Giubileo dei detenuti, dalle Ostie prodotte in carcere all'abolizione del "fine pena mai"
ROMA - Per i detenuti di tutto il mondo, oggi è il giorno del Giubileo. E della Misericordia. Papa Francesco celebra infatti, ieri e oggi, il Giubileo delle carceri, ricevendo in pellegrinaggio detenuti con i loro famigliari, personale penitenziario, cappellani delle carceri, associazioni che offrono assistenza all’interno e all’esterno delle carceri. E ci sarà anche, dall'istituto penitenziario milanese di Opera, il gruppo di detenuti che, grazie al progetto "Il senso del Pane", ha prodotto fino ad oggi circa 600 mila ostie "della misericordia", recapitandole poi a oltre 300 parrocchie in tutto il mondo. Il pontefice rtornerà a consacrare il frutto del loro lavo, che ha già benedetto nel giorno di Pentecoste, quando ha ricevuto in udienza i detenuti.
box E proprio in occasione del Giubileo dei detenuti, interviene Mario Marazziti (Demo.s-CD), presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, promotore alla Camera dell’Intergruppo “Carcere, umanizzazione, esecuzione della pena, riabilitazione” e primo firmatario dei disegni di legge per l’abolizione dell’ergastolo ostativo e per l’amnistia e l’indulto. “Nessuna pena può escludere la possibilità della riabilitazione e la speranza – afferma - Purtroppo un tasso di recidività del 67 per cento per chi sconta tutta la pena è l’indice più evidente di una trasformazione della pena e della sua utilità, fino a trasformarsi nel suo contrario. Se due persone su tre tornano in carcere dopo avere scontato tutta la pena è una intera società che deve chiedersi cosa cambiare e come cambiare il sistema carcerario e giudiziario”.
E a proposito di indulto e amnistia, “aspetta da due anni il mio disegno di legge sulla abolizione del cosiddetto 'fine pena mai', che riguarda più di mille persone legate al crimine organizzato. Mentre ho depositato con Fabrizio Cicchitto e altri colleghi un disegno di legge realistico per l’amnistia e l’indulto non indiscriminati, per i reati che non creano allarme sociale, che non incrina il concetto della certezza della pena, ma che anticiperebbe il tempo del recupero sociale delle persone che hanno sbagliato per reati non gravi.Senza mettere in discussione la definitività della pena, occorre immaginare un patto educativo anche con chi ha compiuto i crimini più gravi, che permetta, a condizioni chiare, se rispettate, la possibilità di riconsiderare le modalità della pena stessa, riaprendo la porta alla speranza. E al cambiamento in meglio della persona”.