29 ottobre 2015 ore: 11:10
Immigrazione

Gli stranieri si sposano meno e si separano più facilmente. Il sogno infranto della casa

Dossier Idos/Unar. Nel 2013 registrato un calo di quasi il 12 per cento di matrimoni misti. Fra il 2000 e il 2005 le separazioni sono aumentate del 76,7%. Gli italiani sposano soprattutto romene, le italiane i maghrebini. Meno del 20% delle famiglie immigrate ha una casa di proprietà
Matrimoni misti. Mani con fedi

ROMA – Anche gli stranieri si sposano meno. Ma parallelamente cresce il fenomeno dell’instabilità coniugale. Ad evidenziarlo è il Dossier statistico immigrazione Idos/Unar, presentato questa mattina a Roma.

Basta “matrimoni di comodo”. Dopo il picco raggiunto nel 2008, con 24.548 celebrazioni che hanno coinvolto coppie miste, il calo registrato nel 2009-2010 è da attribuire in gran parte alle variazioni normative apportate con l’introduzione dell’art. 1, comma 15, della legge n. 94 del 2009, con il quale, modificando l’art. 116 del Codice Civile, è stato imposto allo straniero che avesse voluto contrarre matrimonio in Italia l’obbligo di produrre un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano. Tale variazione normativa, la cui ratio è stata chiaramente quella di ostacolare i cosiddetti “matrimoni di comodo” (finalizzati all’ottenimento della cittadinanza italiana per il coniuge straniero), è stata in seguito “rettificata” da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 245 del 20 luglio 2011), la quale ha stabilito che quello di formare una famiglia attraverso la celebrazione delle nozze costituisce un diritto fondamentale della persona, non soggetto a limitazioni. La sentenza della Consulta ha prodotto sotto il profilo statistico degli effetti ‘correttivi’ sul trend naturale delle celebrazioni matrimoniali con almeno un coniuge straniero. Se nel 2010 il numero delle celebrazioni di matrimoni misti è stato pari a 17.169 (una cifra simile a quella registrata nel 2001), un anno dopo la sentenza della Consulta si è registrato un sostanziale “recupero” (20.764 celebrazioni).

Unioni in calo. Nel 2013, invece, conformemente alla tendenza alla diminuzione delle celebrazioni nel loro complesso, anche i matrimoni misti hanno registrato una flessione: 18.273 (-11,9% rispetto al 2012). Si tratta di una quota che copre il 9,4% di tutte le 194.057 nozze celebrate durante l’anno e che, come in passato, vede prevalere al proprio interno (con 14.383 casi, pari al 78,7% del totale) la tipologia sposo italiano con sposa straniera. Sono soprattutto le donne dell’Est Europa a sposare gli uomini italiani, in particolare le romene (2.758 matrimoni, pari al 19,2% delle unioni italiano-straniera), le ucraine (1.580), le russe (874), le polacche (778) e le moldave (744): rispettivamente al primo, secondo, quarto, quinto e sesto posto della graduatoria per numero di celebrazioni. Quando gli uomini italiani sposano una donna sudamericana prediligono per lo più le brasiliane (al terzo posto assoluto con 893 matrimoni). Le donne italiane, invece, nel 2013 hanno sposato soprattutto uomini provenienti dal Maghreb; in particolare dal Marocco (533 matrimoni, pari al 13,7% delle unioni italiana-straniero) e dalla Tunisia (247). Rilevante anche la quota degli sposi provenienti da Albania (357), Regno Unito (192), Germania (174), Romania (161) e Francia (144). “È evidente che la maggiore presenza in Italia di alcune collettività straniere rende molto più frequenti le celebrazioni di particolari tipologie di matrimoni misti”, afferma il Dossier. Analoga ragione sta alla base dei matrimoni celebrati fra stranieri, che comprendono i cosiddetti “matrimoni misti-misti” (in cui i coniugi stranieri provengono ciascuno da un paese diverso). Le nozze celebrate nel 2013 fra sposi entrambi stranieri sono state 7.807, continuando a costituire una minoranza sul totale dei matrimoni (3,8%), e per un quinto (20,8%) ha riguardato cittadini romeni (952 celebrazioni); seguono i nigeriani (442) e i cinesi (376). Al contrario, albanesi e marocchini si sposano meno frequentemente fra propri connazionali.

