Festival del volontariato, “raccontiamo la solidarietà al tempo del terrorismo”
ROMA - “In un tempo così difficile, fatto di violenza, terrorismo, periferie e città tribolate a Lucca andiamo a raccontare quella parte di città, altrettanto invisibile, che ricuce il tessuto strappato, fatto di volontari, associazioni che rendono le città più buone e belle. Siamo convinti che la solidarietà produca bellezza”. Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato (Cnv), presenta il tema della sesta edizione del Festival Italiano del Volontariato, in programma a Lucca dal 14 al 17 aprile, “Abitare città invisibili”. L'evento è organizzato da Cnv e Fondazione Volontariato e Partecipazione.
“Abbiamo ripreso il tema dal testo di Italo Calvino del 1972 - spiega Patriarca -. Nella parte finale Marco Polo, parlando con l'imperatore, dice che si esce dall'inferno in cui si abita o con l'assuefazione o con l'attenzione e l'apprendimento continuo: 'cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio'. Il volontariato non riempie le piazze, non fa notizia, spesso arrivano pacche sulla spalla o premi, ma non c'è il riconoscimento del suo ruolo nella società di tessitura quotidiana per far sì che il paese torni a crescere, non solo per Pil o occupazione, ma nel tornare ad essere cittadini. Vogliamo fare un racconto quotidiano di questa invisibilità”. La sede quest'anno sarà Palazzo Ducale, “il volontariato sta nella città, al centro della comunità, per questo quest'anno abbiamo scelto come sede Palazzo Ducale, coinvolgendo nel senso di gratuità e donazione famiglie, anziani, bambini, con 3-400 giovani dalle scuole: il valore costitutivo della vita di comunità è la solidarietà”.
A sottolineare lo stretto legame fra benessere di una comunità e volontariato, gli organizzatori anticipano qualche dato dal report che la Fondazione presenterà al Festival, elaborato sui dati restituiti dall’Indagine sugli Aspetti della Vita Quotidiana degli Italiani (ISTAT) e della loro analisi incrociata con alcuni indicatori macroeconomici, mirati ad una migliore lettura della distribuzione territoriale della partecipazione al volontariato. Il risultato fondamentale è la stretta correlazione fra il volontariato e il tasso di occupazione e la sua stabilità, l'alto livello di studio, il benessere economico. Ciò vale a livello individuale ma anche di società locale. “La gratuità è espressione di una società che sta bene” commenta il presidente del Cnv. “Le diverse forme di partecipazione non appaiono alternative o compensative all’interno dei diversi contesti, ma anzi tendono a sostenersi e incentivarsi reciprocamente. Confermando così di essere solo strade diverse di un fenomeno che ha radice simile, se non identica, nella tradizione, nella cultura e nell’ambiente socio-economico”. Ciò però porta a un'Italia ancor più a due velocità, in cui c'è un nord che sta bene e si impegna molto nella solidarietà (fino al quasi 8 % del Trentino Alto Adige), e un sud depauperato in cui si scende fino all'1,7. Il Lazio fra le regioni col tasso di volontariato più basso (la percentuale di popolazione di 14 anni e più che fa volontariato), meglio Sardegna e Basilicata. Val d’Aosta e Trentino Alto Adige presentano la quota più alta di occupati fra i volontari, mentre i pensionati, molto presenti ovunque, sono maggiori in Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana. In generale i maschi superano le femmine, ma fanno eccezione alcune regioni del sud: Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna, cui si aggiunge l’Emilia Romagna, dove invece le donne sono coinvolte in misura più ampia rispetto agli uomini.
Il festival si aprirà giovedì 14 e proseguirà fino al pomeriggio di domenica, con seminari ed eventi che trattano il tema con diversi linguaggi, come la musica e il teatro, con la presidente dell'Associazione internazionale Critici Letterari e Philippe Daverio, ma anche la Protezione civile e l'autoconvocazione del Volontariato italiano e la proposta di una “Carta della trasparenza”. “Molti i politici – conclude Patriarca -, con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il sottosegretario Bobba, forse i ministri Boschi e Franceschini. Tre anni fa il presidente del Consiglio lanciò da Lucca la riforma del Terzo settore, non so se faremo in tempo per il 14 aprile ad annunciarne la chiusura dell'iter”.
“Al Festival sarò portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, che riunisce attualmente oltre 80 tra le più importanti organizzazioni sociali e reti della società civile italiana – spiega Enrico Giovannini, docente all'Università Tor Vergata di Roma e relatore dell'incontro di venerdì 15 aprile 'Le città tecnologiche per lo sviluppo sostenibile' -. La maggior parte degli italiani non sa che nel settembre 2015 l'Italia ha sottoscritto l'Agenda Globale, approvato dalle Nazioni Unite, che ci impegna a perseguire 17 obiettivi e 169 target entro le tappe del 2020 e del 2030, dall'abbattimento del numero di poveri assoluti (4,1 milioni), all'abbassamento delle percentuali di abbandono scolastico, in alcune regioni al 30 con un obiettivo europeo del 10. Per raggiungerli sono necessari gli strumenti legislativi, ma anche la presa in carico da parte della società civile, delle imprese, degli enti locali. Lo sviluppo sostenibile non è solo dal punto di vista ambientale. I media parlano di fenomeni come se fossero staccati uno dall'altro, ma sono frutto di un modello unico, che è quello descritto dal Papa, nell'enciclica Laudato si', che produce degrado ambientale e umano. Bisogna redere le città luoghi inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. Per questo chiediamo ai vari candidati sindaci delle prossime amministrative di pensare che modello di città vogliono in base a quei 17 obiettivi. Bisogna inoltre fornirsi di strumenti per valutare l'impatto reale delle politiche. Da questo punto di vista i dati sono una ricchezza straordinaria, un bene pubblico, che permette di vedere come funziona una città e definire le azioni più efficaci a livello locale”.