21 novembre 2008 ore: 12:03
Società

Il grado di insicurezza cresce insieme al ‘’consumo’’ televisivo

Indagine Demos-Unipolis. Il legame tra percezione dell’insicurezza legata alla criminalità e la ‘’gestione’’ delle notizie da parte dei media. Dati incrociati con quelli dell’Osservatorio di Pavia. Ma con le elezioni lontane il clima cambia
Immigrazione08: carretta del mare, barcone scortato

Immigrazione08: carretta del mare, barcone scortato

ROMA - Nell’autunno del 2008 gli italiani si sentivano più “sicuri” rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Le paure “economiche” e quelle “globali” restano alte, ma risultavano ancora stazionarie. Quelle “personali”, dettate dalle minacce all’incolumità personale e della famiglia, alle proprietà e al domicilio, invece mostravano addirittura un calo. Nello stesso tempo si riduce sensibilmente la percezione che la criminalità stia aumentando: a livello nazionale e, ancor più, locale. Il rapporto tra percezione della insicurezza legata alla criminalità e i media è dimostrato dalla quantità e qualità delle notizie che vengono veicolate in particolare dalla televisione. E’ uno dei principali risultati del secondo Rapporto Demos-Unipolis sulla percezione della sicurezza tra gli italiani che è stato presentato oggi a Roma al Cnel e che sarà presentato e discusso la prossima settimana durante il Seminario di Redattore Sociale a Capodarco.

 

Nel Rapporto Demos sono state analizzate le risposte di chi vede la televisione e sono state incrociate ai risultati di un’altra ricerca specifica sulla comunicazione della sicurezza realizzata dall’Osservatorio di Pavia. Nonostante la persistenza delle notizie legate alla criminalità, in particolare, nei notiziari televisivi, anzitutto nei Tg di punta (Tg5 e Tg1) e sulle reti private, il calo dell’insicurezza “personale” si rifletterebbe nel calo, assai consistente, dell’attenzione dedicata dall’informazione televisiva a questi argomenti. Anche se si discute molto tra gli esperti quale sia il rapporto vero di causalità fra emozione e televisione, la relazione fra la percezione dell’insicurezza e l’esposizione mediatica appare evidente dall’analisi dei dati dell’indagine. Sembra cioè ormai certo che il grado di insicurezza espresso dai cittadini cresce insieme alle ore di “consumo” televisivo (ad eccezione delle “paure globali”). In questo clima di disgelo emotivo, anche l’atteggiamento verso gli immigrati diventa meno ostile: sul pregiudizio negativo tende spesso a prevalere quello positivo: che costituiscano una risorsa. (vedi lancio successivo)

 

Nella ricerca Demos si sostiene che il cambiamento del clima d’opinione dipende, in misura significativa, dal cambiamento del clima politico e mediatico. Fra i due ambiti il rapporto è stretto, quasi simbiotico. La campagna elettorale lunga, in qualche modo permanente, che ha caratterizzato l’Italia nei mesi precedenti il voto di aprile, ha certamente avuto forti riflessi sulla comunicazione mediatica. I temi relativi alla sicurezza e alla criminalità, in particolare, hanno ottenuto grande visibilità, perché prioritari nell’agenda degli attori politici in vista del voto. Così, l’insicurezza è divenuta un tema di prima serata, un titolo da posizionare in testa ai notiziari. In controtendenza con l’andamento dei reati. Ora invece le elezioni sono lontane, i rapporti di forza in Parlamento stabili e ben definiti. Per cui non si assiste a battaglie mediatiche e politiche sui temi della criminalità e dell’immigrazione. Lo spazio dedicato dai media a questi temi appare in drastica riduzione, come quello riservato agli immigrati. Anche se il calo dei reati, che pur prosegue, avviene senza strappi. Mentre la crescita dell’immigrazione e gli sbarchi dei clandestini continuano, a ritmo superiore rispetto agli anni precedenti. Fanno “meno” notizia. E, parallelamente, spaventano di meno. E’ possibile che questa tendenza si consolidi, nel prossimo futuro, perché non sono in vista campagne elettorali critiche quanto quelle che hanno caratterizzato gli ultimi anni. E’ probabile, invece, che si accentuino ulteriormente le preoccupazioni legate all’economia, al reddito, al lavoro. (pan)

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