Frontex Plus, "non sia solo operazione di facciata"
Roma - Non sono ancora noti i dettagli dell’operazione annunciata come “Frontex Plus” che dovrebbe prendere il via a Novembre al posto di Mare Nostrum, ma arrivano i primi commenti dal mondo del terzo settore e del volontariato. “Da parte nostra la preoccupazione è quella per cui con l’operazione Frontex Plus non si perda lo spirito di Mare Nostrum” dice Oliviero Forti, responsabile Immigrazione di Caritas italiana. “L’esigenza di fare assumere a livello europeo questa iniziativa riteniamo sia doverosa, ma il nostro timore, che speriamo venga fugato a tempo debito, è quello che si vada verso una riduzione, che non significa disimpegno ma certamente un impegno molto meno importante di quello che ha garantito l’Italia fino a questo momento – spiega Forti - proprio perché la stessa commissaria Malmstrom ha sottolineato che il successo di questa, chiamiamola così, nuova operazione europea, dipende molto dalla volontà e dall’impegno dei singoli Paesi europei. E purtroppo negli ultimi anni non abbiamo registrato un notevole coinvolgimento. Quello che non chiediamo che non sia solo un’operazione di facciata e nei fatti si continui l’egregio lavoro fatto dall’Italia fino adesso”.
Attilio Ascani, direttore Focsiv Volontari nel mondo, giudica positivamente l’annuncio che è stato dato ma punta l’attenzione sulla causa del traffico di esseri umani nel Mediterraneo. “Da quello che ci sembra di capire, dovrebbe essere un’assunzione a livello europeo dell’impegno italiano di Mare Nostrum - dice alla nostra agenzia - quindi dovrebbe essere sicuramente positivo per l’Italia. Ma non abbiamo risolto il problema”.
Secondo Ascani, la vera necessità è di “intervenire sui corridoi umanitari, prima che le persone si mettano in mare”. “Dal nostro punto di vista questo annuncio significa che si riconosce anche la positività di Mare Nostrum – continua - perché non dimentichiamo che Frontex prima si occupava di controllo delle frontiere e di respingimenti”. Quindi per il direttore Focsiv, “ è positivo il fatto che l’Italia abbia creato un servizio di assistenza in mare e che adesso venga assunto dall’Europa, ma non basta. Perché dobbiamo aspettare che i migranti si mettano in mare?” L’unica soluzione possibile è nell’apertura di corridoi umanitari, richiesti più volte dalle Ong nel corso degli ultimi anni.
“Dare la possibilità di attraversare il mediterraneo in modo safe, senza rischiare la vita, creare gli accordi con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, non per tenerli bloccati nel deserto, ma per gestire in modo legale il flusso – dice Asccani - Certo la situazione della Libia in questo momento non facilita le cose, però la prima vera risposta è togliere i migranti dalle mani degli scafisti e andare a creare dei flussi regolari”. In questo modo, secondo il direttore di Focsiv, “chi ha le carte in regola per entrare in Europa, richiedenti asilo e rifugiati che ormai sono la maggioranza, deve poter usufruire di corridoi umanitari, perché è inutile che gli facciamo rischiare la vita in mare, quando poi comunque finiremmo per accettare la loro richiesta d’asilo”.
Ascani spiega che c’è un progetto in corso con Caritas e Migrantes per capire cosa si può fare nei paesi d’origine. “Ci stiamo ragionando – dice - per aiutare una migrazione responsabile, cosciente di persone che sanno cosa vanno ad affrontare e ci ripensano un attimo prima di partire, anche se devo ammettere che in contesti come la Siria e la Somalia non si può fare molto”. (Raffaella Cosentino)