I due giovani romani condividono la cena con una ventina di persone accolte nel convento di San Francesco a Ripa. “L’amicizia e la conoscenza fanno crollare ogni pregiudizio”. La loro testimonianza alla presentazione del volume “I santi della misericordia”
ROMA -
“Fare i volontari accanto ai migranti? È come uno specchio in cui riconoscersi”, ripetono convinti
Francesco e Marialla. Due giovani volontari romani che spesso condividono la cena con una ventina di persone in difficoltà accolte nel convento di San Francesco a Ripa. “L’amicizia e la conoscenza fanno crollare ogni pregiudizio”, ribadiscono. Ieri sera hanno portato la loro testimonianza nella parrocchia San Giovanni Battista de la Salle, durante la presentazione del volume “I santi della misericordia”, edito da Ecra e scritto da Laura Badaracchi, i cui diritti d’autore finanziano il progetto di accoglienza. “La sensazione che emerge da queste pagine è quella di bellezza: rimani ammaliato da quanta bellezza trovi in queste chiese, da sfruttare concretamente leggendosi la vita del santo, respirando quiete”, ha fatto notare il fotografo Stefano Dal Pozzolo, vaticanista dell’agenzia Contrasto coautore del volume. Per Andrea Giuffré, responsabile dell’editrice Ecra, “la guida è veramente particolare, dà anche la possibilità la mattina della domenica di fare dei giri in bicicletta al centro della capitale. Entri in una delle chiese indicate riscoprendo questi luoghi straordinari e osservando dettagli che non avresti mai colto:
quella “grande bellezza” recentemente celebrata dalla pellicola di Paolo Sorrentino, che ha vinto l’Oscar come miglior film straniero. Ma il volume ha una doppia funzione: ti aiuta a entrare in te stesso per riflettere e meditare, favorendo quindi una doppia scoperta, del fuori e del dentro. Uno degli ottimi canali per approfondire meglio questo Giubileo della misericordia, che attraverso tanti gesti e momenti stiamo imparando a conoscere”.
Tornando a Francesco, che nella vita fa il giornalista, l’esperienza di “guardare negli occhi e conoscere di persona i migranti, cancella le tante propagande negative da cui veniamo bombardati e diffuse da qualcuno che ci vuole far paura. Incontrare persone che accettano di essere accolte stravolge tutto, ti costringe a metterti in relazione con loro, alla ricerca di quello che noi già abbiamo e non ci accorgiamo di avere: qualche minima sicurezza, persone di riferimento, un tetto”. Così scaturisce “un dialogo completamente diverso, non ci si può presentare con le qualifiche di studio o di lavoro, certe categorie diventano imbarazzanti ma anche inutili. Conosci chi ha fatto il viaggio della speranza partendo dalla Siria e dall’Iraq, o italiani che hanno perso il lavoro”. Alla fine il Vangelo “chiede di spendere tempo con loro, garantire una presenza e una vicinanza, ricreare una certa familiarità, come invita l’acronimo del progetto Ripa: Rinascere insieme per amore”. Anche per Mariella “è un piacere e un grande dono fare questo servizio. Con gesti semplici: prepariamo la cena, mangiamo insieme, laviamo i piatti, tutto nella praticità della vita quotidiana”. (lab)