28 novembre 2017 ore: 13:00
Salute

Hiv, Lila: "Scarsa propensione al test e diagnosi tardive"

Quasi 1.660 test in un anno con la Lila: i due terzi sono uomini, oltre la metà dei comportamenti sessuali è di tipo eterosessuale. Alte le percentuali di ‘first test’, il 45%. Dieci i test positivi, di cui 3 sono ‘late presenter’. Oltre 7 mila contatti all’helpline, solo il 15% da donne. I dati del Report 2017
Test hiv, fialette, aids - SITO NUOVO

ROMA - Tra il primo ottobre 2016 e il 30 settembre 2017 sono stati 1.659 i test eseguiti nelle 9 sedi Lila che forniscono questo servizio gratuitamente e in forma anonima. Due terzi delle persone che si sono rivolte ai servizi di testing sono uomini (66,79%), oltre la metà dei comportamenti riferiti è di tipo eterosessuale. Molto elevata la percentuale di first test: il 45,69% del totale. Su 12 test con esito reattivo (tutti in maschi con età media di 38,8 anni), 10 hanno eseguito il test di conferma che, nella totalità dei casi ha dato esito positivo: tra questi 3 su 5 sono late presenter cioè persone a cui è stata diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv e che già mostrano una grave compromissione del sistema immunitario. Sono i dati contenuti nel LilaReport2017, un’analisi di oltre 10 mila contatti avuti nel corso di un anno attraverso le helpline, i servizi di counselling, le attività di testing e gli incontri nelle scuole, presentato oggi a Roma.

Dai dati sui test emerge, “una scarsa propensione al test nel nostro Paese e una generale sottovalutazione dei rischi corsi” e l’alta incidenza dei late presenter, “circa la metà delle nuove diagnosi in Italia si configura come diagnosi tardiva, un fenomeno che costituisce una grave urgenza di salute pubblica”. Il Report sottolinea però come l’offerta di test in contesti demedicalizzati, senza richiesta di documenti, in ambienti non giudicanti e con l’offerta di counselling possa incoraggiare chi non ricorrerebbe a servizi tradizionali.

Sono state 7.110 le persone che si sono rivolte ai servizi di helpline della Lila nel periodo considerato, si tratta in prevalenza uomini. Le donne sono poco più del 15% dei contatti. “Nonostante siano particolarmente esposte all’Hiv per una serie di fattori biologici, culturali e sociali, le donne percepiscono come più remota l’eventualità di contrarre il virus, facendo prevalere gli aspetti relazionali su una corretta percezione del rischio – si legge nel Report –. Negli uomini, invece, la paura di contrarre l’infezione è, spesso, scatenata da esperienze sessuali al di fuori della coppia e l’urgenza di contattare l’helpline è alimentata dal rimorso e dal senso di colpa. In entrambi i casi, la percezione del rischio sembra legata più all’accettabilità sociale del partner e delle proprie scelte di vita e non all’adozione o meno di precauzioni per il sesso protetto”.

Cosa chiede chi si rivolge alle linee di aiuto? Quasi il 60% fa domande sulle modalità di trasmissione dell’Hiv, la maggior parte per una valutazione dei rischi corsi e con riferimento a un preciso episodio ritenuto rischioso. Sono state 4.439 le persone che hanno riferito un’esperienza vissuta, nel 90,2% dei casi di natura sessuale: la maggior parte di natura eterosessuale (43,6%), seguono gli uomini che dichiarano di avere avuto un rapporto a pagamento (23,9%) e gli uomini che hanno fatto sesso con altri uomini (18,6%). I timori sono legati alla mancanza del profilattico o alla sua rottura, “anche se sono molte le persone che il profilattico l’hanno usato e sono ugualmente molto preocuppate”. Poco più del 9% riferisce esperienze non sessuali: contatti reali o presunti con il sangue, contatti con persone sieropositive o presunte tali, dubbi sull’impiego di srumentazioni non sterili in contesti sanitari o utilizzo di bagni pubblici. La maggior parte dei dubbi riguarda i rapporti oro-genitali (32% dei casi): in due terzi casi non c’era alcun rischio perché era stato usato il profilattico. Dubbi anche su masturbazione, contatti sessuali indiretti e baci. “Dai dati emerge un livello di conoscenza delle vie di trasmissione e dei comportamenti a rischio molto confuso e, spesso, distorto da forti elementi emotivi – si legge nel Report – L’esempio più ricorrente è rappresentato da uomini angosciati che ci contattano a seguito di un rapporto a pagamento, convinti di aver contratto l’Hiv pur non avendo corso alcun rischio, dimostrazione che l’associazione tra Hiv e mondo della prostituzione è talmente forte e radicata che nemmeno l’uso corretto del profilattico sembra sufficiente a scongiurare il contagio”.

Altro tema affrontato nei contatti alle helpline è il test: con un aumento rilevante rispetto alla precedente rilevazione (dal 19% al 46%). “Tale incremento è forse collegato all’accresciuta consapevolezza dell’importanza del test e alle campagne di sensibilizzazione svolte, soprattutto dalle associazioni. Anche se le persone continuano a vivere la decisione di fare il test come un passaggio delicato e di forte ansia”. L’ansia è alimentata dalle barriere che ostacolano un sereno accesso all’accertamento, come la mancata garanzia di anonimato, la richiesta di ricette, la paura di essere riconosciuti nei piccoli centri, e dalle informazioni spesso poco chiare o discordanti sui test disponibili e sul periodo finestra. Sugli oltre 7 mila contatti, solo la metà ha dichiarato di aver fatto il testo almeno una volta nella vita (nella maggior parte dei casi in strutture pubbliche), solo 171 hanno fatto l’autotest acquistato in farmacia ma poi hanno chiesto ulteriori informazioni all’helpline. “L’autotest può contribuire all’emersione del sommerso ma segnala il rischio che le persone possano sentirsi sole e smarrite al momento dell’esecuzione che resta ragione di forte stress a prescindere dall’esito”. Dieci le persone che hanno dichiarato di aver avuto esito positivo all’autotest e che hanno ricevuto supporto e orientamento. “La mancanza di campagne di prevenzione serie, mirate, non moralistiche, scientificamente correttte ha contribuito negli anni a creare intorno all’Hiv e all’Aids un sentimento di terrore e paura che non aiuta per nulla l’adozione di comportamenti sicuri e che lascia da sole le persone con le proprie angosce”. (lp)

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