Giustizia minorile, Pesarin: no alla riduzione età punibile, va semmai innalzata
Roma - Innalzare a 21 anni l'eta' in cui i giovani che commettono reati penali sono puniti dal tribunale minorile. La sperimentazione e' gia' in atto in alcuni Paesi europei, come la Germania. E questa e' la strada da seguire anche in Italia per Serenella Pesarin, gia' Direttore Generale del Dipartimento per la Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia, "perche' - dice - l'eta' in cui si commettono i primi reati e' in aumento".
Pesarin lo ha dichiarato in un'intervista all'Agenzia Dire, commentando le recenti dichiarazioni del ministro Alfano che ha proposto pene piu' dure per i ragazzi dai 16 ai 18 anni. Perche', "al di sotto dei 16 anni c'e' grande immaturita' da parte dei giovani di oggi". Anche perche' la vita media si e' allungata e con essa l'affinamento della personalita'.
"I luoghi chiusi non favoriscono i progetti educativi" aggiunge Pesarin, e sottolinea: "a noi importa che la pena sia ri-educativa, come dice anche la nostra Costituzione, con processi educativi che abbiano senso, senza interrompete i processi evolutivi in atto".
Pesarin puntualizza che la sua proposta non riguarda i reati penali piu' gravi e cita alcune ricerche sulla recidiva compiute dal ministero della Giustizia, sottolineando che "i percorsi esterni inibiscono la recidiva, all'interno di percorsi repressivi, invece, la recidiva aumenta".
(DIRE)