Finita la contesa diplomatica, è a Pozzallo la nave di Open Arms
ROMA – "Sicilia: oggi il nostro staff è a Pozzallo per offrire assistenza ai migranti che sbarcano. Abbiamo visitato una decina di persone finora, il primo a scendere dalla nave e' stato un ragazzo disidratato e malnutrito, subito trasferito in ospedale". E' il racconto, sull'account twitter di Emergency, dell'arrivo nel porto italiano della nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms che dopo un lungo braccio di ferro diplomatico solo ieri nel tardo pomeriggio, in considerazione delle precarie condizioni di salute di molti dei migranti che aveva a bordo e del peggiorare delle condizioni meteo, ha ottenuto il permesso ad attraccare in un porto sicuro che gli era stato negato dal governo italiano dopo un salvataggio conteso con la guardia costiera libica. "Non avremmo mai permesso a nessuno di restituirli all'inferno", ha detto il team leader della ong, Oscar Camps, una volta arrivato a destinazione.
Lo sblocco della situazione si era avuto solo nel tardo pomeriggio di ieri quando, dopo l'evacuazione a Malta di una neonata di tre mesi in gravissime condizioni e della madre, la nave spagnola ha fatto rotta verso le acque territoriali italiane con il suo carico di 218 persone. Prima era andata in scena una contesa su normative e regolamenti che ha coinvolto quattro Paesi (Italia, Spagna, Libia e Malta) e che si è conclusa con l’ok concesso da Roma “attese le precarie condizioni dei migranti a bordo e le previste condizioni meteomarine in peggioramento”.
Il coordinamento delle attività di soccorso della imbarcazione in difficoltà era assunto dalla Guardia Costiere libica, fatto – spiegava ieri in serata la Guardia Costiera italiana – a conoscenza della ong, che dopo aver tratto in salvo i migranti ha anche accusato i libici di aver preteso, in acque internazionali e sotto la minaccia delle armi, la consegna di donne e bambini che i volontari della Open Arms avevano già portato a bordo. Ricostruzione smentita dalla Libia, che ha a sua volta accusato la ong di non aver rispettato le competenze e di aver ostacolato il tentativo libico di soccorso. La ong, secondo la ricostruzione della Guardia Costiera italiana, si dirigeva con i naufraghi a bordo verso nord ovest “in attesa che lo stato di bandiera, la Spagna, come prevedono le normative internazionali, concordasse con uno Stato costiero, il porto di destinazione dei naufraghi. Durante la navigazione, a circa 10 miglia dalle coste maltesi, veniva effettuato un trasbordo sanitario di urgenza, con una motovedetta maltese, di un neonato assistito dalla madre. L’unità, nonostante l’immediata vicinanza con l’isola di Malta, proseguiva la navigazione verso le coste italiane in attesa di indicazioni dell’Autorità spagnola. Raggiunto il limite delle acque territoriali italiane, attese le precarie condizioni dei migranti a bordo e le previste condizioni meteomarine in peggioramento, veniva consentito alla ONG di dirigere verso il porto di Pozzallo”.