Gioco d’azzardo: delega o più disegni di legge? “Il settore ci è sfuggito di mano”
ROMA – “Un settore sfuggito di mano”. Il settore è quello dei giochi e delle scommesse e la considerazione è della parlamentare Paola Binetti, della Commissione Affari sociali della Camera, intervenuta all’incontro promosso proprio alla Camera dei Deputati, moderato dal giornalista Nicola Porro e dal titolo “Il gioco legale e sostenibile: nuove proposte di responsabilità sociale”.
E’ stato il sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pierpaolo Baretta ad aprire il confronto, enunciando anche i passi necessari per una regolamentazione vera del settore.
Delega o disegni di legge? "Negli ultimi anni c' è stata un'efficace lotta all'illegalità nel comparto del gioco, accompagnata però da un'esplosione dell'offerta legale – ha affermato Baretta -. L'offerta di gioco è esplosa in maniera irregolare, questo fenomeno deve essere accompagnato da una stretta su controlli e sanzioni, la lotta all'illegalità non finisce mai".
"Abbiamo pensato che valeva la pena fare un testo organico che partisse dalla tutela della salute pubblica, dalla lotta all’illegalità, che va confermata, e dall'attenzione per l'erario - ha aggiunto Baretta - per noi è fondamentale una cultura della regolamentazione e una riorganizzazione della filiera".
Ancora Baretta: "Non c'è dubbio che il settore del gioco rappresenta un buon contributore per lo Stato, ma da un lato è oggetto di attenzione positive e dall'altro genera equivoci". Il sottosegretario ha poi ricordato, parlando di delega fiscale, che "il Consiglio dei Ministri ha ritenuto non matura la riflessione sul tema del gioco, e questa decisione ha coinciso con la decadenza della delega. Questa decisione però non annulla due punti fermi dai quali ripartire: il tema non è accantonabile. In Parlamento sono presenti più proposte che erano state sospese in attesa di una definizione del quadro d'intervento fiscale da parte del governo e l'iniziativa parlamentare non è morta, i contenuti di lavoro di questi sette mesi non sono accantonabili".
Il sottosegretario ha parlato di "due scelte possibili che si faranno nei prossimi giorni: riaprire la delega fiscale e dare tempi certi al governo per presentarla dopo la pausa estiva o avviare un iter legislativo con uno o più disegni di legge. Io preferirei la delega perché ci permette di lavorare in tempi brevi. E' una scelta che va fatta rapidamente - ha concluso Baretta - conviene a tutti, allo Stato, al Parlamento, agli operatori del settore che questa situazione non resti di stallo".
"Purtroppo il Consiglio dei ministri ha ritenuto non maturi i tempi della delega. Ma il tema non è accantonabile e in Parlamento ci sono più proposte di legge che erano state sospese in attesa della definizione di un quadro organico previsto dalla delega – ha ripetuto Baretta -. Inoltre dal lavoro svolto in questi mesi con tutti i soggetti interessati è emerso un impianto che non deve essere perso".
Il sottosegretario parla anche di Awp da remoto: “Va sostituito il sistema ma le macchinette devono mantenere le stesse caratteristiche. E stiamo lavorando perché a costruirle possano essere anche aziende italiane”. Il punto di partenza, precisa Baretta, “è che occorre puntare su una regolamentazione e non sul proibizionismo. Parliamoci chiaro - prosegue - in molti casi i 500 metri di distanza dei cosiddetti luoghi sensibili si traduce in un paese come l'Italia in molti casi in una forma di proibizionismo mascherato".
Casinò e tassa di scopo. "Abbiamo cominciato a lavorare anche in merito ai casinò partendo da tre presupposti: che i comuni che li ospitano sono in difficoltà, che gli stessi casinò si trovano in difficoltà e che sono degli ottimi strumenti contro il gioco illegale. In questa ottica sarebbe opportuno inserire la questione in una riorganizzazione generale". Ovvero quella della Delega, "che è possibile recuperare. Altra strada è quella di un iter parlamentare". Infine sulla proposta di una tassazione di scopo, ha concluso: "Una questione interessante da approfondire".
Critica, come detto, la Binetti. Che dopo aver sottolineato come il settore sia sfuggito di mano alle istituzioni, ha aggiunto: “Lo Stato ha il controllo del settore, ma non riesce a controllare. Ma siccome è un problema e nuoce alla salute delle persone, allora cominciamo a prendere seriamente le misure necessarie”.
Dopo Baretta e Binetti, è intervenuto anche Pierpaolo Vargiu, presidente della Commissione Affari sociali della Camera. Che ha affermato: “Non vedo un derby Governo-Parlamento. Sul gioco d’azzardo la Commissione ha provato a fare il suo lavoro. Abbiamo esaminato gli aspetti ma non abbiamo potuto non esaminare altre questioni”.
E ha riepilogato i numeri: “In Italia abbiamo circa 19 milioni di giocatori, di cui 700 mila a rischio e 300 mila considerati patologici. Questi 300 mila già dal 2012 sono dentro i Lea. Nei loro confronti cosa facciamo? Oggi non ci sono soldi e ci sono una serie di difficoltà”, ha ammesso.
Stato etico e stato leggero. E sulle questione di come procedere, Vargiu ha affermato: “La Commissione è disponibile a ragionare con il Governo. Stabiliremo insieme al sottosegretario Baretta quali sono i tempi, oppure se il Governo sceglierà la via parlamentare. C’è però un altro derby, vero: quello tra chi sostiene lo stato etico e chi sostiene lo stato leggero. Però chiunque abbia come riferimento lo stato sociale, ha 3 orientamenti: abolizionista, proibizionista e ‘regolamentazionista’. L’abolizionista è il sogno. Però spesso è negato dalla realtà dei fatti. Il proibizionismo viene certificato in relazione a fenomeni fallimentari. Nel 2003 il 57% del gioco era illecita, nel 2013 si è scesi all’8%. Dunque qualunque stato ha interesse a che il fenomeno vaga incontro all’emersione. Ma allora quand’è che un liberale ritiene che sia necessario l’intervento dello Stato? Nel caso delle sigarette, per esempio, perché riteniamo che il fumo faccia male. Ecco allora l’approccio regolamentazionista. Oppure nel fenomeno della prostituzione; o nell’alimentazione: si pensi al caso dell’obesità. Noi non possiamo abolire i grassi, ma pensiamo siano utili interventi. Per un liberale, ogni volta che c’è il rischio di incidenza sulla libertà, c’è possibilità di intervento”.
E ha aggiunto: “Spesso chi ha un approccio pragmatico ha come riferimento i paesi anglosassoni. Bene, se noi valutiamo quello che fa l’Inghilterra, abbiamo un interessante spunto di rifessione: il 50% va in vincite, ma il restante ha una destinazione conosciuta. Se noi cominciassimo a dire che il 28% dei proventi della lotteria va alle good causes, diciamo ai cittadini che vanno – per esempio – al comitato per l’organizzazione delle Olimpiadi di Roma, a consolidare la risposta sanitaria dei Lea, all’educazione al gioco, ecc…. Forse mettere sul tavolo questi ragionamenti, ci aiuta a fare confronti”.