I detenuti consegnano al Papa 12 mila ostie prodotte in carcere
ROMA – Il 17 gennaio il papa Francesco li aveva ringraziati in mondovisione durante l’Angelus, per le ostie che gli avevano donato. Ostie prodotte all’interno del carcere di Opera da quattro detenuti, coinvolti nel progetto “Il senso del pane”, promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. Oggi Cristiano, Ciro e Giuseppe hanno preso parte all’udienza papale in piazza San Pietro e hanno consegnato direttamente nelle mani del Papa oltre 12 mila ostie, che il Santo Padre ha promesso di consacrare in una delle prossime messe da lui celebrate. E ha scritto e consegnato loro un biglietto, salutando loro e tutte le persone che lavorano nel carcere di Opera, assicurando a tutti la sua benedizione e chiedendo, come è sua abitudine, di pregare per il suo ministero.
“Per noi è un'emozione grandissima - spiega Ciro, condannato all'ergastolo per omicidio - Abbiamo donato al Santo Padre il frutto del nostro lavoro e della nostra redenzione. Gesù, presente con il suo corpo nell'Eucaristia, ci ha cambiato il cuore, e oggi possiamo testimoniare a tutti che la Misericordia di Dio è possibile per tutti, non soltanto per chi, come noi, ha commesso dei crimini orrendi”.
Avviato cinque mesi fa, “Il senso del pane” ha raggiunto oltre 200 parrocchie, in Italia e nel mondo: le ostie vengono donate gratuitamente a chi ne fa richiesta, mandando una mail all'indirizzo ilsensodelpane@gmail.com. Attualmente, sono state inviate in tutti e cinque i continenti e in alcuni scenari di guerra o in Paesi che vivono realtà difficili, come Nicaragua, Kurdistan iracheno, Libano, Gerusalemme, Cuba, Sri Lanka.
Insieme ai tre detenuti di Opera, sono stati ricevuti dal Papa anche Santi Consolo, capo dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giacinto Siciliano, direttore dell'Istituto penitenziario di Opera, Amerigo Fusco, Comandate della polizia penitenziaria del carcere, Arnoldo Mosca Mondadori ed Emanuele Vai, della Casa dello Spirito e delle Arti, e Marcella Reni, presidente di “Prison Fellowship Italia Onlus” che, attraverso il progetto “Sicomoro”, segue i detenuti nel loro percorso di introspezione e presa di coscienza.