9 gennaio 2023 ore: 12:30
Disabilità

Disabilità, "ho l’Asperger e faccio il doppiatore"

Grazie al Teatro8 di Torino (esportato anche ad Aosta e Genova) e al progetto “Pappagalli” del Centro Tice di Piacenza, alcuni ragazzi con autismo frequentano corsi di doppiaggio. Articolo pubblicato sulla rivista SuperAbile Inail
I ragazzi di Tatro8 a Torino

I ragazzi di Tatro8 a Torino

ROMA - Quanti riuscirebbero a riconoscere attori come Al Pacino, Meryl Streep o Tom Hanks soltanto dalla voce? Questo perché dagli anni Trenta a oggi, ai volti dei divi più famosi di Hollywood abbiamo sempre associato le voci di grandi doppiatori italiani. Ed è per questo che Robert De Niro, Dustin Hoffman o Sylvester Stallone spesso sembrano avere lo stesso timbro di voce: dietro alle loro parole e ai loro dialoghi c’era sempre Ferruccio Amendola, uno dei più grandi doppiatori di tutti i tempi. Oggi siamo ormai alla sesta generazione di doppiatori italiani e chissà se nelle prossime non possano esserci anche le giovani voci dei ragazzi del Teatro8 di Torino, oppure quelle del progetto “Pappagalli” del Centro Tice di Piacenza. Forse è merito anche del successo dei video su TikTok, il crescente interesse verso il doppiaggio.

Fatto sta che il numero dei ragazzi con la sindrome di Asperger o con disturbi dello spettro autistico ad alto funzionamento iscritti al corso di doppiaggio al Teatr8 è decuplicato in meno di dieci anni. «Siamo partiti nel 2014 con sei ragazzi, mentre adesso, solo a Torino, ci sono 50 iscritti», racconta Patrizia Da Rold, attrice, doppiatrice e curatrice del progetto. L’esperienza, infatti, ha già allargato i confini e da sei anni ha raggiunto Genova, con un corso di doppiaggio per 30 ragazzi, mentre da tre anni un gruppo di altri 10 ragazzi parte da Aosta per assistere al corso nel capoluogo piemontese. «Teatro8 è nato come scuola di teatro e doppiaggio per bambini e ragazzi. Stavo studiando arteterapia e, proprio in quel periodo, si sono iscritti due ragazzi con la sindrome di Asperger. Notai subito quanta difficoltà avessero in teatro, dove devi esprimere le emozioni e avere davanti un’altra persona con cui parlare. Diversamente, mi colpì la naturalezza con cui stavano in studio a doppiare i film. Confrontandomi con degli psicoterapeuti, ho scritto una bozza di progetto. Mi dissero che non poteva essere considerata una terapia, ma un ottimo allenamento alla vita».

E così, al Teatro8 nasce “Aspiedubproject”. «Il doppiaggio ti permette di lavorare sulle emozioni», spiega Da Rold. «Devi prima riconoscerle nell’altro, cioè nell’attore che ha già interpretato un personaggio, e poi provare a interpretarle. Lavoriamo sulla prosodia: spesso, infatti, questi ragazzi hanno difficoltà a utilizzare le pause e sono monotoni. Nel doppiaggio, poi, l’ansia del non sapere cosa dire viene annullata perché c’è un copione e puoi sfruttare questa opportunità come allenamento alla quotidianità». Sono tante e diverse le pellicole doppiate al Teatro8: «Scelgo le scene in modo che ci siano emozioni forti, ma attraversiamo un po’ tutti i generi. Passiamo da film d’animazione come Alla ricerca di Nemo a film drammatici come Il cigno nero», precisa Da Rold. Quest’anno il primo dei due moduli è partito a fine settembre e terminerà a dicembre, mentre il secondo modulo inizierà a gennaio 2023. «Lavoreremo su Stanlio & Ollio, il film dedicato ai due comici. Poi a Madagascar, Iron Lady, Io & Marley, La guerra dei Roses, ma anche A spasso con Daisy e I Puffi, senza dimenticare qualcosa di Miyazaki. Sì, i ragazzi doppiano anche con l’audio in lingua giapponese».

A Piacenza, invece, c’è chi pensa che questa esperienza possa diventare anche un lavoro. Si tratta del progetto “Pappagalli” del Centro Tice (anche se inizialmente è stato presentato come “Iutubo” perché nasceva dall’idea di doppiare i video su YouTube). «L’idea arriva nel 2021 con un progetto pilota: una prima formazione sul doppiaggio con un gruppo di ragazzi del centro. Nel corso dell’ultimo anno, però, abbiamo avuto richieste anche da altre parti d’Italia», spiega Silvia Iacomini, coordinatrice del progetto e psicologa. «Così abbiamo organizzato due summer school e, da fine settembre, è ripartito il corso con un paio di gruppi. In genere proponiamo un pacchetto di dieci lezioni, ma c’è sempre la possibilità di proseguire. Per i ragazzi del Centro Tice, invece, il doppiaggio fa parte di un percorso». Anche in questo caso, il progetto ha riscosso un interesse ben al di fuori dei confini piacentini. «Ci siamo resi conto che è molto comune l’interesse dei ragazzi verso questo tipo di attività. Ci contattano molte famiglie, perché ritengono possa diventare qualcosa di utile per il futuro dei loro figli. Al progetto, infatti, hanno partecipato anche giovani di altre città in modalità online».

Il corso di doppiaggio non è dedicato esclusivamente a ragazzi con disturbi dello spettro autistico, ma è aperto «anche a coloro che hanno difficoltà relazionali e disturbi del neurosviluppo in generale», spiega Iacomini. «C’è una prima fase di valutazione: un colloquio che il ragazzo svolge con lo psicologo per valutare gli interessi, le abilità comunicative e relazionali che andranno valutate anche nel contesto di gruppo, proprio perché dopo si fa un lavoro di squadra». Poi ci sono gli incontri con un attore professionista e la pratica: «I ragazzi lavorano sulla voce, sull’intenzionalità, sull’esprimere le emozioni con l’inflessione vocale». Sebbene sia nato da poco, al Centro Tice pensano già al futuro. «L’idea è quella di sviluppare un’attività imprenditoriale sotto forma di agenzia di doppiaggio. È un’attività che piace molto ai ragazzi e per questo, in prospettiva, vogliamo realizzare una piattaforma che preveda, oltre all’aspetto formativo, anche la possibilità di poter vendere i nostri servizi», conclude Iacomini. D’altronde si sa che il doppiaggio, in Italia, ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia del cinema.

(Articolo tratto dal numero di ottobre 2022 di SuperAbile Inail, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
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