20 giugno 2015 ore: 16:12
Immigrazione

Giornata mondiale rifugiato. "Non si perda tempo. Dietro i numeri ci sono le persone"

Le reazioni. Il direttore generale Marco De Giorgi ieri a Trieste per un convegno ha ricordato che sul tema migranti si è creata una “bolla mediatica”. Inaugurato un murales che raffigura volti e occhi di immigrati. Scalabriniane: “La politica non perda tempo”. Le 5 proposte di Sant'Egidio
Immigrati. Richiedenti asilo seduti a terra con coperte

ROMA - Nel 2014, 170 mila arrivi, 47 mila nei primi 5 mesi del 2015: questi i numeri di cui si è parlato  nella iniziativa organizzata ier a Trieste dall'Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dall'Anci alla presenza della Presidente Serracchiani.
"Ma dietro i numeri ci sono le vite delle persone – ha affermato cosi Marco De Giorgi, direttore generale dell’Unar -. Si tratta di migliaia di persone che sfuggono a guerre, persecuzioni e violenze di ogni genere, chiedendo solo di mettere in salvo la propria vita. Proprio per riportare l’attenzione pubblica sul valore e sulla dignità delle persone, abbiamo inaugurato questo murales di street art che raffigura, in primo piano, i volti e gli occhi dei migranti che giungono qui, numerosi da Pakistan e Afganistan, sulla rotta balcanica”.
“Purtroppo sul tema si è creata una sorta di 'bolla mediatica' - ha proseguito De Giorgi - che aumenta il rischio di razzismo e discriminazione se non vengono programmate delle politiche e dei servizi sul territorio che non abbiamo la solita caratteristica emergenziale". "Dalla iniziativa di ieri - ha concluso De Giorgi - grazie all'impegno della Regione, parte un buon esempio di laboratorio che vede coinvolti amministrazioni nazionali, locali e terzo settore, per governare, in modo sistematico, un processo di cambiamento che è in atto nel nostro come in altri Paesi" .

Cocis: “Basta teatrino di bassa lega”. Giornata Mondiale del Rifugiato: oggi più che mai va celebrata con degli atti concreti. Ad affermarlo è Giovanni Lattanzi, presidente del Cocis. Afferma il responsabile del Coordinamento delle organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo: "Il teatrino politico di bassa lega, giocato sulle spalle dei migranti, va in scena giornalmente sui media nazionali, a danno del lavoro di tante organizzazioni attive nei progetti di accoglienza. Siamo i primi a condannare chi specula sui migranti, che siano cooperative sociali o politici, e chi è colpevole deve pagare.
Le crisi del Nord e Centro Africa e del Medioriente spingono milioni di persone a fuggire da guerre e persecuzioni. È centrale il ruolo dell'Europa, a cui abbiamo chiesto di essere promotrice di un Piano mondiale più incisivo per la lotta alla fame, attraverso una massiccia programmazione di interventi di cooperazione allo sviluppo per sostenere i processi di pace e costruzione di partenariati e reti locali, per il rafforzamento dei diritti umani e attività di democratizzazione in luoghi di post conflitto o a rischio, e in particolare in tutte quelle zone dove con i partner locali si possono pianificare attività per uno sviluppo sostenibile”.
“All'Europa chiediamo ancora risposte concrete sul superamento del Regolamento di Dublino, che è il vero muro ad un’accoglienza che sia Europea – continua Lattanzi -. Il Cocis è per l'abbattimento di qualsiasi muro che limiti la libertà delle persone e facciamo appello alla comunità internazionale affinché non sia costruita la barriera tra Ungheria e Serbia, poiché la costruzione di un muro è la sconfitta della democrazia e dei principi ispiratori dell’Unione Europea. Chiediamo l’attivazione di un permesso di soggiorno europeo e una vera accoglienza in cui ogni stato membro faccia la propria parte azionando inoltre dei meccanismi di contrasto alla tratta degli esseri umani”.
“È importante inoltre che l'Italia riformi il sistema dell'accoglienza – conclude -, semplificandolo, avendo un solo modello di riferimento, che sia lo Sprar, attraverso una nuova struttura in cui partecipino i ministeri e le istituzioni interessate, con il terzo settore".

