13 novembre 2015 ore: 11:22
Immigrazione

I profughi che nessuno vuole: dormono nei parchi e la rotta balcanica non si ferma

Seicento in Friuli Venezia Giulia dormono all'addiaccio o in soluzioni di fortuna, fuori dal sistema di accoglienza. Per loro non c'è posto: a dare i numeri è l'associazione "Ospiti in arrivo", nata da pochi mesi proprio per dare una manoo. Ne restano fuori 250 a Gorizia, tra i 130 e i 150 a Trieste, 150 a Udine, 50 a Pordenone
Profughi per strada. In attesa di accoglienza

TRIESTE - Seicento richiedenti asilo in Friuli Venezia Giulia dormono all'addiaccio o in soluzioni di fortuna, fuori dal sistema di accoglienza. Per loro non c'è posto: dormono nei parchi, in stazione, in qualche struttura messa a disposizione da associazioni o realtà locali. Si va avanti così da mesi: la rotta balcanica sfocia in regione da almeno un anno, ma ancora non si è riusciti a trovare una soluzione che consenta a tutti di essere accolti dignitosamente.

A dare i numeri è l'associazione "Ospiti in arrivo", nata da pochi mesi proprio per dare una mano: 3.100 sono le persone che attualmente rientrano nel sistema d'accoglienza. Ne rimangono fuori in 250 a Gorizia, tra i 130 e i 150 a Trieste, 150 a Udine, 50 a Pordenone. "In alcuni casi si riesce a garantire un'accoglienza informale in qualche modo - fa sapere la presidente dell'associazione Angela Lovat -. A Trieste sono al Silos, a Pordenone in una tendopoli organizzata dai cittadini, a Udine in stazione o nei parchi, a Gorizia ci sono alcune soluzioni che almeno non fanno dormire le persone per strada, grazie all'intervento di enti e associazioni".

Non si tratta di grandi arrivi - 15 persone in media al giorno in ogni città capoluogo - ma sono continui. Varcano il confine dall'Austria: alla Germania preferiscono l'Italia per la paura del rimpatrio. La Regione ha fatto sapere, dopo un incontro con il prefetto Morcone, che "la situazione non è cambiata rispetto alle settimane scorse. Se è vero che abbiamo avuto alcune centinaia di ingressi dopo un periodo di stasi, la dinamica dei flussi è ancora tutta da comprendere e al momento non suscita particolari preoccupazioni".

Secondo l'assessore regionale alla Cultura e Solidarietà Gianni Torrenti "l'obiettivo è quello di non farsi trovare impreparati e studiare modalità di intervento rapido che non creino disagio alla nostra regione".

Ma perché a distanza di un anno non si è ancora trovata una soluzione? "Manca un sistema di accoglienza diffusa - evidenzia Lovat -. Il Friuli Venezia Giulia conta un numero molto alto di comuni, ma le accoglienze rimangono concentrate nei capoluoghi. Questo dipende in alcuni casi dalla scarsa disponibilità dei sindaci, ma anche dal fatto che le prefetture bloccano molto, mettono un sacco di veti. Faccio un esempio: a Udine per allargare una tendopoli da 80 a 300 posti ci sono voluti molti mesi".

E anche quando qualcuno si vuole impegnare in prima persona rischia di rimanere bloccato, come ha denunciato Medici Senza Frontiere in una nota:  "Nelle ultime settimane, l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ha proposto alla prefettura di Gorizia la creazione di un centro temporaneo di prima accoglienza, per garantire un adeguato supporto alle centinaia di richiedenti asilo che si trovano in città e hanno diritto ad un'accoglienza umana e dignitosa. Nonostante l’aumento degli arrivi e la necessità di fornire un rifugio a chi è costretto alla fuga, Msf è ancora in attesa di una risposta positiva per realizzare l’intervento."

E mentre gli arrivi sono continui, i tempi della burocrazia restano lunghi: "Ci sono persone che a Udine hanno appuntamento tra un mese per la regolarizzazione della richiesta di asilo, a Gorizia si va a gennaio" conclude Lovat. (gig) 

© Riproduzione riservata Ricevi la Newsletter gratuita Home Page Scegli il tuo abbonamento Leggi le ultime news