Il giornalismo sociale nel manuale per diventare professionisti: “Una piccola conquista”
ROMA – Quarantasei capitoli e quasi 50, tra giornalisti e docenti universitari, gli autori coinvolti. È il cronista del terzo millennio il protagonista di “Diventare giornalisti” – Manuale per il praticantato e l’esame di Stato (Carocci, 2024, pp.528, 42 euro), in libreria e sui maggiori siti di libri dal 21 giugno. Il volume sarà presentato il prossimo 25 giugno a Roma alle ore 17, presso l’Aula Teatro dell’Università Lumsa (Via di Porta Castello, 44). “L’idea è nata dall’esperienza del master di Giornalismo dell’Università Lumsa, una delle scuole post-universitarie che in Italia consente l’accesso diretto all’esame di Stato per diventare giornalista professionista – afferma il curatore del volume e direttore del Master, Carlo Chianura –. Ci siamo resi conto che mancava uno strumento unico e generale per aiutare gli aspiranti giornalisti ad affrontare la complessità della professione”.
Il volume tratta tutti gli aspetti della professione giornalistica: dalla teoria e le tecniche di scrittura alla legislazione e alla deontologia, dalla storia del giornalismo agli elementi di diritto, dagli organismi di categoria alla gestione delle imprese editoriali. “Nel patrimonio culturale del giornalista la parte prettamente teorica deve essere affiancata da quella etico-deontologica, ma bisogna anche avere conoscenza del proprio ecosistema, come gli organi di categoria e il contratto giornalistico – spiega Chianura –. E poi c’è la parte pratica, perché non esiste un solo giornalismo, ma tanti giornalismi, come quello politico, economico, d’inchiesta o di guerra, che negli ultimi anni è diventato sempre più importante”.
E al giornalismo sociale è dedicato il trentesimo capitolo del volume. “È un tipo di giornalismo a cui ho sempre creduto – aggiunge il curatore –. Oggi il giornalismo sociale dovrebbe contaminare i vari generi, in un approccio olistico alla lettura del mondo. Il caso del bracciante di Latina lasciato morire dopo aver perso un braccio non riguarda certo solo il giornalismo sociale, ma gli equilibri del mondo, la politica, l’economia. Dobbiamo chiederci cosa significhi lavorare in nero e cosa c’è dietro una scatola di pomodori, dobbiamo domandarci se è necessario cambiare il nostro modo di consumare”.
“Per la prima volta in una pubblicazione per l’esame da giornalista viene riconosciuto il giornalismo sociale come genere: è una piccola conquista – commenta Stefano Trasatti, fondatore e primo direttore di Redattore Sociale, nonché curatore del capitolo sul giornalismo sociale –. La cassetta degli attrezzi del giornalista sociale contiene 4 principi: la “gerarchia invertita” delle fonti che mette gli operatori di base prima di quelli ufficiali e i tecnici e gli esperti prima dei politici, la ricerca e il buon uso dei dati che nel sociale generalmente scarseggiano, un surplus di attenzione al linguaggio e la conoscenza della principali leggi sui temi sociali. E poi c’è un quinto principio imprescindibile, che si può riassumere nello slogan ‘imparziali ma non indifferenti’. Il giornalismo sociale contiene un aspetto etico, è una questione di equilibrio tra obiettività e presa di posizione”.
Anche la realizzazione dello stesso manuale contiene un aspetto che si può definire “etico”. I proventi, d’accordo con gli autori dei capitoli, andranno infatti a due realtà impegnate nella libertà di informare. La prima è “Ossigeno per l’Informazione”, l'associazione che monitora e difende i giornalisti minacciati dalla criminalità e dalle querele temerarie. La seconda è la Comunità di Capodarco, che edita l’agenzia di stampa “Redattore Sociale".