Nella prima domenica di Avvento il tema era l’attenzione, l’essere desti sulle vicende del mondo. Il tema di questa domenica è la speranza. Ne parla abbondantemente il brano del profeta Isaia; il Vangelo di Matteo ci offre la figura di Giovanni Batti...
Stefano Dal Pozzolo/Contrasto
Foto Stefano Dal Pozzolo
Nella prima domenica di Avvento il tema era l’attenzione, l’essere desti sulle vicende del mondo. Il tema di questa domenica è la speranza. Ne parla abbondantemente il brano del profeta Isaia; il Vangelo di Matteo ci offre la figura di Giovanni Battista.
Parlare di speranza sembra facile: è una specie di sogno che speriamo si avveri ogni qual volta pensiamo al futuro.
In realtà la speranza è una virtù che poggia le sue radici nel presente e attiva le energie perché cambi la situazione di difficoltà che si sta vivendo. Presuppone un cambiamento; la capacità di attivarsi perché le cose portino bene.
Esiste anche una speranza fondata sul nulla; l’affidarsi alla provvidenza – per qualcuno il fato – perché non si avveri il male o perché sopraggiunga il bene. Ma la speranza così intesa è un semplice desiderio che difficilmente potrà avverarsi.
La speranza cristiana è una virtù, dono di Dio. Consiste nell’affidarsi a Dio completamente, coscienti che ogni vita umana è nelle sue mani. Nell’affidamento la certezza è che Dio misericordioso non lascerà nessuno solo e soprattutto non lo abbandonerà.
La speranza finale porta alla certezze che la vita, anche dopo la morte, ritornerà a Dio. Egli l’accoglierà perché ne è stato creatore. Non permetterà che una parte di sé vada perduta. La glorificherà con sé per renderla finalmente felice e pacifica.
Il tutto è frutto di fede perché nessuna certezza sperimentabile può essere alla radice della speranza.
1. Giudicherà con giustizia i miseri
Il brano tratto da Isaia pensa al futuro di Israele, ma attenzione: Dio giudice tutelerà chi è debole.
“Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli umili della terra.”
Tutta la tradizione profetica e sapienziale insiste sull’attenzione nei confronti dei deboli. Evidentemente anche in quell’epoca la tendenza era verso la tutela dei forti. Una storia che accompagna da sempre l’umanità.
Il salmo conferma l’indicazione del profeta:
“O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.”
Richiami che sembrano caduti nel vuoto in un tempo nel quale ciascuno – secondo la propria forza – tende a tutelare se stesso e i propri interessi. Un mondo impaurito, chiuso in se stesso, incurante di chi è accanto e soffre. Il richiamo del Natale non può appellare solo ad un vago sentimentalismo, quasi una tenerezza lontana dalla realtà nella quale si vive. Il Natale è invece la manifestazione della presenza di Dio nel mondo.
2. Raddrizzate i suoi sentieri
La figura di Giovanni è emblematica. E’ vicina ma anche lontana da Gesù. Giovanni, con voce profetica, annuncia la giustizia. Per questo – nello stile di coerenza – vive ai margini della città, nel deserto e battezza, come segno simbolico, sulle rive del Giordano. Invoca la giustizia divina che punirà coloro (i potenti) che hanno oppresso il popolo. Parlerà del ritorno di Dio che “Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.
Gli strumenti per opporsi alla perdizione sono digiuno, pentimento, penitenza e conversione. I discepoli di Gesù e di Giovanni si incrociano. Giovanni stesso ha dubbi sulla missione di Gesù quando gli manda a dire se è lui il vero messia oppure occorre aspettarne un altro.
La differenza tra Gesù e Giovanni è nella concezione stessa di Dio. Ambedue sono contro l’ingiustizia e il potere, ma Gesù a differenza del Battista, invoca la misericordia di Dio, più che la vendetta.
La differenza è talmente grande che da Cristo sorgerà nel mondo una religiosità che abbraccerà la terra perché offre l’immagine di Dio padre e non della divinità lontana e giudicatrice.
Lo stile dei due è però unanime: severità, coerenza, serietà. Vivono ambedue con stile essenziale perché ogni profeta – anche Gesù lo sarà – ha talmente a cuore la verità che non può permettersi di essere distratto e dedito alle cose del mondo.
Vive in solitudine, in ascolto di Dio, perché dovrà riferire ciò che a lui sarà suggerito.
Il Battista morirà per la sua coerenza, abbattuto dalla caducità della vita di una donna che non aveva seguito la legge.
Figura forte quella del precursore di Gesù: hanno sempre stentato figure simili nella storia della Chiesa, probabilmente perché occorre avere una forza interiore speciale e unica. E’ sufficiente seguire le sua parole, utili a pensare la verità e ad agire con giustizia.
4 Dicembre 2016 – Anno A
II Domenica di Avvento
(1ª lettura: Is 1, 1-10 - 2ª lettura: Rm 15, 4-9 – Vangelo: Mt 3, 1-12)