I “nuovi italiani”: sono 800 mila gli stranieri nati nel nostro paese
Immigrazione: Nuovi italiani
ROMA – L’Italia è uno dei grandi paesi europei di immigrazione, con 5.014.000 stranieri residenti alla fine del 2014 (incremento di oltre 92.000 unità rispetto all’anno precedente), un valore che tradotto in termini percentuali attesta una crescita dell’1,9%. Siamo quindi davanti a livelli di aumento ben inferiori a quelli che si era soliti registrare prima dell’imporsi della fase di crisi, quando la popolazione straniera residente cresceva secondo ritmi decisamente più sostenuti. In generale, l’incidenza degli stranieri sulla popolazione residente (8,2%) continua a essere superiore al valore medio europeo. Se poi si includono anche i soggiornanti non comunitari in attesa di registrazione anagrafica, il dato sulla presenza straniera regolare complessiva arriva a quota 5.421.000. Sono questi alcuni dei dati inclusi nel Dossier statistico immigrazione Idos/Unar, che viene presentato questa mattina a Roma. Ma quanti sono i “nuovi italiani”?
In base ai dati Istat, in Italia, su un totale di 502.596 bambini nati nel corso del 2014, quelli stranieri - che come tali sono nati da genitori non italiani che vivono nello Stivale - sono 75.067, ovvero il 14,9% del totale. Si tratta di un valore assoluto inferiore di 2.638 unità rispetto a quello del 2013 (per un decremento annuo del 3,4%), il quale a sua volta era diminuito di 2.189 unità (-2,7%) rispetto al valore del 2012, che, con 79.894 casi, era stata la punta massima di una costante ascesa numerica del dato almeno dal 2008. I nuovi nati stranieri del 2014 hanno visto i propri natali per circa i due terzi (65,6%) nell’Italia settentrionale (37,8% nel Nord-Ovest e 27,8% nel Nord-Est, dove vivono rispettivamente il 34,4% e il 25,0% di tutti gli stranieri residenti.
In particolare, è la Lombardia che, con addirittura oltre un quarto dei nuovi nati stranieri in Italia (25,9%), pari a 19.415 casi, ne detiene il primato assoluto (si consideri che nessun’altra regione supera il tetto dei 9.000), seguita da Emilia Romagna (8.815 e 11,7%), Veneto (8.813 e 11,7%) e Lazio (7.702 e 10,3%), sebbene sia l’Emilia Romagna a vantare l’incidenza più consistente di stranieri tra i nuovi nati (24,0%).
I dati dell’ultimo Censimento, anch’essi elaborati dall’Istat, attestano a fine 2011 la presenza di 608.623 stranieri nati in Italia e ivi residenti (quasi quattro volte più numerosi in confronto a 10 anni prima, visto che rispetto al Censimento del 2001 l’incremento è stato del 282,6%), di cui 314.104 (il 51,6%) di genere maschile. Si tratta di una compagine costituita per oltre i due quinti (41,4%) da europei (con la sola Europa centro-orientale a incidere per circa un quarto, il 24,0%), per poco meno di un terzo (31,0%) da africani (con l’Africa settentrionale che da sola pesa per il 22,5%), per più di un quinto (22,0%) da asiatici (con l’Estremo Oriente che incide da solo per l’11,8%) e per poco più di un ventesimo (5,5%) da americani (quasi tutti rappresentati da latino-americani). In particolare, la cittadinanza più diffusa è quella marocchina con il 15,2% del totale, seguita dalla romena e albanese, ciascuna con il 13,9%, quindi dalla cinese con il 7,7%.
- Ora, aggiungendo per ciascuno degli anni seguenti, fino allo stesso 2014, le nuove nascite di bambini non italiani, si arriva a una presenza teorica di oltre 834.000 persone. Un cifra, questa, che va però decurtata di tutti quelli che, nel triennio 2012-2014, hanno acquisito la cittadinanza italiana (i diciottenni che hanno risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia sin dalla loro nascita e una parte di quanti sono diventati italiani per naturalizzazione o matrimonio). Trattandosi di una quota non determinabile con esattezza e ipotizzando tuttavia che si tratti di qualche decina di migliaia di casi, si può verosimilmente affermare che la cifra effettiva di stranieri di “seconda generazione” presenti in Italia a fine 2014 oscilli tra le 750.000 e le 800.000 unità: all’incirca, uno ogni 7 stranieri residenti, ad attestare - tra gli immigrati che vivono in Italia - un numero oltremodo significativo e in continua crescita di “italiani di fatto” (ovvero di persone che del paese di cui hanno la cittadinanza hanno solo una conoscenza indiretta, mediata dai racconti dei genitori, spesso senza avervi mai messo piede o avendolo fatto in maniera sporadica in rari viaggi di ritorno dei parenti; conoscono la lingua in maniera più o meno approssimativa, nella misura in cui i genitori la parlano nella ristretta cerchia familiare; non praticano, se non in misura episodica e limitata nello spazio e nel tempo, costumi sociali, abitudini culinarie, tradizioni civili e religiose ecc...) i quali aspettano solo di essere riconosciuti dalla società e dallo Stato in cui vivono da quando hanno visto la luce.
Le acquisizioni della cittadinanza. Nel corso del 2014 le nuove acquisizioni della cittadinanza in Italia sono state quasi130 mila (precisamente 129.887), facendo registrare un ulteriore aumento rispetto al 2013(100.712).Allo stato attuale non sono disponibili dati disaggregati e, di conseguenza, non è possibileconoscere l’incidenza sul dato generale delle diverse modalità di acquisizione della cittadinanza italiana (lunga residenza o matrimonio). Per quanto riguarda il genere, nel 2014 la percentuale di donne che hanno ottenuto la cittadinanza (49,1%) risulta in linea, pur con una lieve diminuzione, con il valore registrato nel 2013 (51,4%). Questo dato conferma che, nel corso degli anni, si è verificato un progressivo bilanciamento tra la componente femminile e quella maschile.
Per il resto, il Dossier sottolinea come, a riprova degli avanzati percorsi di stabilizzazione e radicamento che sempre più chiaramente si evidenziano tra i residenti stranieri, si tratta in 4 casi su 10 di minorenni (39,4%), che verosimilmente hanno acquisito la cittadinanza italiana per trasmissione automatica da almeno uno dei due genitori (un ulteriore elemento attestante il carattere familiare e stabile dell’insediamento). Inoltre, si rileva un picco nel tasso di acquisizione per cento stranieri residenti fra i diciottenni (8,3 contro un valore medio del 2,6), che riguarda nei tre quarti dei casi nati in Italia e rimanda alla possibilità loro riconosciuta di accedere alla cittadinanza italiana, facendone richiesta, al compimento della maggiore età: una possibilità sempre più agita dai ragazzi di seconda generazione, anche grazie alle capillari campagne informative condotte negli ultimi anni.