30 marzo 2017 ore: 11:41
Immigrazione

Il caso dei richiedenti asilo cinesi in Italia, in fuga per motivi religiosi

Sono in aumento e fuggono per motivi religiosi. Si tratta quasi sempre di cristiani evangelici: dai 358 del 2015 agli 804 nel 2016. Non si fidano dei loro connazionali immigrati e non passano dai centri di accoglienza. A Milano la Casa della Carità è diventata per loro un punto di riferimento. L'inchiesta di Openmigration.org
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MILANO - Nei centri di accoglienza non li hanno mai visti. Eppure di anno in anno sono sempre di più: i richiedenti asilo cinesi in Italia sono stati 358 nel 2015, saliti a 804 nel 2016. Si tratta quasi sempre di cristiani evangelici, che fuggono dalla persecuzione delle autorità di Pechino. A raccontare la loro storia è il giornalista Lorenzo Bagnoli su Openmigration.org, portale dedicato al teme delle migrazioni. Li ha conosciuti alla Casa della Carità di Milano, dove nel 2015 ne sono passati ben 211. Il motivo è semplice: lì c'è un operatore italiano che parla cinese. Non si fidano dei connazionali, che potrebbero essere spie del governo cinese, e la Casa della carità è diventata allora un punto di riferimento per chi scappa dalla Cina per motivi religiosi. "È un fenomeno, almeno per l’Italia, del tutto nuovo -scrive Bagnoli-. E che sembra rimanere estraneo ai normali percorsi di accoglienza: lo Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, ha registrato nel 2016 solo 28 persone. All’hub di via Sammartini, porta d’accesso per i richiedenti asilo a Milano, nessun cinese è mai stato registrato. Come se il sistema dei centri di accoglienza non fosse minimamente in grado di intercettare il fenomeno. Solo l’associazione Naga, che come Casa della Carità ha uno sportello legale, ha avuto qualche contatto con altri richiedenti asilo cinesi. Il loro non è un abbaglio: l’Unhcr a luglio 2016 scriveva che nel mondo le richieste d’asilo dei cinesi sono quintuplicate nel giro di un quinquennio, dal 2010 al 2015, passando da 10.617 a 57.705. I titolari di status di rifugiato da 190 mila sono diventati oltre 212 mila. Qualcosa sta succedendo, seppur fuori dai radar dei sistemi d’accoglienza ufficiali".  

I cristiani evangelici arrivano in Italia seguendo canali diversi da quelli usati dai loro connazionali che emigrano per motivi di lavoro. "Gli immigrati cinesi in Italia storicamente provengono da tre regioni della Costa meridionale del Paese: Zhejiang, Fujan e Guandong -spiega il sinologo Daniele Cologna nell'inchiesta di Openmigration.org-. In questo caso, invece, le persone che arrivano alla Casa della Carità dicono di arrivare anche da zone molto diverse". "Sembrano essersi affidati solo a internet -scrive Lorenzo Bagnoli-. L’Italia è stata scelta come meta perché Paese che rappresenta il Cristianesimo, oltre che avere un costo del visto più abbordabile che altrove. Il viaggio costa per tutti intorno ai 5mila euro, tra biglietti dell’aereo e visto".  

A Milano questi cinesi vengono poi in contatto con alcune chiese evangeliche italiane. La barriera della lingua sembra a volte insormontabile, ma con pazienza e l'aiuto di altri italiani che sanno il cinese pian piano si instaura un rapporto di fiducia. Clarissa è una delle volontarie che più si è prodigata per loro. "Le loro sono storie vere -racconta su Openmigration.org-. Sappiamo tutti quello che accade in Cina. Sognano ancora le retate della polizia. Prego per loro che la Commissione territoriale possa accettare le loro richieste”. (dp)

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