Il lavoro povero è prerogativa femminile: il 68% delle precarie non supera i 15 mila euro annui
ROMA - “In Italia esiste una condizione di disparità tra uomini e donne nella sfera lavorativa ed economica”. Chiara Volpato, responsabile del Coordinamento Donne Acli, presenta in anteprima alcuni dati dell’indagine realizzata dall’Istituto di Ricerca Iref-Acli sulla disparità di genere e salariale, durante la seconda giornata del 54° Incontro nazionale di Studi delle Acli che si sta svolgendo presso la Cittadella Pro Civitate ad Assisi.
“Secondo i dati Eurostat, il divario retributivo di genere medio in Italia è del 5,5%, contro una media europea del 16,3%, ma c’è qualcosa che non torna tra il dato ufficiale e la realtà del mondo del lavoro, così come sperimentata da tante donne”, continua Volpato.
Agli interrogativi suscitati da queste riflessioni il Coordinamento Nazionale Donne Acli in collaborazione con l’Area Lavoro delle Acli Nazionali ha tentato di rispondere attraverso un articolato percorso di ricerca. La ricerca ha beneficiato della possibilità di accedere alle banche dati del Caf Acli e del Patronato Acli, che ogni anno incontrano centinaia di migliaia di persone, garantendo loro servizi fondamentali.
Nel 2021 le richieste per il Reddito di cittadinanza sono state per il 57,5% femminili. Durante la pandemia, le donne hanno patito gli effetti più duri della crisi. È quanto emerge sempre dalla ricerca realizzata dall’Istituto di Ricerca Iref-Acli sulla disparità di genere e salariale.
La ricerca ha beneficiato della possibilità di accedere alle banche dati del Caf Acli e del Patronato Acli, che ogni anno incontrano centinaia di migliaia di persone, garantendo loro servizi fondamentali. Nel 2021, presso il Patronato Acli le pratiche aperte per il reddito di cittadinanza sono state per il 57,5% femminili, 54% quelle per il reddito di emergenza. Un ulteriore indicatore di fragilità delle donne nel mercato del lavoro è rappresentato dalle pratiche per la Naspi, che sono state per il 61,3% femminili nel 2021.
Il 14,5% delle donne tra i 30 e i 39 anni si trova in povertà assoluta. Le donne giovani sono quelle più a rischio povertà. Lo certifica la ricerca realizzata dall’Istituto di Ricerca Iref-Acli.
“Più della metà delle donne under 35 raggiunge al massimo i 15.000 euro di reddito complessivo annuo, contro il 32,5% dei coetanei maschi - spiega Federica Volpi, ricercatrice Acli -. Considerando la fascia d’età tra i 30 e 39 anni: ben il 14,5% delle lavoratrici si trova in povertà assoluta rispetto al 6,8% degli uomini; percentuale che sale al 22% se consideriamo anche chi si trova in povertà relativa e al 38,5% per i redditi complessivi fino a 15.000 euro”.
L’indagine, realizzata nella primavera-estate del 2022, è stata condotta mediante questionario e ha coinvolto 1.060 persone. Le prime analisi mostrano che il differenziale retributivo di genere grezzo, cioè quello calcolato solo rispetto al genere, è ben presente nel campione: esso supera i 30 punti percentuali a svantaggio delle donne. I risultati definitivi dell’analisi saranno presentati dalle Acli il 19 ottobre.