Separazioni e divorzi. Col crescere dei matrimoni fra italiani e stranieri è cresciuto nel tempo anche il fenomeno dell’instabilità coniugale delle coppie miste. Una tendenza, questa, che può essere rilevata osservando i dati relativi alle separazioni e ai divorzi riguardanti questa tipologia di unioni. Mettendo a confronto i valori relativi, grosso modo, all’ultimo decennio (2000-2012) si rileva come sia le separazioni che i divorzi di coppie miste siano cresciuti sensibilmente. Nel 2012 le prime sono state 8.176 (4.266 nel 2000), costituendo il 9,3% di tutte le separazioni, mentre i secondi sono stati 4.584 (1.940 nel 2000). In particolare, fra il 2000 e il 2005 le separazioni sono aumentate del 76,7%. Delle separazioni di coppie miste pronunciate dai tribunali italiani nel 2012, circa 7 casi su dieci (68,9%) hanno riguardato mariti italiani sposati a mogli straniere (o divenute italiane in seguito al matrimonio). Un dato che appare coerente con la maggiore frequenza dei matrimoni caratterizzati dalla tipologia marito italiano e moglie straniera (in particolare romena). Anche i divorzi relativi a coppie miste appaiono in crescita, seppure l’entità del fenomeno sia più contenuta. Nel 2012 i tribunali italiani hanno emesso 4.584 provvedimenti di divorzio riguardanti coppie miste: una cifra corrispondente all’8,9% del totale.

Il sogno infranto della casa in proprietà. Le difficoltà di accesso al mercato degli affitti e all’edilizia residenziale pubblica, maanche la possibilità di una maggiore integrazione (agevolando il ricongiungimento familiare),oltre che di un vero e proprio investimento (a parità di spesa con il canone), hannospinto in anni passati molti immigrati, soprattutto lungo-residenti, all’acquisto della casa.
Questo fenomeno, segnala il Dossier, è stato crescente dal 2004 al 2007 in termini sia assoluti che relativi, anche grazie alla facilità di accesso al credito bancario, mantenendo quote, sul mercato residenziale nazionale, tra il 12,6% del 2004 e il 17% del 2007, anno in cui si è toccato il massimo storico (135 mila unità abitative acquistate, a fronte delle 806.225 comprate dagli italiani) e la percentuale di stranieri aventi una casa di proprietà ha toccato il 12,3%. Dal 2008 la crisi globale e immobiliare ha pesantemente invertito la tendenza, come dimostrano i 32 mila acquisti in meno rispetto all’anno precedente. In tre anni, poi, gli acquisti di immobili da parte di stranieri in Italia si è più che dimezzata rispetto al 2007, mentre la crescita annua dell’8,9% registrata nel 2011 va considerata nell’ambito di un calo complessivo del 6,5% del mercato nazionale: su 570 mila compravendite di abitazioni, 61 mila acquisti sono stati conclusi da stranieri, circa 5 mila in più rispetto all’anno precedente, nonostante il bilancio complessivo si sia chiuso con un passivo di circa 40 mila scambi. Al 2012 poco meno del 20% delle famiglie immigrate (per un totale di circa 800 mila lavoratori) risulta vivere in una casa di proprietà, acquistata per lo più nel Nord Italia, in periferia per il 34%, in provincia per il 46% e generalmente in una fascia di mercato meno quotata (appartamenti in condominio in contesti residenziali di tipo economico) con uno stato di conservazione discreto. Nello stesso anno gli italiani in possesso di almeno un’abitazione erano stimati a circa l’80%. Con la crisi anche per gli stranieri la tendenza all’acquisto ha subito duri contraccolpi e in parte si è indirizzata, come per gli italiani, o ad abitazioni di taglio sempre più piccolo, soprattutto nei capoluoghi, o più grandi ma in convivenza tra più nuclei.

Al 2011, secondo l’Istituto Scenari Immobiliari, il 51% degli acquirenti stranieri erano est-europei (soprattutto romeni e albanesi), in aumento rispetto agli anni precedenti, mentre i nord-africani (marocchini e tunisini) erano in calo (6,8% contro il 16% del 2006). Seguivano cinesi, sudamericani e filippini. Inoltre il mercato delle compravendite degli stranieri interessava per il 70% il Nord (Lombardia in testa, con quasi un quinto), per il 26% il Centro e per il 4% il Meridione (dove risiedeva il 13,5% degli stranieri).

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