Il figlio autistico non può entrare in cabina: la mamma rinuncia a votare
boxROMA – Rinuncia al voto, perché suo figlio autistico non può entrare in cabina: la storia arriva da Traversetolo, in provincia di Parma. A raccontarla al gruppo Facebook “Io ho una persona con autismo in famiglia”, è Valeria Delnevo, mamma di Alex: “Anche noi siamo andati a votare – riferisce - ma è successo un parapiglia perché Alex è voluto entrare con me in cabina”. Di fronte all’ostinazione del ragazzo e della mamma, i responsabili del seggio “hanno detto che sarebbero stati costretti a chiamare i carabinieri!” Incredula, la mamma ha replicato: ”Ok non voto, metta a verbale che non posso votare". E si è vista rispondere: “Non potete fare come vi pare. Ma la cosa che più mi ha dato fastidio – conclude Valeria - è stata la cattiveria con la quale la tipa ha tolto di mano la scheda ad Alex!”.
Il gruppo Facebook ha preso in carico il caso e ha scritto al sindaco e al dirigente dell’ufficio elettorale di riferimento: “Nel Seggio n. 3 del suo comune oggi è successo un fatto alquanto increscioso, che nel suo evolversi ha impedito a una mamma iscritta al nostro gruppo di poter esercitare il proprio diritto al voto. Una mamma che per poter esercitare il suo diritto deve potersi portare in cabina suo figlio autistico, perché il ragazzo non può comprendere un comportamento così strano e poco ripetitivo come una sessione elettorale. Non solo alla signora è stato impedito di accedere con il proprio figlio alla cabina elettorale, quindi di fatto gli è stato impedito di votare, ma è stata minacciata che sarebbero stati chiamati i carabinieri se lo avesse fatto. Noi vogliamo impedire che queste cose succedano ancora e che l’informazione su cosa è l’autismo e come rapportarsi a una persona con autismo e alla sua famiglia sia una conoscenza diffusa a gran parte della popolazione. E’ per questo che le chiediamo in maniera decisa che tutte le persone che hanno avuto un ruolo in questa tornata elettorale nel suo comune frequentino un corso di formazione tenuto dai nostri genitori. Restiamo in attesa di una sua risposta – conclude la lettera - che non potrà pervenirci oltre il giorno di mercoledì 28 maggio. Certi che non perderà questa occasione di far crescere la cultura dell’accoglienza consapevole di persone con autismo e delle loro famiglie nel suo comune, la saluto caldamente”.
La storia è stata ripresa e commentata anche da Gianluca Nicoletti su Insettopia”: dal punto vista formale, il comportamento del presidente del seggio è “di fatto corretto – riconosce Nicoletti - Probabilmente non ha voluto fare strappi al regolamento, non ha voluto avere noie e non è possibile per questo censurarlo. Qualcuno potrebbe anche obbiettare che la madre forse poteva prevedere questo divieto, organizzarsi per i trenta secondi dell’entrata in cabina con qualcuno che si occupasse del figlio (anche se la domenica, a meno che ci siano familiari disponibili, è molto difficile trovare educatori)”. D’altra parte, però, il caso è emblematico e segnala ancora una volta quella mancanza di cultura dell’autismo che spesso le famiglie sperimentano sulla propria pelle. “Ci si trova davanti a un autistico trattato come un illustre sconosciuto – osserva Nicoletti - Immagino quell’esasperazione tipica dei genitori di autistici, che li fa scattare come molle ogni volta che vedono la loro, già difficile esistenza, in qualsiasi maniera, ulteriormente limitata da chi non si accorge quale sia il loro problema. In questo caso il problema è sin troppo evidente: un autistico, a volte e soprattutto se non correttamente e precocemente abilitato all’autonomia, è per il suo genitore un gemello siamese da cui non può staccarsi, nemmeno per adempiere a un diritto basilare come votare. Quanti genitori di autistici nelle stesse condizioni saranno restati a casa? Quanti avranno rinunciato in partenza ad andare al seggio?”. Probabilmente tanti: tanti quanti sono i genitori che provano ogni giorno la fatica e il disagio di un figlio in dissolutamente legato a loro, ogni momento della giornata e in ogni circostanza. E che avrebbero quindi bisogno di operatori e strutture capaci di occuparsi adeguatamente di questi ragazzi: se serve, anche di domenica. (cl)