A Napoli, nel carcere di Poggioreale, la gara di retorica – quest’anno sul tema del reddito di cittadinanza – fra detenuti e studenti universitari della Federico II. Trupia (PerLaRe): “Un modo per preparare studenti e detenuti alle sfide della vita e del lavoro”
NAPOLI – Nella sfida fra detenuti e studenti universitari, sono i primi a vincere la “guerra di parole” sul reddito di cittadinanza, la gara di retorica andata in scena questa mattina all’interno del carcere napoletano di Poggioreale. Giunta alla terza edizione e organizzata da PerLaRe, Associazione Per La Retorica, l’iniziativa ha visto due squadre di 20 persone, una di detenuti del carcere, l’altra di studenti dell’università Federico II, confrontarsi a colpi di parole per affermare la propria tesi. L’evento, sostenuto da Toyota Motor Italia, ha visto la partnership della Crui, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, della Casa Circondariale Napoli Poggioreale e dell’Università Federico II, insieme all’Unione Camere Penali Italiane – Osservatorio Carcere UCPI e Carcere Possibile Onlus.
“La Guerra di Parole – ha raccontato il detenuto Salvatore - è stata un’esperienza bella e importante. Mi ha fatto sviluppare il senso di responsabilità. In carcere, poi, è fondamentale non stare lì a oziare, bisogna darsi da fare. Imparare cose nuove. È importante per sopravvivere”. La Guerra di Parole “è un gioco che ha lo scopo di rimettere al centro l’arte della retorica – ha spiegato Flavia Trupia, presidente di PerLaRe-Associazione Per La Retorica - come strumento per affermare e difendere le proprie idee. Allenarsi all’uso dell’eloquenza è importante sia per gli studenti sia per i detenuti. I primi sono chiamati a sostenere esami, presentare la tesi e sostenere colloqui di lavoro. I secondi dovranno ricostruire la propria vita e imparare a cogliere nuove opportunità, sostenendo le proprie ragioni solo con lo strumento pacifico della parola. La Guerra di Parole è un modo per preparare studenti e detenuti alle sfide della vita e del lavoro”.
Per gli studenti universitari l'iniziativa ha rappresentato un momento importante: “Il motivo per cui ho deciso di partecipare è stato quello di poter dare voce a chi non ce l'ha - ha affermato Annagioia – è stato un vero e proprio scontro tra educazione e rieducazione, è stata molto bella come esperienza, bella soprattutto dal punto di visto umano”. Nicola, studente di ingegneria è stata una scoperta: “Studio materie non umanistiche, per me è stata un'opportunità di migliorare le mie competenze, delle qualità da affinare per accedere al meglio al mondo del lavoro. È stata un'esperienza sui generis, mi ha colpito stare a Poggioreale e 'duellare' con i detenuti, è stata un'occasione più unica che rara”.
Per i detenuti imparare l'arte della retorica è importante, lo ha sottolineato Vittorio: “Usare la parola in modo pacifico serve per farsi conoscere e farsi capire. La comunicazione è un modo per entrare in contatto con gli altri senza prepotenza, per noi detenuti è importante soprattutto perché - una volta usciti da qui - dovremo cercare di demolire i mille pregiudizi che le persone hanno nei confronti di una persona che è stata in carcere. Non sarà facile, ma credo che, anche grazie a questo progetto, avremo qualche strumento in più”.
I detenuti e gli studenti si sono preparati all'incontro con quattro incontri formativi sui temi dell’oratoria e del linguaggio del corpo organizzati da Flavia Trupia. Le due squadre, composte da 20 persone ciascuna, hanno scelto autonomamente i loro portavoce che si sono “scontrati” per 20 minuti ciascuno.
La giuria della #GuerradiParole era composta da Mauro Caruccio, amministratore delegato di Toyota Motor Italia; Carlo Freccero, consigliere del Consiglio di Amministrazione della Rai, Valeria Della Valle, socia dell'Accademia della Crusca; Francesco Paolantoni, attore; Ludovico Bessegato, produttore creativo tv; Gaetano Eboli, magistrato di sorveglianza; Vincenzo Siniscalchi, avvocato penalista; Ema Stokholma, Dj e conduttrice radiofonica e Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.