20 agosto 2016 ore: 16:14
Economia

Giovani pronti ad adattarsi a qualsiasi lavoro: "non sono rinunciatari"

I dati del rapporto promosso dall'Istituto Toniolo di Studi Superiori presentati al Meeting di Rimini: il 47% disponibile ad adattarsi. Rosina: giovani relegati ai margini, dipendenti a lungo dai genitori, con progetti professionali e di vita bloccati. Neet, sono oltre 2,2 milioni
Giovani e laurea

ROMA - E' aumenta tra i giovani la disponibilita' ad adattarsi al lavoro (47%) e a cercare di vedere positivamente la propria vita. Infatti gli italiani, tra i 18 e i 32 anni, ai quali è stato chiesto di valutare con un voto da 1 a 5 il senso di soddisfazione sulla propria vita raggiungono in media un valore pari a 4,3, mentre l'autorealizzazione viene messa in secondo piano rispetto al reddito, soprattutto nelle classi sociali medio basse. A -rivelarlo e'' il "Rapporto Giovani" - promosso dall''Istituto Toniolo di Studi Superiori con il sostengo di Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo - presentato al Meeting di Rimini da uno dei suoi curatori, Alessandro Rosina, docente di demografia all'Universita' Cattolica del Sacro Cuore.

Dalla rilevazione, effettuata a ottobre 2015 su un campione di 9.358 persone, rappresentativo della popolazione italiana di eta' compresa fra i 18 e 32 anni, emerge inoltre che l'elevata percentuale di Neet (valore assoluto superiore ai 2 milioni e 200 mila, il piu'' elevato in Europa) "non compromette solo le vite lavorative dei giovani ma costituisce un enorme macigno" su sostenibilita' sociale, dinamiche demografiche e sviluppo economico dell''intero Paese.

In Italia, spiega Rosini, "gia' prima della crisi economica il tasso di occupazione giovanile risultava essere uno dei piu' bassi in Europa. L'Italia e' uno dei Paesi avanzati che con l'entrata in questo secolo meno si sono rivelati capaci di dotare i giovani di strumenti adatti per essere attivi e intraprendenti nel mondo del lavoro". Conseguenza ne e' che i giovani, "anziche' essere protagonisti positivi di processi di innovazione e inclusione che rendono piu' competitiva l'economia e piu' solida la societa', si trovano relegati ai margini, dipendenti a lungo dai genitori, con progetti professionali e di vita bloccati". Eppure, conclude Rosina, "non sono rinunciatari" ma "hanno in partenza progetti di vita importanti". (DIRE)

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