I “racconti raccapriccianti” dei minori sbarcati dalla Diciotti
- ROMA - Denutriti, scioccati, con evidenti segni di abusi sul corpo. Gli operatori delle organizzazioni umanitarie, che ieri sera al porto di Catania hanno accolto i 27 minori (25 maschi e due femmine) sbarcati dalla nave Diciotti, parlano di “racconti raccapriccianti”. I ragazzi, tutti eritrei, fatta eccezione per le due ragazze somale, e con un’età dai 14 ai 17 anni, hanno già tutti un passato pesante alle spalle. Hanno trascorso da uno a tre anni nei centri di detenzione in Libia, in mano ai trafficanti di uomini, dove le violenze sono quotidiane e il cibo è razionato.
Medici senza frontiere: “Al buio per oltre un anno faticano a tenere gli occhi aperti”. "Tutti i ragazzi sono molto provati - racconta Teo Di Piazza di Medici senza frontiere -. Le prime testimonianze che abbiamo raccolto ieri sera sul loro periodo in Libia sono raccapriccianti. Un ragazzo ha problemi alla vista perché è stato tenuto più di un anno al buio. E’ chiaro che questo ha forti ripercussioni anche dal punto di vista psicologico”. Un altro ragazzo, racconta Di Piazza, ha una ferita d’arma da fuoco sotto l’ascella del braccio destro, “grave e problematica, tanto da avere la mano destra semiparalizzata”. Sugli altri sono evidenti i sintomi post traumatici da stress, dovuti agli abusi subiti. “I sette giorni in cui sono stati tenuti sulla nave hanno chiaramente aggravato la situazione” aggiunge. Ieri il team presente al porto ha potuto fare un primo soccorso psicologico, individuando i soggetti più vulnerabile grazie anche al supporto dei mediatori culturali. Almeno 5 o 6 ragazzi sono ritenuti tra i casi più gravi, da prendere in carico. “Domani rivedremo i ragazzi per un secondo colloquio, così da poter affiancare lo staff delle comunità che li prenderanno in carico - aggiunge -. Sono ancora spaesati e impauriti, alcuni hanno avuto attacchi di panico”.
Terres des hommes. "Abbiamo accolto 27 scheletrini". Una operatrice di Terres des hommes parla di 27 "scheletrini": “Abbiamo accolto 27 scheletrini, il più magro sarà stato un po’ più basso di me e sarà pesato una trentina di chili, la gamba con lo stesso diametro del mio polso - racconta -. Uno era tutto e solo orecchie, uno non riusciva a camminare perché era pieno di dolori, tre avevano delle bende lerce al polso, al piede e al braccio sparato. Abbiamo accolto 27 scheletrini, comprese due splendide fanciulle”.
Save the children: “Ragazzi fortemente deprivati. Situazione stallo inammissibile, pagano sempre i più vulnerabili”. Anche per Giovanna Di Benedetto di Save the children si tratta di ragazzi “fortemente deprivati”. “Sono quasi tutti eritrei e sappiamo che arrivano da una zona in cui c’è una forte emergenza alimentare - spiega - Sono magrissimi e stanchissimi. Sono stati anni nei centri libici e ne portano addosso i segni. Noi gli abbiamo fornito le prime informazioni, non sanno dove si trovano, non sanno cosa fare. Ci hanno detto di aver ricevuto un grande supporto dalla Guardia costiera - aggiunge - ma le sofferenze subite sono molto forti. Hanno fatto un viaggio orribile, lunghissimo, affrontando situazioni inimmaginabili anche per un adulto, figuriamoci per loro che sono poco più che bambini”. Ora i 27 minorenni sono stati trasferiti nelle strutture di accoglienza per minori di Catania e dintorni, ma a bordo della Diciotti restano altre 148 persone. “Queste situazioni di stallo sono inammissibili perché a pagare sono sempre i più vulnerabili - aggiunge - le dispute tra stati si fanno in altri luoghi e in altri tavoli, ora va assicurata la protezione di tutte le persone e il rispetto dei diritti fondamentali”.
Unhcr: “Salvini parla di immigrati illegali, ma lo status non si determina a priori. Vengano fatti sbarcare e si accerti titolarità a protezione”. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati continua a chiedere lo sbarco immediato delle persone ancora a bordo della nave Diciotti. “I ragazzi che abbiamo incontrato ieri sera dopo lo sbarco sono tutti molto deboli, malnutriti e molto disorientati. E le altre persone a bordo non stanno molto meglio - sottolinea Barbara Molinario di Unhcr. In queste ore il ministro dell’Interno sta giustificando lo stallo della nave definendo le persone bordo “migranti illegali”. “L’unico modo di sapere se hanno o no diritto alla protezione è farle scendere dalla nave e farle entrare nelle procedure regolari di richiesta d’asilo. Poi si saprà se hanno diritto o no a restare. Lo status non si determina a priori - aggiunge -. Sappiamo, però, che sono quasi tutti eritrei e somali, nazionalità che in Italia hanno riconoscimento dell’asilo che oscilla tra l’80 e 90 per cento”. (Eleonora Camilli)