Francia, dal 2011 solo 5 mila domande d'asilo dei siriani
MILANO - Dopo due anni, la situazione è rimasta la stessa. Nonostante i proclami di accogliere i profughi che scappano dalla Siria, i numeri inchiodano la Francia alle stesse responsabilità del 2013, quando l'emergenza profughi ha bussato alle porte della Fortezza Europa. Peggio: in due anni, Parigi si è relegata al solo ruolo di crocevia nel percorso che porta dalla sponde sud fino al nord dell'Europa. E non esistono nemmeno stime di quanti siano i migranti che hanno attraversato i confini. È quanto emerge dall'analisi della condizione dei siriani in Francia di Nizar Touleimat, ricercatore universitario nato a Homs e tesoriere dell'associazione parigina Démocratie et entraide en Syrie (Democrazia e mutualità in Siria). Insieme a Revivre, sono due delle realtà che offrono il primo aiuto a chi arriva in Francia. Redattore sociale li ha incontrati la prima volta due anni va, durante il reportage Corridoio Nord.
Nel 2014 hanno fatto domanda d'asilo in Francia in 3.150 siriani, 5 mila dal 2011. Nonostante Parigi sia nella top sei per richieste ricevuti, è un nulla rispetto al flusso complessivo. "Il problema è arrivare nel Paese", spiega Touleimat. Ci si deve mettere nelle mani dei trafficanti, il più delle volte, e i ponti aerei con la Siria sono rimasti solo una promessa di Hollande. Il governo si giustifica dicendo che poi concede al 96% dei siriani l'asilo "ma non è sufficiente", continua Touleimat. Non ci sono nemmeno informazioni per chi arriva: in pochi parlano francese e i corpi di polizia non parlano arabo né inglese, così quasi tutti coloro che passano per la Francia, o meglio, per Parigi, visto che è lo snodo centrale di tutti i passaggi in Francia, hanno un amico o un contatto da cui trascorrere una notte nella ville Lumiere. L'indomani, si riprende il viaggio verso Nord: i tempi di permanenza medi sono cortissimi. "Spesso ritrovo persone che sono passate da qui che approfittano giusto per fare una foto sotto la Tour Eiffel, poi se ne vanno", afferma Touleimat.
L'associazione Revivre, storica realtà franco-siriana che si occupa soprattutto dell'accesso alle cure mediche, denuncia da due anni ormai quanto il sistema sia di difficile accesso. "Non ci sono sussidi sociali adeguati, trovare un alloggio è molto difficile e i corsi di lingua cominciano solo dopo 6 mesi o un anno", prosegue Touleimat. I siriani sono talmente invisibili che quelli che vogliono andarsene dal Paese non hanno nemmeno bisogno di mettersi nelle mani dei passeur, episodio che capita molto spesso per attraversare le Alpi dall'Italia. I controlli, in particolare con la Germania, sono molto rari.
"La Francia non ha una visione sul tema immigrazione: non vuole i profughi siriani", dichiara l'attivista siriano Nizar Touleimat. Tanto che anche la società civile ha smesso di protestare: solo le associazioni che si occupano di accoglienza muovono richieste concrete a Parigi perché faciliti l'ingresso dei siriani. Altrimenti, "l'unico modo per parlare del tema è toccare corde emotive", spiega Touleimat: i morti a largo delle coste Libiche o italiane, oppure gli assembramenti a Calais, in attesa di partire per la Gran Bretagna. E il tema di un corridoio umanitario per far arrivare più facilmente i migranti in Francia? "No – risponde -, quello è un tabù". (lb)