Gaza, Oxfam: “Fame usata come arma di guerra contro i civili”
Un gruppo di uomini scavalca il muro illegalmente per cercare lavoro.
In questo momento la mancanza di cibo viene usata come arma contro i civili di Gaza, ridotti ormai allo stremo. È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, che rivolge un appello urgente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e al Governo italiano perché sia consentito l'ingresso di cibo, acqua, carburante e altri beni di prima necessità.
“Analizzando i dati forniti dalle Nazioni Unite – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia - si scopre come ad oggi a Gaza stia entrando appena il 2% del cibo, rispetto a prima del 9 ottobre, quando è stato imposto l'assedio totale sulla Striscia. Misura che ha inasprito il blocco esistente, in seguito agli atroci attacchi di Hamas e alla presa di ostaggi civili israeliani. Sebbene sia stato autorizzato l’ingresso di un’esigua quantità di aiuti alimentari, non sono state autorizzate infatti importazioni commerciali di cibo”.
Mentre siamo ormai arrivati al 20esimo giorno dall’inizio dell’escalation, la situazione umanitaria è disastrosa e ben 2,2 milioni di persone stanno rimanendo letteralmente senza nulla da mangiare.
Nonostante dallo scorso fine settimana sia stato consentito l’ingresso a Gaza di 62 camion di aiuti attraverso il valico di Rafah, solo 30 contenevano cibo. Ciò equivale ad appena 1 camion ogni 3 ore e 12 minuti da sabato scorso. Prima del 9 ottobre, 104 camion al giorno consegnavano cibo alla popolazione, ossia un camion ogni 14 minuti.
"Dov'è finita la nostra umanità? – aggiunge Pezzati - Milioni di civili vengono puniti collettivamente, ma non ci può essere alcuna giustificazione per l'uso della fame come arma di guerra. I leader mondiali non possono continuare a guardare, hanno l'obbligo di agire subito. Ogni giorno la situazione peggiora. I bambini sono traumatizzati a causa dei continui bombardamenti, l'acqua potabile è inquinata o razionata e presto molte famiglie non saranno in grado di sfamare i propri figli. Quanto ancora potrà resistere la popolazione?”.
In quanto Paese occupante, Israele è inoltre tenuto a rispettare il diritto internazionale umanitario che proibisce rigorosamente di affamare la popolazione civile, come strategia di guerra. Nel 2018, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2417, che ha condannato all'unanimità questo modus operandi, aggiungendo che qualsiasi negazione dell'accesso agli aiuti umanitari costituisce anch’essa una violazione del diritto internazionale. Purtroppo quanto sta accadendo adesso a Gaza, rientra esattamente in questa casistica.
Nel frattempo, l'acqua potabile nella Striscia si è praticamente esaurita. Le scorte di acqua in bottiglia stanno finendo e il costo è già salito oltre quanto possa permettersi una famiglia media, con i prezzi che sono quintuplicati in alcune località. Al momento sono disponibili solo 3 litri d’acqua al giorno a persona, un quinto di quanto le Nazioni Unite hanno dichiarato debba essere garantito anche nelle più gravi emergenze umanitarie, ossia 15 litri a testa. Anche alcuni dei prodotti alimentari, di cui è stato consentito l’ingresso, come riso e lenticchie, sono pressoché inutili perché la popolazione non ha acqua pulita o carburante per cucinarli.
Una serie di attacchi aerei ha inoltre danneggiato e distrutto diversi panifici e supermercati. Quelli ancora funzionanti non riescono a soddisfare la domanda e rischiano di chiudere a causa della carenza di materie prime, come farina e carburante. L'unico mulino in grado di lavorare il grano ancora in funzione, ha dovuto interrompere la produzione per mancanza di elettricità. Secondo l'Autorità idrica palestinese, la disponibilità complessiva d'acqua adesso è appena al 5% e si prevede un’ulteriore riduzione, senza carburante o elettricità.
I prodotti alimentari essenziali come farina, olio e zucchero, disponibili a Gaza City non possono essere distribuiti per i continui attacchi aerei e le interruzioni delle vie di comunicazione, rimaste distrutte.
Il blackout elettrico sta inoltre impedendo la refrigerazione di qualsiasi cibo deperibile, così come l'irrigazione delle colture. Oltre 15.000 agricoltori hanno perduto i raccolti e 10.000 allevatori non hanno più il foraggio per gli animali che stanno morendo. La pesca, che impiega centinaia di persone, in questo momento è impossibile, perché è impedito anche l’accesso al mare.
L’appello al Consiglio di Sicurezza ONU e al Governo italiano
“È necessario intervenire al più presto per impedire che la situazione umanitaria precipiti ulteriormente – aggiunge Pezzati – Chiediamo perciò al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e alla comunità internazionale di agire immediatamente”.
Allo stesso tempo può essere importante l’azione giocata dal Governo italiano in occasione del Consiglio europeo che inizierà oggi.
“Ascoltando le parole della Presidente Meloni contenute nell’informativa al Parlamento di ieri in vista del summit, colpisce la mancanza di un messaggio di vicinanza alla popolazione civile di Gaza e ai familiari delle vittime. – conclude Pezzati - Ad oggi sono 6.547 le persone uccise – 750 nelle ultime 24 ore, nuovo picco dall’inizio dei bombardamenti - di cui 4.452 donne e bambini, e più di 17.400 i feriti. Circa 1.600 persone, tra cui 900 bambini, risultano disperse e potrebbero essere ancora sotto le macerie. Quello che sta succedendo a Gaza è sotto gli occhi di tutti, ed è evidente che è stato violato il diritto umanitario internazionale. Israele ha l’obbligo, in quanto forza occupante, di proteggere i civili e consentire che ricevano tutti gli aiuti indispensabili per la loro sopravvivenza. In questo contesto lanciamo quindi un appello urgente al Governo italiano affinché si faccia portavoce in sede europea di una chiara richiesta di cessate il fuoco e per l’istituzione di corridoi umanitari che permettano l’arrivo di tutti i beni necessari alla popolazione civile”.