7 settembre 2016 ore: 14:46
Immigrazione

Flop relocation, 5000 eritrei bloccati in Italia: “Pronti ma paesi Ue frenano”

Lo denuncia Angelo Malandrino, vicecapo dipartimento del ministero degli Interni. “Sistema farraginoso, abbiamo preparato le persone ma non sappiamo quando potranno partire. Prima ci bacchettavano ma ora, che siamo al 90 per cento di identificazioni, non funziona lo stesso”
Migranti in fila, cie, hotspot

ROMA – Hanno diritto alla relocation in altri paesi europei, secondo quanto prevede l’Agenda Ue, ma sono bloccati in Italia. Sono cinquemila, tutti eritrei, i richiedenti protezione internazionale che potrebbero essere subito spostati dall’Italia in altre nazioni ma che di fatto restano nel nostro paese, e a tempo indeterminato, per la reticenza degli altri paesi dell’Unione. A denunciare, dati alla mano, il flop del programma di ricollocamento europeo, stavolta è il prefetto Angelo Malandrino, vice capo dipartimento del ministero dell’Interno.

Non arriveremo ai 20 mila trasferimenti entro l’anno. “Di fatto si tratta di un sistema molto farraginoso, che non sta funzionando - spiega -. In questo momento abbiamo cinquemila persone, ricollocabili, cioè già pronte ma ferme qui perché i paesi vogliono scegliersele e perché, di fatto, non c’è troppa voglia di far decollare questo programma”. In Italia sono in tutto poco più di 800 i migranti che hanno usufruito della relocation, entro la fine dell’anno, secondo quanto prevede l’Agenda, dovrebbero essere 20 mila i ricollocati. “E’ chiaro che non ci arriveremo assolutamente – continua Malandrino – anche perché questo meccanismo prevede continui scambi tra paesi, fascicoli che vanno e che vengono, insomma non si tratta di un sistema snello, se si considera anche che i paesi analizzano nucleo per nucleo, persona per persona”. Inoltre, spiega il prefetto, il paese dell’Est Europa stanno dando sempre meno disponibilità per l’accoglienza delle persone. A oggi, quindi anche i posti messi a disposizione sono pochi.

Bloccati negli hub regionali. Nel frattempo migliaia di persone, a cui è stata prospettata la possibilità di un trasferimento, restano bloccate negli hub regionali dedicati alla ricollocazione, come il cara di Castelnuovo di Porto, o i centri di Puglia e Sicilia. “Queste persone sono state da noi informate sul programma e sul loro futuro. Gli abbiamo detto cosa troveranno nei paesi di destinazione – aggiunge – abbiamo rispettato tutte le procedure. Ma non sappiamo quando potranno lasciare l'Italia. Chi accoglie non è tenuto a rispettare tempi certi, il sistema non lo prevede, e questo è un altro problema: perché noi prepariamo le persone ma non sappiamo poi dirgli effettivamente quando partiranno. Tutto è bloccato, quindi, e le persone restano in accoglienza da noi. Ci hanno bacchettato tanto, ma noi abbiamo fatto gli hotspot, portato le identificazioni al 90 per cento, eppure il sistema non sta funzionando comunque”. Il rischio, conclude Malandrino, è che i richiedenti protezione decidano di andarsene da soli, per continuare il progetto migratorio, anziché aspettare l’esito di un programma su cui stanno perdendo le speranze.

Che cos’è la relocation e come funziona? In totale secondo gli ultimi dati disponibili all'11 luglio 2016 solo 3.056 richiedenti asilo sono stati ricollocati in altri paesi(843 dall'Italia e 2.213 dalla Grecia), a fronte dei circa 160 mila trasferimenti previsti dal piano europeo entro settembre 2017.La relocation prevede il trasferimento dai paesi di primo approdo (Italia, Grecia e Ungheria) ad altri paesi Ue i rifugiati, in parziale deroga al Regolamento “Dublino III” (l.604/2013). Infatti, i richiedenti asilo appartenenti a nazionalità per le quali il tasso di riconoscimento della protezione internazionale è pari o superiore al 75 per cento, sulla base dei dati Eurostat (in particolare eritrei e siriani), dopo la loro identificazione, il foto segnalamento e la richiesta di protezione internazionale nei paesi di sbarco vengono poi trasferiti in uno Stato Membro, in cui sarà esaminata la loro domanda. Gli stati di destinazione indicano ogni tre mesi il numero di persone che possono ricollocare: la priorità viene data ai soggetti vulnerabili, come le famiglie con bambini, le donne sole, le vittime di violenza e gli anziani. Per ogni persona accolta ricevono seimila euro, mentre agli stati da cui i rifugiati partono vengono coperte solo le spese di viaggio, pari a circa 500 euro. (ec)

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news