3 giugno 2015 ore: 15:35
Economia

Finisce nella spazzatura oltre un terzo del cibo prodotto nel mondo

L'allarme del centro di ricerche della Barilla. Con gli alimenti sprecati si potrebbero nutrire i 750 milioni di affamati che vivono nei paesi poveri. Il danno economico annuale è calcolabile in mille miliardi di dollari. Per le famiglie italiane il conto è 454 euro all'anno

MILANO – Al mondo, ogni anno, si sprecano 1,3 miliardi tonnellate di cibo: un quantitativo con il quale si potrebbero sfamare i 750 milioni di affamati che vivono nei Paesi poveri. Detto in altri termini: un terzo di quanto si produce finisce nella spazzatura. È l'allarme lanciato dalla Fondazione Barilla con il Center for Food Nutrition, autore del Protocollo di Milano, documento con il quale l'Expo del capoluogo milanese lancia la sfida per ridurre gli sprechi del 50% nei prossimi 5 anni. Domani, 4 giugno, la Nazioni Unite festeggeranno la giornata mondiale dell'Ambiente. E questo è un tema che rientra prepotentemente nell'agenda mondiale.

In termini economici per la popolazione è una perdita di mille miliardi dollari e lo spreco pro capite è in media tra i 95 e i 115 kg l'anno, ossia più del peso medio di una persona. Il dato fa ancora più impressione a confronto con lo spreco dell'area subsahariana e sudest asiatica, le più affamate del mondo: qui il tasso è tra i 6 e gli 11 kg all'anno per persona. Nonostante questa discrepanza, alla resa dei conti lo spreco alimentare dei Paesi in via di sviluppo e industrializzati è simile: rispettivamente 630 e 670 milioni di tonnellate. Nei Paesi in via di sviluppo il 40% delle perdite, spiegano i ricercatori di Barilla, avviene dopo la raccolta o durante la lavorazione del cibo, mentre nei Paesi industrializzati il 40% delle perdite è nelle fasi di vendita al dettaglio e consumo finale.

I paradossi dello spreco alimentare non risparmiano nemmeno le famiglie italiane. Qui lo spreco familiare è di 454 euro ogni anno, sprecate per il 35% in prodotti freschi che vanno in scadenza. Il 19% degli sprechi italiani è causato dal pane, il 16% in frutta e verdura, il 10% in affettati, prodotti in busta e altro.

Il Barilla center for food and nutrition policy propone cinque soluzioni combattere gli sprechi. La prima è "investire prima nella riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari e poi sul loro recupero". Poi "avviare iniziative di recupero degli sprechi non ancora eliminati, attraverso la distribuzione a persone svantaggiate, l’impiego come mangime o, come ultima alternativa, per produrre bioenergia". La terza è politica: "Governare la riduzione dello spreco a livello istituzionale, anche assicurando che l’adozione di standard non introduca perdite e sprechi ingiustificati lungo la filiera agroalimentare. Quarta è "sviluppare accordi di filiera tra agricoltori, produttori e distributori per una programmazione più corretta dell’offerta alimentare". Ultima "rendere il consumatore consapevole dello spreco e insegnargli come rendere più sostenibili l’acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale del cibo". (lb) 

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