19 giugno 2015 ore: 15:28
Immigrazione

Giornata rifugiato, Di Tora: fratelli migranti in fuga hanno bisogno di una nuova comunità

Il presidente della Fondazione Migrantes scrive ai direttori regionali e diocesani: mentre alcune comunità da una parte hanno realizzato meravigliosi gesti di disponibilità, accoglienza, accompagnamento fraterno, altre si sono chiuse, hanno ceduto alle paure

ROMA – In occasione della Giornata mondiale del rifugiato il presidente della Fondazione Migrantes, il monsignor Guerino Di Tora, ha inviato una lettere ai direttori regionali e diocesani Migrantes oltre che ai coordinatori etnici nazionali. “Questa nuova stagione di migrazioni nel nostro Paese, seppur contenuta nei numeri rispetto alle migrazioni economiche di questi ultimi 25 anni, rischia, anche per le forme di comunicazione e di interpretazione non sempre corrette, di disorientare noi stessi, i presbiteri e fedeli”.

“Mentre alcune comunità da una parte hanno realizzato meravigliosi gesti di disponibilità, accoglienza, accompagnamento fraterno, altre si sono chiuse, hanno ceduto alle paure, hanno percepito in modo minaccioso questa nuova presenza - dichiara Di Tora -. Se è vero che l’azione della Chiesa, nelle sue diverse espressioni, non può che essere sussidiaria all’azione dello Stato e delle istituzioni territoriali, soprattutto nel servizio sociale alle persone, non possiamo però mancare di sollecitare e accompagnare in ogni diocesi - anche in collaborazione con le istituzioni - una testimonianza cristiana concreta e fedele al Vangelo, a tutela delle persone e famiglie migranti”.

“La nostra azione pastorale e culturale deve favorire percorsi educativi ed esperienze d’incontro nelle parrocchie, valorizzando esperienze associative e di gruppi o luoghi segno così che la conoscenza possa aprire l’intelligenza e la coscienza a ‘riconoscere’ i nostri fratelli”. “Tanto più che molti di questi fratelli migranti oggi in fuga hanno lasciato luoghi di fede e comunità cristiane (in Siria, Eritrea, Senegal, Costa D’Avorio, ad esempio) e quindi hanno bisogno anche di una nuova comunità per continuare a vivere almeno un tratto della storia di fede personale”.  Il testo integrale della lettera può essere letto sul sito della Fondazione.

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