Giornata mondiale della malaria, nel 2021 sono stati 530 mila i casi trattati dal Cuamm
PADOVA - Ricorre il 25 aprile la Giornata Mondiale della Malaria. Ormai eradicata in Occidente, la malaria è ancora troppo spesso causa di morte nei paesi poveri e in Africa in particolare. È quotidiano e incessante, quindi, lo sforzo di Medici con l’Africa Cuamm, in ogni paese in cui opera, per curare e prevenire questa malattia. Nel 2021 sono stati oltre 530 mila i casi di malaria diagnosticati e trattati dagli operatori del Cuamm, di cui 311.402 bambini con meno di 5 anni; 1.362 le persone decedute a causa della malaria, solo nelle strutture in cui il Cuamm è presente.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la malaria colpisce ancora molto duramente: nel 2020, infatti, sono stati 241 milioni i nuovi casi di malaria nel mondo, 627 mila le morti. Il 95% dei casi e il 96% delle morti si sono verificati in Africa. Ad aggravare la situazione, è stato il Covid-19 che, causando l’interruzione di molti servizi di cura e prevenzione, ha provocato l’ennesimo “effetto indiretto”, ovvero un notevole aumento di casi di malaria che, dal 2019 al 2020, sono passati da 213 milioni a 228 milioni; aumentato anche il numero di decessi: da 534.000 a 602.000, solo in Africa.
In Uganda la malaria è endemica. Con il 23,7% dei casi totali registrati, il paese ha la più alta percentuale di casi nell’Africa orientale e meridionale e si colloca all’8° posto nella classifica mondiale dei paesi più colpiti per il numero di decessi. Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, il 95% della popolazione del paese è considerata a rischio e ci sono distretti come Oyam e Kole, nella sub-regione di Lango, che hanno un’incidenza superiore alla media nazionale, contando 405 casi ogni 1.000 abitanti a Oyam e 346 casi a Kole. (La media nazionale è di 316/1.000 abitanti).
Da qui l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm che proprio in Uganda, per la Giornata Mondiale della Malaria, ha organizzato una settimana intera di iniziative in 4 distretti di Lango e Karamoja (Oyam, Otuke, Moroto e Nabilatuk). Dalla distribuzione di zanzariere, alla sensibilizzazione, dalla formazione di attivisti, agli screening nutrizionali, dalle donazioni di sangue fino alle visite prenatali e alle vaccinazioni per il Covid-19, in uno sforzo congiunto per integrare le diverse attività sanitarie.
Ed entra nel pieno delle attività il progetto “Erase. Supporto alla prevenzione, diagnosi e trattamento della malaria nel contesto della pandemia Covid19”: un intervento della durata di 2 anni, sostenuto dall’AICS (Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo) e dal Fondo Globale, che punta a migliorare la prevenzione e la cura della malaria attraverso azioni mirate e capillari. Tra gli obiettivi: formare 3.000 famiglie sul corretto utilizzo delle zanzariere e sul rendere le proprie abitazioni più sicure dal pericolo malaria; fare attività di sensibilizzazione in 10 scuole; incontrare oltre 1.200 capi villaggio; formare circa 60 operatori sanitari e un centinaio di supervisori locali distribuiti nei villaggi; testare circa 10.000 persone nelle aree più a rischio.
“Nonostante la malaria sia prevenibile e curabile, solo l’88% dei casi di malaria che si verificano in bambini con meno di 5 anni è trattato in modo adeguato – spiega Giovanni Dall’Oglio, medico Cuamm e responsabile dell’intervento in loco –, c’è poca aderenza al controllo e alle pratiche per la prevenzione, in generale, i casi di malaria sono sottostimati e il personale formato per la prevenzione e la cura è insufficiente. Infine abbiamo un grosso problema dal punto di vista di reperibilità dei farmaci e di fragilità nell’organizzazione, nella gestione e nel controllo dei servizi. Per questo motivo, il Cuamm ha deciso di intervenire con un progetto dedicato: è necessario invertire la rotta e aiutare queste aree del paese a migliorare questi parametri, soprattutto per le mamme e i bambini. È in gioco la vita delle persone”.