Giornata Mondiale della salute mentale. “Per me il lavoro ha rappresentato l’opportunità di entrare nella società dei normali”
ROMA – “Per me il lavoro ha rappresentato l’opportunità di entrare nella società dei cosiddetti normali. È stato un passo molto importante nella mia vita. Vorrei incoraggiare chi ha paura e non si sente sicuro a fare questo passo, perché i nostri problemi si possono risolvere anche attraverso il lavoro. Ci vuole coraggio, ma si può fare”. Gianluca lavora in una delle sedi del McDonald’s gestite dalla Chirass srl, impresa licenziataria di McDonald’s, che dal 2011 svolge la propria attività nella Capitale. È stato assunto sul finire del 2017, al termine di un tirocinio lavorativo di sei mesi attivato dal Centro diurno L’Aquilone, che fa capo al Centro di salute mentale di Via Bardanzellu, all’interno della Asl Roma 2. Quando ha cominciato il tirocinio, sei anni fa, era già in via di miglioramento rispetto a una situazione molto difficile, dove problemi di salute mentale e problemi sociali si intrecciavano in un mix esplosivo. La famiglia di origine non riusciva ad accettare la sua psicosi e lui ha trascorso un periodo per strada fino al ricovero ospedaliero in un Servizio ospedaliero di diagnosi e cura. È stato questo evento e la successiva presa in carico da parte del Csm di Via Torrespaccata, con relativa collocazione in una casa famiglia, a imprimere una svolta positiva alla sua vita. Ma è stata la conquista di un posto di lavoro con contratto a tempo indeterminato a dargli orgoglio e fiducia.
La Chirass srl è una delle aziende premiate oggi dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per l’impegno e nell’inserimento lavorativo di persone con disturbi mentali. L’azienda è stata premiata nel corso della giornata conclusiva del Festival della salute mentale Romens, che cade nella Giornata Mondiale della salute mentale. “Quando è arrivato al Centro riabilitativo per l’inserimento lavorativo della Asl Roma 2 L’Aquilone, Gianluca aveva già passato i 40 anni – racconta l’assistente sociale Rita De Vita –. Era tra gli utenti meno giovani del Centro, ma ha subito dimostrato una grande motivazione. Nonostante per raggiungere il servizio dovesse prendere due autobus, è stato sempre affidabile, puntuale, rispettoso delle regole e aderente alla realtà. Per questo dopo un anno abbiamo deciso di attivare un tirocinio lavorativo”. Viene così individuato il McDonald’s di Via Tiburtina, che già in passato ha reclutato lavoratori con sindrome di Down. Ma questa volta, la situazione è diversa: il disturbo mentale fa più paura per la presunta imprevedibilità dei pazienti psichiatrici. “Dopo alcuni incontri conoscitivi sono riuscita a rassicurare i responsabili delle risorse umane e così abbiamo attivato una borsa lavoro – prosegue l’assistente sociale –. All’inizio è stato tutt’altro che facile, ero lì quasi ogni giorno per incoraggiare Gianluca, che pensava di non farcela. Ma poi è riuscito a fare squadra e a farsi benvolere dai colleghi, e malgrado le difficoltà iniziali nei sei mesi di tirocinio lavorativo non ha fatto un solo giorno di assenza. Così è stato assunto a tempo indeterminato”. Qualche tempo dopo a Gianluca si è unito Manuel, un ragazzo sulla trentina, anche lui assunto a tempo indeterminato dopo un tirocinio di 6 mesi. “Manuel è molto chiuso, ci ha messo del tempo per aprirsi – precisa De Vita –. All’inizio parlava poco con i colleghi, si vergognava di tutto e soprattutto aveva paura che gli altri capissero che era un paziente psichiatrico. Ma come Gianluca era anche lui molto preciso, puntuale ed educato, e alla fine è stato assunto a tempo indeterminato”.
Nei primi tempi sia Gianluca che Manuel lavoravano soltanto la mattina. Durante il periodo dell’emergenza sanitaria da covid 19 sono stati in cassa integrazione come i loro colleghi e, dopo i mesi più duri della pandemia, hanno ripreso il ritmo di sempre. Anzi hanno cominciato a lavorare su turni, propri come gli altri, dimostrando quanto poco la propria condizione incida sul rendimento lavorativo. “Spesso gli stessi datori di lavoro si stupiscono della capacità di lavorare dei nostri utenti – conclude l’assistente sociale –. All’inizio credono che possano fare cose strane, ma poi devono ricredersi. Purtroppo negli ultimi tempi l’atteggiamento nei loro confronti è peggiorato, anche per via di una narrazione mediatica che descrive i pazienti psichiatrici come pericolosi. La nostra esperienza, però, dice altro. Gli utenti del nostro Csm lavorano negli uffici, nei ministeri, nella grande distribuzione. Sono lì da anni e solo pochi di loro sono stati costretti a prendere dei periodi di malattia per via dello stress. Gli altri vanno avanti, proprio come tutti gli altri lavoratori”.