Gli "angeli del sostegno psichiatrico": ex pazienti aiutano chi ha un disagio
MILANO - "La molla che mi ha fatto agire è stata la scoperta che tanta sofferenza patita non era fine a se stessa ma potevo trasformarla in qualcosa di utile per gli altri". Luisa Rampazzo da circa un anno e mezzo aiuta pazienti psichiatrici e lo fa da persona che a sua volta ha problemi di salute mentale. "Solo che ora vivo una fase in cui sto bene", spiega. E come lei tra le province di Milano, Como, Varese, Pavia e Brescia ci sono altri 115 "angeli del sostegno psichiatrico", più tecnicamente definiti come Erp (Esperti in supporto tra pari) e che sono pazienti o ex dei servizi psico sociali. L'Università Bicocca di Milano ha realizzato una ricerca sugli Erp, che è stata presentata questa mattina. Hanno un'età che varia dai 22 ai 68 anni, quasi la metà ha un titolo di studio di scuola media superiore e il 15% una laurea. Tre su dieci lavorano e la maggior parte vive in famiglia. "Non sono medici psichiatri, psicologi, infermieri e nemmeno educatori o assistenti sociali- spiega Antonino Mastroeni, psichiatra del Dipartimento di Salute Mentale dell'Azienda socio sanitaria territoriale Lariana (Como)-. Sono persone che hanno saputo trasformare in risorsa l'esperienza di un disturbo mentale e oggi svolgono il proprio lavoro in modo professionale. Si sono sottoposti a un percorso di formazione e hanno superato una selezione. E oggi, svolgono un'attività che viene rimborsata grazie a una sperimentazione finanziata da programmi innovativi di Regione Lombardia".
Luisa è presidente dell'associazione di Legnano "Pari e dispari", composta da soli utenti dei Centri psico sociali, e segretaria della Rete utenti salute mentale della Lombardia (Rul). "Inoltre svolgo il ruolo di facilitatrice in un gruppo di aiuto mutuo aiuto di donne con disturbi d'ansia. "Spesso il problema che vive chi ha un disagio psichico è di non essere capito dagli amici o dai parenti -aggiunge Luisa-. Tendono a minimizzare, perché la malattia mentale non si vede e non riescono a cogliere la sofferenza che proviamo. Per questo può essere importante nel percorso di cura incontrare qualcuno che ci è già passato e sa meglio di tanti altri cosa sta provando". "Gli Esp rappresentano sia una modalità di coinvolgimento e attivazione dei cittadini utenti -spiega Mara Tognetti, direttrice del Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale della Bicocca -, sia una risorsa importante del welfare generativo e un esempio di come il nuovo welfare debba e possa coinvolgere i cittadini sulla base delle loro competenze e capacità".
Dalla ricerca della Bicocca emerge che gli Esp svolgono attività di varia natura, e di norma sono impegnati in più di una (75%): affiancamento nei confronti di altri utenti (55%), interventi di risocializzazione - residenziali e nel territorio ( 48%), conduzione e facilitazione in gruppi di auto mutuo aiuto (40%), attività di front office nel servizio di salute mentale (30%). Inoltre effettuano testimonianze e interventi in iniziative di formazione (59%) e di sensibilizzazione e lotta al pregiudizio su temi di salute mentale (58%). Il 70% degli Esp riceve un compenso per un impegno variabile tra 1-2 ore fino a 24 ore settimanali (in media 8 ore). Infine, il 48% è molto soddisfatto di quel che fa e il 60% vuole continuare ed eventualmente aumentare il proprio impegno. (dp)