9 settembre 2014 ore: 15:57
Immigrazione

Grazie agli accordi di Dublino, la Svizzera evita di esaminare il 20% delle domande d'asilo

Lo rivela uno studio del professore elvetico Piguet. Il Paese è il maggior beneficiario degli accordi Dublino. I casi di richiedenti accolti dalla Svizzera sono 751 contro 4.165 mandati in altri Paesi Ue dove avevano già rilasciato le impronte
Rifugiati: tutti i volti del diritto di asilo Rifugiati: tutti i volti del diritto di asilo

Rifugiati: tutti i volti del diritto di asilo

MILANO - Qual è il Paese che guadagna di più dall'accordo Dublino? La Svizzera, che nemmeno fa parte dell'Unione europea ma ha sottoscritto nel 2005 l'accordo nato per impedire ai richiedenti asilo di depositare la loro domanda in più Stati membri. Nel 2013 il Paese ha rispedito in Paesi membri dell'Ue 4.165 richiedenti asilo, "riprendendone" al contrario solo 751. Il "guadagno netto" che la Svizzera ne ricava è di 3.414, calcola quindi il professor Etienne Piguet, ordinario dell'Istituto di geografia dell'Università di Neuchâtel. Ne parla in un articolo comparso sul suo blog del giornale svizzero L'Hebdo.

L'articolo critica gli accordi di Dublino per "la loro mancanza di solidarietà" e rileva il contraddittorio atteggiamento della Svizzera verso Bruxelles: da un lato critica le istituzioni europee, dall'altro trae vantaggio personale dalle sue leggi. A guardare i numeri, chi ci rimette – al contrario – è l'Italia. Le nostre frontiere sono destinatarie di 2.527 "casi Dublino" provenienti dalla Svizzera (quindi richiedenti che avevano depositato le impronte nel nostro Paese e cominciato la procedura d'asilo da noi) mentre solo 8 hanno fatto il percorso inverso. Questo circolo virtuoso (per la Svizzera, non per l'Italia) abbatte  del 20% le domande d'asilo effettivamente da esaminare in Svizzera rispetto al numero di chi valica i confini elvetici. Secondo in questa classifica e il Lussemburgo al 13% e terza l'Irlanda ferma al 9%.

"Queste cifre – conclude il professor Piguet nel suo ragionamento – dimostrano a che punto sia presuntuoso pensare che la Svizzera possa senza conseguenze voltare le spalle all'Europa". Continua il professore: "In caso di uscita dall'Ue, la Svizzera non sarebbe più in diritto di trasferire i richiedenti asilo verso un Paese di transito o di soggiorno e, in più, la sua capacità attrattiva per i rigettati dell'Ue sarebbe massicciamente incrementata. In ogni caso ci si attenderebbe di dover trattare migliaia di domande d'asilo in più all'anno". E l'efficiente macchina elevetica potrebbe rischiare di avere qualche intoppo. (lb)

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