7 per cento dei nuclei di cittadini stranieri in Calabria è senza alcun percettore di reddito da pensione o lavoro, a fronte del 15,4 per cento del totale dei nuclei di soli italiani, così come il 31,9 per cento delle famiglie di comunitari ed extracomunitari in Campania”.

In calo, ma sempre significativa, la quota di lavoratori extracomunitari che hanno avuto accesso a strumenti di sostegno al reddito.” Nel 2015 – spiega il rapporto - il numero di beneficiari di trattamenti di integrazione salariale ordinaria con cittadinanza in paesi extracomunitari è di 47.050 unità (in riduzione rispetto al 2015). Essi rappresentano l’11,5 per cento del totale di beneficiari. Nel caso dell’indennità di mobilità, nel 2015 i lavoratori che ne hanno usufruito sono pari a 286.873 unità, di cui 13.122 (4,6 per cento) con cittadinanza extracomunitaria. Il numero globale dei beneficiari di tale prestazione è in diminuzione rispetto al 2014, ma la percentuale dei lavoratori extracomunitari si mantiene costante”. Stabile rispetto agli anni precedenti la quota di stranieri extracomunitari  beneficiari di disoccupazione ordinaria non agricola (inclusa speciale edile), ASpI, Mini-ASpI e NASpI. Nel 2015 gli stranieri extra Ue che ne hanno beneficiato sono 314.569 pari al 13 per cento del totale dei beneficiari. Una percentuale simile a quella dei due anni precedenti: 12,9 per cento nel 2014 e 12,8 per cento nel 2013.

Significativi, tra gli stranieri, i dati che riguardano l’accesso ai servizi pubblici per l’impiego. Secondo il rapporto nel 2015 hanno dichiarano di aver avuto, nell’arco della loro vita, almeno un contatto con tali servizi circa 280 mila stranieri in cerca di lavoro (il 61,1 per cento del totale), di cui poco meno di 88 mila di provenienza Ue e circa 191mila di nazionalità extra Ue. “Tra coloro che entrano in contatto con i servizi, però, una quota rilevante ha una interazione abbastanza sistematica con i centri – spiega il rapporto -. Infatti, più di 5,5 lavoratori stranieri in cerca di lavoro su 10 si sono recati presso una struttura pubblica negli ultimi 4 mesi, un valore, questo, significativamente più alto rispetto a quanto sia osservabile nel caso dei disoccupati con cittadinanza italiana”.  Secondo il rapporto, la gran parte dell’utenza straniera in cerca di occupazione si è recata presso un Centro pubblico per l’impiego per verificare l'esistenza di opportunità lavorative (52,6 per cento), mentre una quota altrettanto rilevante lo ha fatto per ragioni di natura amministrativa ossia per confermare lo stato di disoccupazione (25,9 per cento), o per rinnovarlo (22 per cento) oppure per iscriversi (13,9 per cento). Tuttavia, solo una quota minoritaria dei lavoratori stranieri in cerca di lavoro ha beneficiato di servizi di consulenza ed orientamento e solo lo 0,4 per cento ha ricevuto un’offerta di lavoro o un’opportunità di formazione.

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