Frontex Plus, TdH: "Primo obiettivo sia salvare vite umane"
Foto di Emiliano Mancuso/Contrasto
ROMA - Secondo la federazione internazionale Terre des Hommes il primo obiettivo della nuova missione che andrà a sostituire Mare Nostrum deve essere quello di salvare vite umane. Per questo motivo le azioni da attivare devono necessariamente prevedere anche l’apertura di corridoi umanitari per le vittime di guerra, il rafforzamento di politiche e programmi efficaci per garantire protezione e tutela dei diritti umani nei paesi d’origine, la prevenzione dei grossi flussi migratori attraverso la cooperazione allo sviluppo e la risoluzione per via diplomatica dei conflitti. “Solo in questo modo - spiega Raffaele K. Salinari, presidente della federazione - si potranno evitare tragedie come i continui naufragi nel Mediterraneo e le morti causate dall’impossibilità di trovare rifugio immediato in luoghi sicuri per la popolazione civile colpita dai conflitti”.
“L’accordo tra il ministro Angelino Alfano e la commissaria europea Cecilia Malmström può essere considerato un passo in avanti verso una europeizzazione delle responsabilità di soccorso dei migranti e una maggiore attenzione verso i loro diritti inalienabili - dichiara Salvatore Parata, rappresentante all’Unione Europea di Terre des Hommes - ma occorre che i singoli stati membri e l’Unione Europea facciano molto di più”.
Per Terre des Hommes, che ha lanciato nel 2012 la campagna "Destination Unknown" per sensibilizzare i governi sui diritti violati dei bambini migranti nel mondo in fuga da guerre, povertà e violenze, il soccorso dei migranti passa prima di tutto dalla protezione e dall'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. La federazione ricorda, a tal proposito, le parole della Malmströmc durante una conferenza tenutasi al Parlamento europeo nello scorso febbraio, in risposta alla sfida della protezione di minori migranti in Europa lanciata da Farah, un giovane migrante somalo rifugiato a Malta. Secondo la commissaria europea anche i bambini migranti "devono avere l’assistenza e l’accesso agli stessi servizi sociali degli altri bambini". Per questo motivo, "cambiare le modalità di entrata in Europa è la nostra sfida più grande e difficile, tenendo anche in considerazione l’ascesa del populismo e della xenofobia”.