21 settembre 2017 ore: 12:03
Immigrazione

Gli sbarchi sono stati fermati. Ha vinto, per ora, lo stile coloniale di un tempo

Migranti: accordi sono stati stipulati in Libia. Sembra che la tregua funzioni, un sospiro di sollievo nazionale è stato tirato con grande soddisfazione. In realtà il centro dell’attenzione è tornato ad essere la tutela del proprio territorio. Ma con il tempo le parti si invertiranno… L’analisi di don Vinicio Albanesi (Comunità di Capodarco)
Barche accatastate, migranti, naufragi

Da qualche settimana gli sbarchi di rifugiati provenienti dall’Africa nel nostro mare sono stati fermati. Accordi sono stati stipulati in Libia. Le navi che viaggiavano per la salvezza di barconi insicuri si sono ritirate.
Sembra che la tregua funzioni: tutti soddisfatti. L’allarme sociale è interrotto; la politica anti migratoria è stata efficace. I media non allarmano più l’opinione; le discussioni sull’immigrazione sono calate. Le cifre dei senza patria si sono abbassate. Un sospiro di sollievo nazionale è stato tirato con grande soddisfazione.

Qualcuno fa notare i prezzi di questa tregua. Altri, “i libici”, fanno il lavoro sporco di tenerli fermi al di là della sponda. Qualcuno fa notare che il tutto è a prezzi molto alti: contenimento, prigioni, violenze, stupri. Che siano forze militari, paramilitari o gli stessi che prima organizzavano le traversate e poi, in cambio di pagamento, si occupano di fermare il flusso migratorio interessa poco. Importante è aver tutelato il proprio territorio.
Sul fronte dei Balcani pensa la Turchia di Erdogan a gestire i campi profughi con decine di migliaia di profughi bloccati, dietro lauto compenso. I paesi dell’Europa sono soddisfatti: hanno lodato l’Italia per sua eroicità; ora penseranno a intervenire perché le sofferenze non superino certi livelli.

E’ tornato lo stile coloniale di un tempo. Il centro dell’attenzione è la tutela del proprio territorio. Guardare ai propri interessi, utilizzando a pagamento forze del luogo, per controllare le sbavature dei problemi che emergono. Gli europei possono andare e venire; sfruttare le risorse naturali, quando ci sono: acquistare e vendere petrolio, legname, armi leggere e pesanti. Che cosa avviene in quei paesi fornitori di gente disperata in cerca di futuro non è un problema che li riguarda.
E’ lo stile del padrone che comanda, attento ai propri prodotti, senza occuparsi del costo umano dei risultati. Una antica storia, che, cambiando scenari, si ripete.
I problemi delle migrazioni non sono stati affrontati: in giro per il mondo si invocano muri e qualcuno l’ha già costruiti. Il futuro è immaginato con chiusure del territorio; al di qua i sicuri, “i nostri”, al di là la plebaia che forza i confini.

Nel corso degli anni si costituiranno zone franche, sicure, composte da cittadini autentici; a fianco, o di lato, zone promiscue di disperati che si arrangeranno.
I sintomi già si vedono: migliaia di persone vaganti nella nostra Italia e in Europa che non hanno patria, né casa. Si agglomereranno nelle periferie della città per sopravvivere: terreno fertile per il vagabondaggio, la criminalità, la prostituzione. Nei casi più gravi cercheranno il riscatto lasciandosi convincere dalla ribellione. Le vittime, questa volta, si invertiranno: non sono più i disperati, ma gli arroccati, i cittadini veri, coloro che erano sicuri sono a rischio.
E’ la natura con le sue leggi a governare: tirando troppo la corda, si spezza.

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