L'annuncio del premier incaricato: "Ho chiesto al presidente della Repubblica di essere ricevuto per riferirgli del lavoro fatto sul mandato che mi ha conferito". Il nuovo esecutivo avrà la fiducia della stessa maggioranza che ha appoggiato Renzi. Confermati un gran numero di ministri. Accelerazione sulla riforma del terzo settore
- ROMA – “Ho chiesto al presidente della Repubblica di essere ricevuto per riferirgli del lavoro fatto sul mandato che mi ha conferito e salirò al Quirinale alle 17.30″. Lo annuncia Paolo Gentiloni, al termine delle consultazioni alla Camera. Dunque questo pomeriggio il presidente del Consiglio incaricato salirà al Colle.
"Ho cercato di conciliare l’esigenza di tempi molto stretti con la necessità di ascoltare opinioni e proposte dalle forze parlamentari, che ringrazio tutte, sia chi ha preannunciato il proprio sostegno al governo, sia chi ha preannunciato opposizione. Da questi incontri sono emersi elementi utili", ha aggiunto.
A quanto si apprende, il governo Gentiloni giurerà questa sera alle 20.30.
La decisione del Capo dello Stato, che nei giorni scorsi aveva effettuato le consultazioni prescritte dalla Costituzione, è stata formalizzata da poche ore. Giusto ieri, infatti, Gentiloni è stato convocato al Quirinale e ha ricevuto il mandato, che come da prassi è stato accettato con riserva. Gentiloni ha spiegato che “dalle consultazioni è emersa l’indisponibilità delle maggiori forze delle opposizioni a condividere responsabilità in un nuovo governo. Dunque, non per scelta, ma per senso di responsabilità, ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente"."Cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabilità - ha dichiarato il premier incaricato - per accompagnare e facilitare il lavoro parlamentare nel definire le nuove regole elettorali". "Tengo presente l'urgenza di cui ha parlato il presidente della Repubblica: riferirò al più presto al capo dello Stato".
"Dalle consultazioni - ha aggiunto l’esponente del Pd - è emersa la conferma della decisione del premier Renzi di non accettare un reincarico in coerenza con l'impegno assunto durante la campagna referendaria. E questa coerenza merita rispetto". “Sono consapevole - ha sottolineato ancora Gentiloni - dell’urgenza di dare all’Italia un governo nella pienezza dei poteri e di rassicurare i nostri cittadini che affronteremo con il massimo impegno le priorità internazionali, economiche e sociali. A cominciare dalla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto”.
Gentiloni ha promesso tempi brevi e dalle prime previsioni si pensava che al più tardi martedì si sarebbe presentato con la lista dei ministri e per sciogliere la riserva, per arrivare a giurare entro mercoledì e presentarsi già giovedì agli appuntamenti continentali (c’è il Consiglio Europeo) con un governo nella pienezza dei suoi poteri. E’ evidente che la maggioranza che lo sosterrà sarà la stessa del governo Renzi, con la differenza che dovrebbero esserci fra i membri del governo anche rappresentanti di Ala, il gruppo politico che fa capo a Denis Verdini.
A proposito di nomi, l’esecutivo di Paolo Gentiloni dovrebbe in larga misura essere composto dagli stessi ministri che hanno fatto parte del governo Renzi. Non è minimamente in forse la conferma di Pier Carlo Padoan all’Economia, così come non cambierà il capo pattuglia di Ncd, con la conferma agli Interni di Angelino Alfano. Da valutare, a proposito di Ncd, la permanenza di Lorenzin alla Salute e Costa alla Famiglia: potrebbe cedere il posto a componenti di Ala. Per il ruolo di ministro degli Esteri si fa strada l’ipotesi di un tecnico (come l’attuale segretario generale della Farnesina, l'ambasciatrice Elisabetta Belloni), anche se nel totonomi è venuto fuori anche il nome dell’ex sindaco di Torino Piero Fassino (ma l’ipotesi non convince molti). Da definire la presenza nella squadra di Maria Elena Boschi e Marianna Madia, fortemente indebolite dal referendum costituzionale e dalle vicissitudini della riforma della Pubblica Amministrazione.
A meno di clamorose sorprese anche il governo Gentiloni avrà Dario Franceschini come ministro della Cultura, Maurizio Martina all'Agricoltura, Andrea Orlando alla Giustizia e Roberta Pinotti alla Difesa. Quasi certo l’avvicendamento all’Istruzione, dove Stefania Giannini non verrà riconfermata: si parla di un rifiuto di Gianni Cuperlo e dell’ipotesi di affidare l’incarico alla responsabile Scuola del Pd Francesca Puglisi, ma la partita è aperta. Stesso discorso vale per il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con il ministro Giuliano Poletti che si appresterebbe ad essere sostituito da un nuovo nome: si sussurra di Teresa Bellanova (che nel governo Renzi aveva iniziato come sottosegretario proprio al Lavoro e Politiche sociali, prima di spostarsi come viceministro allo Sviluppo Economico), ma la decisione non è affatto presa. Certamente, scuola e lavoro sono due ambiti piuttosto delicati, essendo i ministeri competenti delle due riforme (la cosiddetta “buona scuola” e il Jobs Act) che più di altre secondo i più hanno influenzato il giudizio dell’elettorale e l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso. A proposito di Lavoro e Politiche sociali, i sottosegretari saranno ovviamente scelti in un secondo momento ma vista la situazione dei decreti attuativi della riforma del terzo settore dovrebbe essere confermato al suo posto Luigi Bobba, con il preciso compito di accelerare il più possibile i tempi della scrittura e dell’emanazione degli stessi.