Ido: su dislessia allarme eccessivo, solo 4% ha problema
Roma - Faticano ad apprendere, ma non per questo sono necessariamente dislessici. Eppure centinaia di bambini in Italia vengono inseriti, senza averne bisogno, in percorsi specifici di recupero. È l'allarme lanciato dall'IdO, l'Istituto di Ortofonologia di Roma, che oggi ha presentato alla Camera i risultati dell'indagine condotta nell'ambito del progetto 'Ora si'!'. In Italia, spiegano dall'IdO, "1 bambino su 5 presenta difficolta' di apprendimento, ma non per questo e' dislessico. Tuttavia in molti vengono ritenuti tali e inseriti in percorsi di recupero che possono causare danni notevoli: questi bambini hanno in realta' disturbi comuni".
I numeri parlano chiaro. Secondo l'indagine condotta dall'IdO su 1.175 alunni (1.025 delle elementari, 150 della materne) con la partecipazione di 136 docenti solo il 4% dei bimbi della primaria ha mostrato davvero problemi di dislessia e apprendimento. Si scende poi al 3% se si tolgono dal gruppo gli anticipatari, i bambini iscritti in prima precocemente, che presentano queste difficolta'. Fra settembre 2010 e giugno 2011 l'Ido ha monitorato a Roma oltre mille alunni di scuola elementare (9 i plessi coinvolti, con 27 classi prime e 27 seconde). Per la comunita' scolastica il 23% dei bambini era a rischio. Alla fine dello studio solo il 4% (il 3% tolti i bimbi anticipatari) e' risultato essere veramente problematico. Alla scuola materna su un gruppo di 150 bimbi monitorati del terzo anno i bimbi su cui sono state riscontrate difficolta' organizzative sono stati 19 contro i 39 segnalati all'inizio dal gruppo dei docenti. "Segnalare come dislessici bambini che in realta' non lo sono comporta- ha spiegato il direttore dell'IdO, Federico Bianchi di Castelbianco- due gravi rischi: sono dirottati su percorsi alternativi come portatori di una disabilita' che non hanno, con oneri economici non sostenibili e inutili. Il loro problema non solo non verra' affrontato, ma lascera' un vuoto di conoscenze che si ripercuotera' sul loro curriculum".
Ci si sposa di meno, tiene il rito religioso. È quanto emerge dall'annuario statistico italiano 2011, ottocento pagine per ventisei capitoli.
"Prosegue anche nel 2010 il trend discendente della nuzialita' registrato dopo la ripresa del 2007- si legge- Con oltre 13.000 matrimoni in meno celebrati (217.185), il tasso di nuzialita' scende dal 3,8 al 3,6 per mille. Il matrimonio religioso resta la scelta piu' diffusa in tutta la Penisola (63,1%): nelle regioni meridionali la percentuale sale al 77,6%, contro il 51,4% del Nord e il 55,1% del Centro".
(DIRE)