11 febbraio 2022 ore: 10:15
Giustizia

Giustizia minorile: aumenta la messa alla prova. Quasi mille i ragazzi in comunità

Sono 637 le comunità disponibili all’accoglienza di minori o giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali e solo tre sono gestite dal ministero della Giustizia. L’esempio virtuoso della comunità La Collina nel sesto rapporto di Antigone sulla giustizia penale minorile
Carcere, messa alla prova
ROMA - Nel 2021 sono 637 le comunità residenziali disponibili all’accoglienza di minori o giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali e solo tre - a Bologna, Catanzaro e Reggio Calabria - sono gestite direttamente dal ministero della Giustizia. A tracciare un bilancio è il sesto rapporto sulla giustizia minorile in Italia pubblicato oggi da Antigone. “Al 15 gennaio 2022, erano 923 i ragazzi sottoposti a misure penali ospitati da comunità (di cui 17 nelle tre comunità ministeriali). Di questi, 196 si trovavano in Lombardia, 125 in Campania, 120 in Sicilia. Nessuno in Molise, 3 in Trentino Alto Adige, 4 in Basilicata, 6 in Friuli Venezia Giulia - si legge nel rapporto -. Nel corso del 2021 sono stati 1.544 i collocamenti in comunità nell’ambito penale (dai quali possiamo tuttavia sottrarre i circa 170 rientri dall’Ipm a seguito del cosiddetto “aggravamento”, per cui il ragazzo che ha violato alcune regole viene mandato in carcere per un massimo di un mese). La stragrande maggioranza, ben 749 (i dati di flusso scorporati sono fino al 15 dicembre), sono stati dovuti a misure cautelari, mentre 325 sono stati nell’ambito di un provvedimento di messa alla prova”.
 
Aumenta la messa alla prova. Alla fine del 2021, il 20,2% dei giovani presi in carico dai servizi dell’Ussm (Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni) si trovava in messa alla prova. “Tra il 1992 e il 2020 le concessioni di tale misura sono aumentate del 286,2%, passando da 788 a 3.043 - spiega il rapporto -. Se guardiamo al numero dei minorenni denunciati per i quali in un certo anno l’autorità giudiziaria ha disposto l’inizio dell’azione penale e lo paragoniamo con il numero di misure concesse, constatiamo come l’incidenza della messa alla prova sia aumentata anche in termini relativi (pesava ad esempio il 2,9% nel 1992, l’11,1% nel 2005, il 18,4% nel 2017)”.
 
Un esempio virtuoso, raccontato nel rapporto, è quello della comunità “La Collina”, nata in Sardegna circa venticinque anni fa da un gruppo di volontarie e volontari guidati da don Ettore Cannavera. “Davvero non si può fare di meglio? È la domanda che mi sono posto mezzo secolo fa, quando ho deciso, per libera scelta, di dedicarmi al carcere minorile - racconta don Cannavera -. Qualcosa di ancora più inutile e sciocco di quello per adulti. E ben più costoso. Ci ho passato gli anni lì dentro, le notti. Rendendomi conto che i minori, in quel casermone, non avevano nessuna possibilità di essere rieducati (…). Quindi ho preso una decisione: se il carcere era stupido, costoso ed inutile, ne avrei realizzato uno io. Utile ed economico, quindi intelligente. E mi sono messo al lavoro”. La comunità si trova a Serdiana, in provincia di Cagliari. Gli spazi abitativi e dedicati alle attività quotidiane sono circondati da vigne e ulivi. “Per conciliare il riposo e la riflessione a tarda sera tutte le luci si spengono e al risveglio si pratica qualche momento di silenzio - si legge nel rapporto di Antigone -. Supportato da una preziosa e vivace squadra di operatrici e operatori di condivisione, Ettore porta avanti da anni la sua missione: offrire nuove prospettive biografiche a ragazzi che a causa di problemi con la giustizia hanno conosciuto il freddo e la durezza del carcere”.
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