Scalabriniane: “Servono nuove idee per Paesi più poveri”. “E' inaccettabile che la politica europea ancora oggi stia perdendo tempo davanti a una situazione umanitaria che si trascina ormai da tempo. Migliaia, milioni di persone di Africa e Medio Oriente chiedono aiuto ai Paesi più ricchi che, invece, non decidono una politica comune. Quello condotto finora è un atteggiamento non concreto perché l'arena politica sta distruggendo le vite di migliaia di persone. Ci vuole, invece, un bando di idee che possa portare le migliori a sviluppare in quei paesi percorsi di crescita. Ci vogliono nuove idee per aiutarli, altrimenti tutto si riduce da una parte a un mero assistenzialismo, dall'altra a minoranze rumorose che provano odio profondo per chi deve essere accolto”. Lo ha detto suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane. Secondo la religiosa, “i movimenti, le associazioni, le congregazioni religiose, la Croce rossa, stanno lavorando molto per assistere questi uomini e queste donne che continuano ad arrivare da una costa all'altra del mar Mediterraneo per chiedere aiuto. Ma è impensabile vedere come gli Stati nazionali siano così frammentati quando invece sarebbe opportuno fare un ottimo lavoro di squadra per aiutare le nazioni più povere o instabili. Lo insegna la storia: un rifugiato è tale quando ci sono problemi politici e sociali che lo obbligano a essere. La comunità internazionale deve decidere subito azioni semplici ma chiare, a cominciare dall'opportunità che può venire dalla realizzazione di progetti di sviluppo e azioni concrete da fare nei Paesi da dove provengono. Se è vero che l'Europa è ricca agli occhi del mondo, lo sia non solo economicamente ma soprattutto di cuore".

Le proposte di S.Egidio. Nella Giornata mondiale del rifugiato si è svolto a Roma un convegno per ricordare "Seyfo", in siriaco "spada", con la partecipazione dei massimi esperti di quei massacri dei cristiani di cento anni fa, insieme al Patriarca della Chiesa Siro ortodossa Ignatius Aphrem II, che venerdì ha incontrato Papa Francesco. Negli interventi di storici e religiosi è risuonata anche l'eco di ciò che sta avvenendo in Siria e Iraq, nelle stesse zone dove cent'anni fa non furono massacrati solo gli armeni ma anche i cristiani delle altre confessioni.
Per i rifugiati - "ostaggi in patria, orfani nella diaspora ", come si è detto nel corso del convegno - occorre oggi una nuova cultura dell'accoglienza in Europa e nuove misure, che salvino vite umane e facilitino l'integrazione. “Al tempo stesso – sottolinea S.Egidio - è necessario intervenire per prevenire le cause dell'abbandono forzato per le guerre o la fame, senza dimenticare il preoccupante fenomeno degli sfollati ambientali”.

Le proposte della Comunità di Sant'Egidio per i profughi in 5 punti

1 - Sponsorship da parte di associazioni, Chiese, privati per richiedenti asilo: si chiama direttamente dal Paese di provenienza (si può cominciare con Siria e Iraq, attraversate dalla guerra) evitando i rischiosissimi viaggi della speranza. Lo sponsorshipgarantirebbe accoglienza e assistenza per il rifugiato;
2 - Humanitarian desk: accoglienza da parte di alcuni Paesi europei (o da parte dell’Unione) dei richiedenti asilo già arrivati in alcuni Paesi, come Marocco o Libano. Si tratta di persone che sono già uscite dal loro Stato, hanno già fatto una parte del viaggio, ma eviterebbero comunque l’ultimo tragitto, quello in mare;
3 - Modificare gli accordi di Dublino allargando le maglie che obbligano a chiedere asilo solo ai Paesi di arrivo. Occorre ricordare che molti casi potrebbero essere risolti con i ricongiungimenti familiari;
4 - Visti per motivi umanitari per chi non è ancora entrato in Europa: è previsto dall’articolo 25 del regolamento europeo. Ogni Paese può concederli autonomamente;
5 - Permessi per motivi umanitari per coloro che sono già in Italia. E’ una decisione che può prendere il presidente del Consiglio con un decreto. Dà la possibilità di lavorare. E’ successo già per alcune nazionalità, come per esempio gli albanesi che oggi sono largamente integrati in Italia (ma anche per ex jugoslavi, tunisini ecc.)

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