17 luglio 2014 ore: 13:04
Non profit

Giovani musulmani d'Italia in piazza per fermare le violenze in Medio Oriente

Da Gaza alla Siria, l'area è protagonista di scontri e guerre. I Gmi si mobilitano a Milano, Torino e Bologna (o Reggio Emilia) il 26 luglio per sensibilizzare la popolazione e chiedere la fine degli scontri. Intanto a Milano è polemica tra comunità ebraica e Caim

MILANO – Per la prima volta, i Giovani musulmani d'Italia organizzano in tutte le sedi regionali una manifestazione in contemporanea per dire basta alle violenze in Medio Oriente. Gaza è in cima all'elenco, ma seguono anche Libia, Egitto, Siria. L'intento dei Giovani musulmani d'Italia è dare le giuste informazioni sull'area geografica, a loro dire poco e male coperta dai media tradizionali.

L'appuntamento è per sabato 26 luglio, con flash mob e presidi informativi. Le città che hanno già aderito sono Milano per la sezione Nord est dei Gmi, Torino per il Nord ovest, per il centro se la giocano Bologna o Reggio Emilia. Ancora nessuna adesione ufficiale per la sezione Sud, di cui fanno parte soprattutto Roma, Napoli e Viterbo. "L'obiettivo è arrivare a coinvolgere il maggior numero di persone, a livello locale, dove i gruppi di Gmi hanno più contatti", spiega Chaimaa Fatihi del direttivo nazionale di Gmi.

Mentre i Giovani musulmani lanciano l'iniziativa, a Milano esplode la polemica tra il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano Monza e Brianza (Caim) di cui fanno parte anche i Gmi e la comunità ebraica. Tutto è scaturito da un post del coordinatore Davide Piccardo su Facebook, in cui ha allegato a frase di commento "è finita la pacchia..." ad un video pubblicato su Youtube da Ruptly tv in cui si vede uno scontro tra attivisti pro Palestina e polizia di fronte ad una sinagoga, a Parigi. "Penso che ci siano stati dei fraintendimenti sulle parole, un problema che si vive soprattutto sui social network", sostiene Chaimaa Fatihi. "Conosco personalmente Davide Piccardo e non è certo una persona che può istigare all'odio", aggiunge. "A livello religioso ci è prescritto che dobbiamo condividere pacificamente con gli ebrei, qui il problema sta nel sionismo e in uno Stato che impedisce ad una popolazione di vivere in pace", chiude. (lb) 

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