14 ottobre 2010 ore: 17:37
Società

Garlaschelli: “In Italia ancora troppe barriere architettoniche”

L’autrice finalista del Premio Strega critica istituzioni e politiche per le pari opportunità troppo blande e inefficaci e denuncia: “Bene le associazioni ma lo Stato fa poco". Domani a San Lazzaro di Savena (Bo) presenta “Sirena”
Barriere disabili e scaloni

Barriere disabili e scaloni

BOLOGNA - “In Italia lo Stato non fa abbastanza per i disabili e le barriere architettoniche sono ancora un problema diffuso, nei piccoli centri come nella capitale”. Barbara Garlaschelli, autrice finalista del Premio Strega 2010 con “Non ti voglio vicino”, critica la mancanza di reali politiche di pari opportunità in Italia non solo per i disabili, ma anche per tutte le fasce deboli cui dovrebbero essere rivolte. La scrittrice, costretta su una sedia a ruote dall’età di 16 anni in seguito a un tuffo che le ha procurato la frattura della quinta vertebra cervicale, si è laureata in lettere moderne all’Università di Milano. “Trent’anni fa ero la sola disabile a frequentare i corsi in quella facoltà – spiega – e la mia presenza costrinse a interrogarsi su una serie di limiti contingenti delle strutture. Nel corso degli anni ho notato una maggiore sensibilizzazione sociale sui temi della disabilità, ma anche oggi molti interventi non vengono fatti”.

Barbara Garlaschelli è un’autrice affermata in Italia e tradotta in diversi Paesi europei che non ama parlare della sua disabilità, alla teoria preferisce la pratica del vivere quotidiano, presentarsi agli incontri con i lettori in tutta la complessità che comporta muoversi in sedia a ruote. “Mi piace usare il mestiere che faccio per sensibilizzare la gente attraverso un approccio che non è teorico ma pratico – spiega –: nel momento in cui mi presento a un incontro, porto le persone a interrogarsi e porsi dei problemi rispetto a ciò che hanno o non hanno fatto per garantire la possibilità della mia presenza li con loro”.

La scrittrice sarà presente il 15 ottobre a San Lazzaro di Savena (Bo) per presentare “Sirena. Mezzo pesante in movimento”, il libro autobiografico in cui racconta i 10 mesi successivi l’incidente, trascorsi tra l’ospedale e il centro fisioterapico per la riabilitazione. L’evento fa parte del ciclo di incontri “Il tempo delle nostre vite” organizzato dalla cooperativa Accaparlante e dedicato al racconto di esperienze personali caratterizzate dal confronto con i temi dell’identità e del cambiamento.

“Ho iniziato a scrivere della mia esperienza perché ne sentivo il bisogno e inizialmente non c’era una volontà di pubblicazione – racconta Garlaschelli –. Questo libro è nato in forma di lettere che scrivevo alla mia amica Nicoletta Vallorani. Èstata lei a spingermi a pubblicarlo e mi sono decisa dopo molte esitazioni soprattutto con l’intento di ringraziare chi mi è stato vicino e ha condiviso con me questo episodio di vita”. La prima edizione di “Sirena” esce nel 2001 con la casa editrice Moby Dick grazie a Guido Leotta, “il primo che ha creduto in questo libro”, ci tiene a sottolineare l’autrice. La riedizione del testo, nel 2004 per la casa editrice Salani, contiene in aggiunta gli appunti che il padre di Barbara Garlaschelli ha scritto mentre lei era in ospedale, un modo per dare uno sguardo nuovo alla vicenda, un altro punto di vista in grado di arricchire la narrazione e un rinnovato ringraziamento ai genitori che le sono stati accanto. (giulia gezzi)
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