I caregiver familiari scrivono a Mattarella: “Presidente ci conceda la grazia!”
Maria Aurora con il papà
ROMA – E’ la Giornata internazionale del Lavoro invisibile: invisibile anche la giornata, visto che pochi la conoscono. Come è invisibile il lavoro delle casalinghe, delle mamme di famiglia e, soprattutto, quello faticoso e logorante dei caregiver familiari, che si prendono cura, spesso in modo esclusivo e senza conoscere riposo né ferie, di chi ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. E sono proprio loro, i caregiver familiari, a rammentare questa ricorrenza al presidente della Repubblica, inviando una lettera, firmata dal Coordinamento famiglie disabili, in cui chiedono “la grazia”, potando “alla sua attenzione la condizione in cui vivono alcune migliaia di cittadini italiani in un contesto di gravissima fragilità, totalmente abbandonati dal proprio Paese”.
Invisibili tra gli invisibili. Una condizione che rende i caregiver “invisibili tra gli invisibili”, scrivono, visto che il loro “onere, frutto di valori fondamentali come la famiglia e l’amore, non prevede attualmente nel nostro Paese nemmeno l’accesso ai diritti umani fondamentali come il riposo, la salute, la vita sociale a causa del quotidiano svilimento della nostra Costituzione da parte di quelle istituzioni che, in una sorta di impunità ormai tristemente e supinamente tollerata dai più, giustificano la propria colpevole assenza a volte con l’ingovernabilità, a volte con la burocrazia soffocante, ma soprattutto, con una indisponibilità economica che preferisce investire nell’allontanamento e ricovero coatto le persone che amiamo ed alla quale dovrebbero invece garantire il totale rispetto al loro diritto d'inclusione”.
I caregiver europei. Diversa è la condizione dei caregiver in tutti gli altri Paesi dell’Unione europea, visto che, perfino dove le condizioni economiche sono pesantissime, “la figura del caregiver familiare viene affiancata e sostenuta con leggi specifiche per permettergli di continuare a svolgere la propria importante funzione in condizioni umane accettabili, e quindi per lungo tempo, senza dover invece soccombere alla fatica, e a sostegno di quel welfare che senza questo impegno crollerebbe insanabilmente”.
Aspettativa di vista ridotta fino a 17 anni. Al presidente Mattarella, i caregiver riferiscono poi i risultati di uno studio della ricercatrice Elizabeth Blackburn, che nel 2009 si è aggiudicata il Premio Nobel per medicina proprio con uno studio, in cui dimostrava “che lo stress al quale sono sottoposti i Caregiver familiari riduce le loro aspettative di vita dai 9 ai 17 anni, rispetto al resto della popolazione. Ma averlo reso noto a più riprese al potere legislativo e a tutte le istituzioni coinvolte – denunciano i caregiver al presidente - non ha sortito alcuno di quegli effetti che sarebbero stati considerati doverosi altrove”.
Il “doppio lavoro” dei caregiver. La riforma delle pensioni, poi, non ha risparmiato i caregiver: anche loro dovranno lavorare di più, poiché “non è stato previsto il loro inserimento tra le categorie salvaguardate dalla riforma previdenziale che, basata sulle prolungate aspettative di vita della popolazione, ha invece incomprensibilmente esteso il loro impegno lavorativo, che si somma quotidianamente al lavoro di cura svolto per il proprio familiare”. Ci sono però anche caregiver che “il lavoro sono stati costretti ad abbandonarlo, per garantire quel sostegno assistenziale indispensabile alla sopravvivenza del loro caro, colpevolmente ignorato dai servizi posti a supporto. In tutta la nazione, infatti vengono erogati a domicilio supporti minimali, sulla base di parametri incomprensibilmente differenziati sul territorio nazionale, spesso basati sulla patologia dell’assistito invece che sulla misurazione obiettiva del livello di sostegno necessario. Questo costringe molte famiglie gravemente disabili ad un graduale impoverimento fino alla totale indigenza disponendo unicamente delle sole, minime provvidenze che lo Stato eroga alle persone con disabilità”.
Il nuovo Isee. Immancabile il riferimento al nuovo Isee che, prima di essere bocciato dal Tar, ha tentato di “prendere di mira” proprio quelle provvidenze già “estremamente esigue e mai sufficienti nemmeno al mantenimento delle condizioni di cura legate alla disabilità”. Contro l’inserimento di indennità e pensioni nel computo dei redditi, “un gruppo di cittadini, prevalentemente persone con disabilità e caregiver familiari, ha pertanto promosso un ricorso, giungendo ad alcune sentenze che hanno dato loro ragione, ma che le istituzioni italiane stanno volontariamente ignorando”.
La petizione all’Unione europea. Recentemente, i caregiver familiari hanno deciso di rivolgersi all’Unione europea, per essere a aiutati ad ottenere, dal proprio Paese, leggi giuste e adeguati riconoscimenti: hanno quindi “avviato una raccolta firme, che ha finora raccolto decine di migliaia di adesioni, inserita negli atti della Commissione Ue per le petizioni, perché l’Italia venga sollecitata a trasformare le dichiarazioni di intenti relative alla valorizzazione delle famiglie e delle donne, in provvedimenti specifici che non si limitino a meri proclami politici, ma che mirino veramente ad uscire da un periodo di gravissima crisi senza che a pagarla siano le fasce di cittadini italiani più fragili ed indifese”.
“Ci conceda la grazia”. I caregiver si rivolgono quindi al presidente della Repubblica come “garante della Costituzione”, chiedendo che “inserisca tra le sue priorità la promozione del riconoscimento delle tutele minime dei Caregiver familiari – quali quelle sanitarie, previdenziali ed assistenziali – in considerazione del lavoro di cura che essi somministrano quotidianamente e senza soluzione di continuità pur senza accesso a ferie, riposo notturno garantito, festività e malattia”. Infine, vista la condizione di “arresti domiciliari” a cui molti di loro sono condannati, chiedono “di poter accedere all’Istituto della Grazia, che solo il presidente della Repubblica nel nostro Paese può concedere, perché venga restituita, ai nostri familiari e a noi stessi, quella libertà che ci è stata sottratta senza alcuna condanna né processo giudiziario”. I caregiver si dicono infine disponibili, “compatibilmente con la propria difficile condizione, ad un eventuale incontro di approfondimento”. (cl)