15 dicembre 2015 ore: 11:14
Società

Hate speech e dangerous speech: così stampa e tv si prestano a veicolare messaggi d’odio

I dati e le analisi del rapporto Carta di Roma “Notizie di confine”. Presentati 3 casi decisivi: il discorso di Matteo Salvini sui rom del 28 maggio 2015, due servizi del Tg4 sulle comunità islamiche in Italia a seguito degli attacchi al giornale Charlie Hebdo e in Kenya; un servizio del TG4 sul degrado delle stazioni
Campagna contro l’hate speech. Cartelli

ROMA - Anche la stampa e le tv italiane si prestano, in tema di immigrazione, a prestare voce a discorsi di incitamento all’odio. E così l'hate speech e il dangerous speech prendono forma e arrivano a lettori e ascoltatori. Il rapporto Carta di Roma "Notizie di confine" dedica a questo problema ampio spazio, dando indicazioni ed esempi pratici per evitare di incappare in questa trappola. Prima di tutto, il rapporto sottolinea che "la diffusione di allarmi e voci non verificate, cioè prive di un adeguato controllo delle fonti, rappresenta una violazione della deontologia giornalistica, che impone di confrontare e verificare le informazioni prima di diffonderle, soprattutto nei casi in cui questi rumori potrebbero generare allarmi sociali o ledere la reputazione delle persone coinvolte". Vi sono poi altri indicatori esemplificativi nell'individuazione di casi di dangerous speech: la posizione di chi parla, l’audience, le caratteristiche del discorso, il contesto storico-sociale e i media che lo veicolano.

Il rapporto presenta tre casi precisi di dangerous speech da parte dei media. Il primo è il discorso incendiario di Matteo Salvini sui rom del 28 maggio 2015, a seguito di un incidente a Primavalle di Roma, dove rimase uccisa una donna e 8 persone rimasero ferite. A bordo dell’auto quattro rom, di cui un minorenne, fuggiti dopo l’incidente. Salvini dice: “Radiamo al suolo i campi rom”, “I campi rom vanno demoliti con le ruspe”. Come gestire la notizia? I tg si dividono: alcuni "smorzano" il discorso incendiario affiancano dichiarazioni opposte (Tg3 e Tg5). Un approccio neutrale è seguito dal Tg1 e da SkyTg24: il discorso incendiario è riportato senza commenti, non è “rafforzato” né problematizzato. Un approccio "che rischia di sottovalutare la gravità del problema" avverte il rapporto. C'è poi l'approccio “complice” di Studio Aperto e Tg4, che dedicano molti servizi sulla vicenda, non dando spazio alla pluralità delle voci e concentrandosi solo sulle parole del leader leghista. Infine, l'approccio “escludente” di Tg2 e TgLa7 che, pur trattando la vicenda, non fanno riferimento alle parole di Salvini.

Un secondo esempio di dangerous speech riguarda due servizi del Tg4 sulle comunità islamiche in Italia a seguito degli attacchi al giornale Charlie Hebdo con 12 vittime. In quei giorni tutti i tg dedicano alcune notizie alle reazioni delle comunità: molti usano un approccio misurato e rassicurante. Il Tg4 segue un percorso diverso, non solo più allarmista, ma tendente ad accentuare la tensione, a seminare sospetti. L'intento è di smascherare il “doppio discorso” dei musulmani in Italia (conciliante quello ufficiale e carico di odio quello reale). In un servizio del 12 gennaio, per esempio, dopo aver raccolto le dichiarazioni di condanna degli attentati da parte di alcuni musulmani al Palasharp di Milano, il giornalista torna a raccogliere dichiarazioni con  telecamera nascosta: “Qualcuno cambia versione” è il risultato. “Hanno ucciso dodici cani”. Stessa tattica in un servizio del 4 aprile, dopo l'attentato in Kenya contro un college frequentato da studenti cristiani. “Si tratta di servizi che non mirano a informare - riferisce il rapporto -, approfondire o problematizzare una questione complessa e delicata come la relazione e la convivenza tra religioni e culture, ma piuttosto puntano a dimostrare a tutti i costi un’opinione preconcetta: che, dietro al discorso di facciata dei musulmani, vi sia una malcelata simpatia per i terroristi".

Terzo caso di dangerous speech: un servizio sempre del Tg4 sul degrado delle stazioni ferroviarie dopo l’afflusso di centinaia di profughi. "Testo e immagini si articolano in modo tale da generare un livello di lettura dalle implicazioni molto pericolose, in primis una disumanizzazione degli immigrati, raffigurati quasi come un’orda incivile - si legge nel rapporto -. Le immagini che li ritraggono in momenti di imbarazzante intimità, senza rispetto per la loro dignità, puntano a suscitare disgusto nei loro confronti e timori per il rischio sanitario. L’uso delle parole rafforza questa rappresentazione". Alcuni frammenti del testo: «L’Italia sta diventando una cloaca. Vengono da tutto il mondo per vedere i nostri monumenti e cosa trovano, cosa ammirano? Gabinetti a cielo aperto (inquadratura di un uomo che si pulisce i piedi), toilette a vista (immagine di un uomo che si infila la mano sotto i pantaloni, presumibilmente per lavarsi le parti intime).

A ridosso degli attentati di Parigi del 13 novembre, il rapporto non può non segnalare un altro caso di dangerous speech, pur non rientrando nel campione dell’analisi: il titolo del quotidiano Libero "Bastardi islamici”. "La definizione è molto grave, ovviamente per il contenuto, ma anche per il momento in cui è stata pubblicata: immediatamente a ridosso di eventi così drammatici. Momenti nei quali, sull’onda della rabbia, può essere legittimata qualsiasi tipo di reazione. Se sono “bastardi” gli islamici, senza alcuna distinzione ma solo per il fatto di praticare una religione, allora anche “noi”, occidentali e cattolici possiamo (e dobbiamo) reagire nei loro confronti per fermarli".

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