14 settembre 2016 ore: 12:32
Disabilità

Il “dopo di noi” in casa famiglia: “Così mia figlia si è sposata con la vita”

La storia di Valeria, raccontata dalla mamma Paola. Gravemente disabile, in casa non trovava una propria identità e stava sempre peggio. “Ci siamo resi conto che non ce la faceva più. A Casablu ha trovato una nuova famiglia e il suo spazio. E' rinata"
Valeria - Festa di fine estate 2015 1
Valeria
Valeria - Festa di fine estate 2015 1

ROMA – Lasciare casa e famiglia per andare in una casa famiglia: non è un gioco di parole, ma la storia vera di come è cambiata la vita di Valeria nel momento in cui varcò, tre anni fa, la soglia di Casablu. E oggi, mentre la casa famiglia si prepara per la festa annuale del 2 ottobre e mentre la cooperativa Spes contra Spem, che la gestisce, sta per compiere 25 anni, oggi la mamma Paola questa storia vuole raccontarla, per testimoniare come un buon servizio e una efficace presa in carico possano davvero cambiare, positivamente, il destino di una famiglia, anche quando la disabilità la mette a dura prova.

“Questa è la storia di come tre anni fa la mia vita è cambiata per sempre – ci racconta Paola Negri - Da piccola mia figlia Valeria prese la meningite, che le causò purtroppo dei danni al cervello. Scuola, affetto, assistenza: io e mio marito non le abbiamo mai fatto mancare nulla, eppure c’è sempre stato qualcosa che mancava. Faticava a trovare i suoi spazi, la sua dimensione. Crescendo, stava sempre peggio. Crisi, attacchi di panico, continui ricoveri in ospedale: Valeria non voleva stare a casa, non ce la faceva più”. Una consapevolezza drammatica ma lucida per Paola e suo marito, che non avevano “mai pensato al dopo di noi: forse egoisticamente, non riuscivo a pensare di separarmi da lei”.  

Una foto di Valeria bambina
Valeria da piccola 2

Fu necessario, però, iniziare a pensarci: e prendere coscienza che Valeria aveva bisogno di trovare una propria autonomia dalla famiglia: di uscire di casa e affacciarsi al mondo, lasciando il tetto della mamma e del papà. Bussò quindi, tre anni fa, alla porta di Spes contra Spem e, in particolare, di Casablu, a Roma. “Quando Valeria conobbe Casablu tutto cambiò. Era il periodo più buio e ci affidammo a questa speranza. Dopo un breve periodo di adattamento, il 14 febbraio 2013 entrò in casa famiglia". Un giorno cruciale, per Valeria e per la sua famiglia, una data da ricordare per sempre: “Per me è come se si fosse sposata – confessa la mamma - perché quel giorno iniziò il suo matrimonio con la vita. Da allora tutto è cambiato. Valeria ha perso 34 chili, è una persona solare e felice. In casa famiglia riescono a farla sentire utile, apprezzata e riconosciuta”.

Quel giorno lo ricorda bene anche Martina, operatrice di Casablu, che accolse Valeria al suo arrivo: "I suoi genitori erano con lei, ad accompagnarla verso l'inizio di un nuovo percorso di vita e di crescita. Ho visto, davanti a me, una giovane donna, paffutella, dai movimenti un po' goffi e lo sguardo discreto ma vispo e attento a tutto ciò che le accadeva intorno. All'inizio era timida, forse disorientata, di poche parole e difficilmente era lei la prima ad iniziare un discorso. Ma i suoi occhi, i suoi gesti e il suo modo di fare eravamo tutti convinti che nascondessero altro: un piccolo mondo che fino a quel momento Valeria stessa aveva protetto e custodito ma, che era pronto a manifestarsi con tutta la sua forza e la sua bellezza. Andava solo incoraggiato. E in effetti - continua Martina - è andata proprio così. Con il passare dei giorni e dei mesi, a Casablu Valeria ha iniziato ad aprirsi, a darci fiducia, a raccontarsi, ad esternare le sue emozioni ma soprattutto a riscoprirsi come donna. Ha intrapreso, con il nostro sostegno ma soprattutto mostrando grande forza di volontà e determinazione, il percorso verso una sempre maggiore autonomia… verso l'adultità. Ha iniziato a prendersi cura di se stessa, seguendo una dieta appositamente studiata per lei e dimagrendo più di 30 kg; ad aiutarci nelle piccole faccende domestiche, a prendersi cura della sua stanza, a guardarsi allo specchio e dire 'Sono bella'. E a compiere tanti altri gesti della vita quotidiana che le hanno permesso di ritrovare l'autostima e la fiducia in se stessa. Oggi Valeria è tutto questo e molto di più - continua Martina - È un vulcano nel pieno della sua eruzione che zampilla vitalità, forza, voglia di fare e curiosità. È una giovane donna che ha preso per mano la sua vita, e con il nostro sostegno e quello della famiglia, sta continuando il suo cammino".

Adesso la mamma e il papà di Valeria guardano al passato con una consapevolezza e una capacità critica nuove, dando voce, con la loro storia, al timore e al terrore di tanti genitori, che non osano pensare al futuro dei proprio figli con disabilità. E a questi genitori danno però anche speranza, perché la soluzione, se si cerca bene, da qualche parte esiste. E per tutti dovrebbe esserci una porta pronta ad aprirsi, per svelare nuove possibilità e risorse insospettate: “Mi rendo conto solo ora che prima Valeria non aveva una sua identità, a casa non si guardava nemmeno allo specchio – racconta infatti Paola - Oggi è irriconoscibile, basta vedere come posa nelle foto! Tutte le sue qualità erano sopite. Adesso è rinata: è una persona nuova!” 

Valeria e amici 3 - Casablu 2014

L'autonomia della figlia è una scelta piena, che Paola ha dovuto accettare e accogliere: “Sento spesso Valeria, ma non vado sempre in casa famiglia: è il suo spazio e io devo essere cauta. A volte però mi fermo con la mia auto lì davanti, senza farmi vedere. Guardo la sua finestra al secondo piano e penso a quanta sofferenza abbiamo vissuto, a quanta è stata dura per me e mio marito... Ma ora so che ce l’abbiamo fatta! La mia vita tre anni fa è cambiata perché a Casablu abbiamo trovato un angolo di paradiso”. E quell'angolo di paradiso, magari nascosto, dovrebbe esserci per tutte le famiglie che pensano con angoscia al domani.

"Penso che questa storia contenga tre indicazioni molto importanti - commenta Luigi Vittorio Berliri, presidente di Spes contra Spem - La prima, sul tipo di risposta che si può e si deve dare al 'dopo di noi'. La seconda indicazione è per gli operatori sociali: perchè sappiano che questo lavoro si può fare in modo molto bello. L'ultima indicazione è per le famiglie, che spesso vivono con frustrazione e con paura, anche alla luce di tanti brutti fatti di cronaca, l'allontanamento dei propri figli adulti da casa. Queste famiglie devono sapere che l'allontanamento è spesso un bisogno e un diritto: e che esistono luoghi accoglienti e porte pronte ad aprirsi, schiudendo bellissimi scenari". (cl)

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