Giornata migrante. Papa: “Paure legittime, ma non condizionino scelte”
box ROMA - Le paure delle comunità locali e degli stessi migranti sono legittime, ma non bisogna lasciare che queste condizionino le scelte, non compromettano la generosità e soprattutto non alimentino l’odio e il rifiuto. Così Papa Francesco durante l’omelia della celebrazione eucaristica di questa mattina in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Una basilica, quella di San Pietro, in Vaticano, che oggi ha accolto una folta comunità di migranti e rifugiati a cui si è rivolto il Papa durante l’omelia. “Quest’anno ho voluto celebrare la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato con una Messa a cui siete invitati in particolare voi, migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Alcuni siete arrivati da poco in Italia, altri da molti anni siete residenti e lavorate, e altri ancora costituiscono le cosiddette seconde generazioni”.
Affrontando il tema, Papa Francesco ha parlato della paura nei confronti dell’altro e di come queste paure possono condizionare le scelte di ogni giorno. “Le comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito - ha detto in Santo Padre durante l’omelia -, “rubino” qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno delle paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento. Queste paure sono legittime, fondate su dubbi pienamente comprensibili da un punto di vista umano. Avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l’odio e il rifiuto. Il peccato è rinunciare all’incontro con l’altro, all’incontro con il diverso, all’incontro con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore”.
Papa Francesco, inoltre, ha ricordato che “nel mondo di oggi, per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti. Significa pure comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro. E per le comunità locali, accogliere, conoscere e riconoscere significa aprirsi alla ricchezza della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi arrivati, così come la loro vulnerabilità e i loro timori”. Per il Papa, però, “l’incontro vero” con l’altro “non si ferma all’accoglienza, ma ci impegna tutti nelle altre tre azioni che ho evidenziato nel Messaggio per questa Giornata: proteggere, promuovere e integrare”. Per Bergoglio, “non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così spesso rinunciamo all’incontro con l’altro e alziamo barriere per difenderci”.