Gli scatti dei ragazzi autistici, il "maestro" è un fotografo migrante
Autobiografie fotografiche
Alcuni scatti tratti dal laboratorio "Autobiografie fotografiche" |
ROMA – Si chiama “Click! Autobiografie fotografiche” e fa vedere cosa accade, o può accedere, quando l'autismo incontra l'arte e la cultura della migrazione. Cosa è accaduto, in questo caso, durante i due laboratori che hanno coinvolto un gruppo di adolescenti con autismo del Liceo artistico statale “Via Ripetta” di Roma, guidati dalle professoresse Piemonte e De Simone. Il primo laboratorio, “I cinque sensi”, realizzato in collaborazione con l'associazione Dynamis, ha preso il via dal labirinto disegnato da uno degli studenti autistici del liceo, che ha ispirato la creazione di una vera e propria installazione, “Il labirinto di Icaro involato”, esposta anche al Maxxi, in occasione della Giornata mondiale di consapevolezza dell'autismo.
Al laboratorio hanno preso parte anche minori stranieri in transito in Italia, accanto agli studenti, disabili e non, del Liceo artistico. Laboratorio di inclusione e integrazione per eccellenza, quindi, grazie alla sinergia tra la onlus Insettopia e la rete InTransit, che si è recentemente costituita tra lo stesso liceo e l'associazione Civico zero, l'Archivio delle memorie migranti, l'Istituto centrale beni sonori e audiovisivi, il circolo Gianni Bosio e la onlus Pianoterra. Obiettivo della rete è proprio creare momenti di incontro e di scambio tra giovani italiani e stranieri, disabili e non, a partire anche dalla condivisione dall'esperienza artistica.
Sulla stessa traccia si muove il secondo il secondo laboratorio di inclusione e integrazione realizzato all'interno dello stesso liceo artistico: si chiama “Autobiografie fotografiche” e nasce dall'incontro tra gli studenti e un fotografo “migrante”, Mohamed Keita: un'esperienza che sarà presto raccontata anche in un film, girato da Federico Triulzi, oltre che in un libro curato dalle due professoresse Piemonte e De Simone, di prossima uscita. I ragazzi hanno appreso dal fotografo l'arte dello scatto e hanno dato prova delle capacità acquisite con una serie di immagini, che saranno presto esposte in una galleria romana. La fotografia, in questo caso, come strumento di riappropriazione del mondo da parte di ragazzi che spesso faticano a sentirlo proprio: primi fra questi, i ragazzi con autismo.
“La forza e la novità dell'esperienza è stata proprio la volontà di costruzione di un dialogo tra la scuola, le altre istituzioni ed il mondo delle associazioni – spiega Piemonte - che ha permesso di sensibilizzare e far conoscere ad un pubblico sempre più ampio la cultura ed il valore della neurodiversità, significativamente in comunicazione con il mondo e la cultura della migrazione. - La scuola, sempre più è chiamata ad attivare una didattica della ricerca-azione, partecipativa ed aperta al territorio, che promuova un 'laboratorio culturale permanente integrato al territorio', anche riferendosi alle esperienze già avviate in tal senso. Le relazioni interculturali ed interetniche – continua – e le pratiche di inclusione sociale, infatti, riguardano tutti, non solo gli stranieri. Così la valorizzazione della cultura della neurodiversità. Nessuna esperienza didattica di inclusione che si connoti quale percorso di accoglienza, relazione o, più semplicemente ascolto, può avvenire e concludersi al chiuso delle aule scolastiche. E' oramai vitale la necessità di individuare strategie comuni, tese a familiarizzare gli studenti, con le diverse culture che abitano il mondo, molte delle quali presenti e già ben radicate in Italia, a Roma”. (cl)