Nel discorso di Draghi al Senato, "nessun riferimento a disabilità”
ROMA - Grande assente: la disabilità. “Dispiace che nel complesso e articolato discorso del presidente Draghi non ci sia stato un solo riferimento ai cittadini e cittadini con disabilità e alle loro famiglie, che tante aspettative ripongono in questo governo e nelle prossime assunzioni di responsabilità politica che si dovranno assumere”. A farlo notare è Fish, che proprio due giorni fa aveva sottoposto al nuovo governo un documento in cui indicava le cinque priorità, in materia di disabilità: salute, scuola, lavoro, lotta alla segregazione e Programma d'azione. Ora, l'assenza della disabilità nel discorso di Draghi non sfugge alla federazione, che chiede dunque “maggiore attenzione a chi più di tutti ha sofferto in questo momento”.
Per Pietro Barbieri "non è tutta colpa di Draghi se non ha detto nulla sulle persone con disabilità. E' il segno di quanto sia ritenuto importante il tema nel Paese e nella comunità politica che rappresenta il popolo in Parlamento". Il presidente del gruppo di studio sui diritti delle persone con disabilità del Cese e vicepresidente dell'area Rappresentanza sociale affida ad un post su Facebook il suo commento. "Aprire il fronte del gender gap, dei giovani che scappano, delle generazioni che stiamo perdendo, della povertà vecchie e soprattutto nuove, e dei diritti fondamentali anche per i migranti, mette finalmente il dito nella piaga su ogni sfera umana attinente la discriminazione e il rischio di marginalizzazione sociale. - scrive - Sono assenti le persone con disabilità e le loro famiglie pur avendo istituito un Ministero ad hoc. Un paio di considerazioni: è un ministero che nasce con presupposti sbagliati, poiché frutto della strumentalità di una singola forza politica, e non della sensibilità diffusa nel Paese; c’è un oggettivo fallimento di quanto istituito in precedenza a Palazzo Chigi, con evidenti responsabilità di chi l’ha sostenuto, poiché nulla di particolare valenza è stato trasmesso al presidente incaricato e nulla di quanto realizzato è sufficiente per essere difeso".
Secondo Barbieri "per uscire da una situazione così ancillare occorre riprendere la parola, dare voce a chi evidentemente non ce l'ha".